Capitolo
ventiseiesimo
La
messa in movimento della Ruota del Dharma
Il Buddha si chiede a
chi per primo insegnerà il Dharma e pensa subito a Rudraka, poi a Arāḍa Kālāma,
che aveva conosciuto in passato; ma avendo appreso che sono morti da alcuni
giorni li compatisce poiché hanno cessato di vivere senza aver conosciuto il
Dharma. – Ricorda allora i suoi primi cinque discepoli che lo avevano
abbandonato e dopo essersi assicurato, mediante l’occhio del Buddha, che si
trovano a Benares si incammina per ritrovarli. Giunto sulle rive del Gange e
non potendo pagare il pedaggio, passa sull’altra sponda attraverso l’aria. –
Arrivato a Benares, il Buddha si dirige verso il Parco delle gazzelle, dove
vivono i suoi vecchi discepoli. – Essi lo scorgono da lontano e si accordano
per accoglierlo con freddezza; invece, man mano che si avvicina sono
sopraffatti dalla sua regalità e lo ricolmano di ossequi. – Il Buddha emana un
raggio di luce che illumina i tremila mondi. – Tremore della terra. – Il Buddha
espone ai suoi discepoli le Quattro Nobili Verità. – L’origine della
sofferenza. – Il mezzo per porvi fine. – La Via del Dharma; il suo potere.
A quel punto, o
Monaci, il Tathāgata aveva realizzato ciò che doveva realizzare, null’altro
doveva conseguire, aveva reciso ogni legame, aveva eliminato ogni emozione
negativa, aveva cancellato ogni contaminazione ed ogni offuscamento mentale,
aveva sconfitto il demone che gli si opponeva, si era unito alla via del Dharma
di un Risvegliato, aveva conseguito l’onniscienza, percepiva ogni cosa, era in
possesso dei dieci poteri e delle quattro intrepidità [1], aveva conseguito le diciotto qualità
uniche di un Buddha; in possesso delle cinque visioni, esaminò il mondo intero
con l’occhio del Risvegliato, che nulla può velare, e rifletté: A chi, per
primo, potrei esporre il Dharma? Chi è quell’essere puro, generoso, facile da
addestrare, facile da istruire, facile da purificare, che ha pochi
attaccamenti, poche avversioni, pochi offuscamenti mentali, che non nasconde
agli altri le proprie conoscenze [2] e che prova
sofferenza per non aver mai ascoltato il Dharma? È a costui che, per primo,
potrei esporre il Dharma. E da costui, che avrà appreso da me il Dharma, non sarò
ostacolato.
Quindi, o Monaci,
nacque nel Tathāgata questo pensiero: In verità Rudraka, figlio di Rāma, è
puro, generoso, facile da addestrare, facile da istruire, facile da purificare;
ha pochi attaccamenti, poche avversioni, pochi offuscamenti mentali; non
nasconde agli altri le proprie conoscenze e prova sofferenza per non aver mai
ascoltato il Dharma. Egli insegna ai discepoli la dottrina che, attraverso le
pratiche ascetiche, conduce allo stato in cui non vi è pensiero né assenza di
pensiero. Dove si trova ora? E in quell’istante seppe che era morto da sette
giorni.
Gli dei stessi,
prosternatisi ai piedi del Tathāgata, gli dissero: È proprio così, o Bhagavat.
È proprio così, o Sugata. Rudraka, figlio di Rāma, è morto sette giorni or
sono.
Allora, o Monaci,
pensai [3]: Per Rudraka,
figlio di Rāma, è una grande perdita essere morto senza aver ascoltato un
Dharma così sublime. Se avesse udito questo Dharma lo avrebbe compreso; se per
primo lo avessi esposto a lui non mi avrebbe respinto.
E ancora, o
Monaci, sorse nel Tathāgata questo pensiero: Chi altro è un essere puro,
generoso, facile da addestrare, facile da istruire, facile da purificare, che
ha pochi attaccamenti, poche avversioni, pochi offuscamenti mentali, che non
nasconde agli altri le proprie conoscenze e che prova sofferenza per non aver
mai ascoltato il Dharma? È a costui che, per primo, potrei esporre il Dharma. E
da costui, che avrà appreso da me il Dharma, non sarò ostacolato
nell’insegnamento del Dharma.
Poi, o Monaci, il
Tathāgata pensò ancora: In verità Arāḍa Kālāma è un essere puro, generoso,
facile da addestrare, facile da istruire, facile da purificare, che ha pochi
attaccamenti, poche avversioni, pochi offuscamenti mentali, che non nasconde
agli altri le proprie conoscenze e che prova sofferenza per non aver mai
ascoltato il Dharma. È a costui che, per primo, potrei esporre il Dharma. E da
costui, che avrà appreso da me il Dharma, non sarò ostacolato nell’insegnamento
del Dharma.
E il Tathāgata
così rifletté: Dove si trova ora? E così meditando seppe che era morto da tre
giorni. Gli stessi dei Śuddhāvāsakāyika confermarono rispettosamente questa
notizia al Tathāgata: È proprio così, o Bhagavat. È proprio così, o Sugata. Arāḍa
Kālāma è morto tre giorni or sono.
Allora il Tathāgata,
pensò: Per Arāḍa Kālāma è una grande perdita essere morto senza aver ascoltato
un Dharma così sublime.
E nuovamente
questo pensiero sorse nella mente del Tathāgata: Chi altro è un essere puro,
generoso, facile da addestrare, facile da istruire, facile da purificare, che
ha pochi attaccamenti, poche avversioni, pochi offuscamenti mentali, che non nasconde
agli altri le proprie conoscenze e che prova sofferenza per non aver mai
ascoltato il Dharma? A chi, per primo, potrei esporre il Dharma? E da chi non
sarò ostacolato nell’insegnamento del mio Dharma?
Poi il Tathāgata
rifletté: I miei cinque compagni sono asceti [4], puri, generosi,
facili da addestrare, facili da istruire, facili da purificare, hanno pochi
attaccamenti, poche avversioni, pochi offuscamenti mentali, non nascondono agli
altri le proprie conoscenze e provano sofferenza per non aver mai ascoltato il
Dharma; quando seguivo pratiche ascetiche estreme si sono presi cura di me;
essi accetteranno il Dharma che esporrò loro e non mi ostacoleranno.
Quindi il
Tathāgata prese questa decisione. È certamente ai cinque asceti che per la
prima volta io esporrò il Dharma!
E poi ancora
pensò: Dove si trovano ora i cinque asceti? Osservando il mondo intero con
l’occhio del Buddha li trovò, e vide che vivevano nella città di Varanasi, nel
parco delle gazzelle di Ṛṣipatana.
Avendoli trovati,
il Tathāgata pensò: Sicuramente è ai cinque asceti che io per la prima volta
esporrò il Dharma. Perché questo? Perché essi sono praticanti e possiedono
esperienza, sono impegnati nella via della liberazione e sono liberi da ogni
legame.
Quindi, o Monaci,
il Tathāgata dopo aver così meditato si alzò dal Bodhimaṇḍa e dopo aver
attraversato l’intero trichiliocosmo si incamminò verso il territorio di
Magadha e giunse infine a Kāśi.
Allora, sul monte
Gāyā, nelle vicinanze del luogo del Risveglio, un Ājīvika [5] vide da lontano il Tathāgata che stava
sopraggiungendo. Non appena lo ebbe scorto si avvicinò al luogo in cui si
trovava, si accostò e gli si fermò accanto. Poi, o Monaci, l’Ājīvika si
intrattenne con lui su diversi interessanti argomenti, quindi gli disse:
Venerabile
Gautama, i tuoi sensi sono perfettamente calmi; il colore della tua pelle è
assolutamente puro e luminoso; essa risplende di un colorito giallo. Così come
per esempio l’albero kōla dal colore giallo durante l’autunno risplende di un
giallo brillante, nello stesso modo i sensi del Beato Gautama sono
perfettamente puri, il contorno del viso è perfettamente puro e di un gradevole
colorito chiaro. Come quando il frutto maturo dell’albero Tāla è staccato dal
suo gambo e il punto del taglio assume un colore giallo brillante, un giallo
perfettamente puro, nello stesso modo, o Gautama, i tuoi sensi sono
perfettamente puri, il contorno del tuo viso è perfettamente puro, di un
gradevole colorito giallo. Come una collana fabbricata con l’oro del fiume Jambu,
dopo essere stata introdotta nella fornace dall’abile figlio dell’orafo, dopo
essere stata ben lavorata e infine posata su un telo di lana bianca è
brillante, perfettamente pura, perfettamente luminosa e splendente di un colore
giallo, nello stesso modo, o Gautama, i tuoi sensi sono perfettamente calmi, il
colorito della tua pelle è assolutamente puro e il contorno del tuo viso è di
un gradevole colorito giallo. Venerabile Gautama, con chi hai vissuto come
Brahmacārin? [6]
Dopo che egli ebbe
così parlato, il Tathāgata rispose all’Ājīvika con questo gāthā:
1. In verità non ho avuto alcun maestro. Nessuno è
pari a me. Io solo sono il Buddha perfetto, che ha conseguito il Risveglio, che
è libero dai difetti.
Quegli esclamò:
Gautama, mi stai forse dicendo di essere un Arhat? [7]
Il Tathāgata
rispose:
2. Lo sono, sono l’Arhat del mondo, io sono in verità
il Maestro supremo. Tra i Deva, gli Asura e i Gandharva non vi è alcuno pari a
me.
Quegli esclamò:
Gautama, mi stai forse dicendo di essere un Vittorioso? [8]
Il Tathāgata
rispose:
3. Coloro che hanno distrutto i difetti devono essere
veramente riconosciuti come Vittoriosi, pari a me. Ho sconfitto i dharma
negativi, per questo sono in verità il Vittorioso sui difetti.
Quegli esclamò:
Venerabile Gautama, dove andrai ora?
Il Tathāgata
rispose:
4. Andrò a Varanasi, e dopo essere giunto nella città
di Kāśi produrrò una luce incomparabile per il mondo divenuto cieco.
5. Andrò a Varanasi, e dopo essere giunto nella città
di Kāśi batterò il grande tamburo dell’amṛta per il mondo che è privo
dell’udito.
6. Andrò a Varanasi, e dopo essere giunto nella città
di Kāśi farò girare la Ruota del Dharma, che non è mai stata fatta girare in
questo mondo.
L’Ājīvika rispose:
Anche io partirò, Gautama. E così dicendo si diresse verso sud, mentre il
Tathāgata si incamminò verso nord.
Successivamente, o
Monaci, a Gāyā il Tathāgata fu invitato da Sudarśana, re dei Nāga, a fermarsi e
a rifocillarsi.
In seguito il
Tathāgata si recò a Rohitavastu, poi a Uruvilvākalpa e di lì ad Anāla e quindi
nella città di Sārathi, ed in ognuno di questi luoghi, o Monaci, il Tathāgata
fu invitato a fermarsi e a rifocillarsi; infine giunse sulle rive del fiume Gaṅgā.
In quel periodo, o
Monaci, il grande fiume Gaṅgā era in piena e scorreva alto tra una sponda e
l’altra.
Allora, o Monaci,
il Tathāgata si avvicinò ad un traghettatore per passare sull’altra sponda.
Questi gli disse: Gautama, paga il prezzo del passaggio. Amico, non ho il
denaro – gli rispose il Tathāgata, e dicendo queste parole passò da una riva
all’altra attraverso l’aria. Vedendo ciò, il battelliere si rammaricò e si
disse: Che tristezza! Non ho traghettato un uomo degno di essere venerato da
tutti! E così parlando cadde a terra svenuto. Più tardi il traghettatore andò a
raccontare questi fatti al re Bimbisāra: O Signore, lo Śramaṇa Gautama, al
quale ho richiesto il pagamento del pedaggio, mi ha risposto: Non ho di che
pagare il passaggio. E dicendo questo è passato da una sponda all’altra
attraverso l’aria. Questo fu il suo racconto.
Udite queste
parole, il re Bimbisāra abolì da quel giorno il pagamento del pedaggio per
tutti i monaci itineranti.
Così, o Monaci, il Tathāgata attraversando successivamente diversi luoghi giunse nella grande città di Varanasi. Una volta arrivato, indossò la veste monastica, prese una ciotola per le offerte ed il mantello ed entrò nella grande citta di Varanasi per chiedere l’elemosina. Dopo averla attraversata raccogliendo le offerte e aver mangiato ciò che aveva nella ciotola, si diresse verso il parco delle gazzelle di Ṛṣipatana, luogo nel quale si trovavano i cinque asceti. Essi scorsero da lontano il Tathāgata che sopraggiungeva e vedendolo si accordarono: Ecco lo Śramaṇa Venerabile Gautama che si avvicina; quel pigro, quel goloso, rovinato dall’aver rinunciato [9]. Se in passato nemmeno attraverso forme di ascesi difficili da praticare è riuscito in alcun modo a manifestare la saggezza profonda che si ottiene grazie a nobili insegnamenti superiori alle conoscenze umane, a maggior ragione [lo potrà] adesso, quando si nutre di cibi abbondanti e preparati con cura. Costui è veramente un pigro e un ghiottone! Non dobbiamo assolutamente andargli incontro né alzarci davanti a lui. Non dobbiamo tenergli il manto monastico né la ciotola; non dobbiamo offrirgli né un posto dove sedere né bevande né cibo né un appoggio per posare i piedi. Dobbiamo dirgli: tranne questo posto, non ce ne sono altri. Venerabile, ecco il solo posto che rimane: se lo desideri, siedi qui. Questo fu ciò che avrebbero voluto dire [10].
Ājñāna Kauṇḍinya nella sua mente non era d’accordo, tuttavia non espresse a parole la sua disapprovazione.
O Monaci, a mano a mano che il Tathāgata avanzava verso il punto in cui si trovavano i cinque asceti [11] essi si sentivano sempre più a disagio ai loro posti e provavano il desiderio di alzarsi. Proprio come un essere alato che fosse rinchiuso in una gabbia e si sentisse bruciare da una fiamma accesa sotto la gabbia vorrebbe volare via in fretta, a causa del fuoco che lo tormenta, nello stesso modo a mano a mano che il Tathāgata si avvicinava ai cinque asceti essi si sentivano sempre più a disagio e provavano il desiderio di alzarsi. (Perché questo?) Perché tra tutti gli esseri non ve ne è alcuno che contemplando il Tathāgata potrebbe rimanere seduto. Quindi a mano a mano che il Tathāgata si avvicinava ai cinque asceti essi, sempre più incapaci di sopportare lo splendore e la regalità del Tathāgata, si agitavano sui loro seggi fino a che ognuno di loro, venendo meno agli accordi, si alzò di fronte a lui. Uno gli si avvicinò e tenne la sua ciotola e i suo manto. Un altro gli offrì un posto a sedere. Un altro gli preparò un appoggio per le gambe. Un altro gli offrì dell’acqua per lavare i piedi: Tu sei il benvenuto, Venerabile Gautama! Sei il benvenuto! Siedi, Venerabile Gautama, su questo posto preparato (per te)!
Il Tathāgata, o Monaci, sedette dunque sul seggio approntato per lui; poi i cinque asceti dopo aver parlato con lui a proposito di diversi argomenti gradevoli ed interessanti si misero in disparte. E di lì si rivolsero al Tathāgata con queste parole: Venerabile Gautama, i tuoi sensi sono perfettamente calmi; il colore della tua pelle è assolutamente puro e luminoso; essa risplende di un colorito giallo. Così come per esempio l’albero kōla dal colore giallo durante l’autunno risplende di un giallo brillante, nello stesso modo i sensi del Beato Gautama sono perfettamente puri, il contorno del viso è perfettamente puro e di un gradevole colorito chiaro. Come quando il frutto maturo dell’albero Tāla è staccato dal suo gambo e il punto del taglio assume un colore giallo brillante, un giallo perfettamente puro, nello stesso modo, o Gautama, i tuoi sensi sono perfettamente puri, il contorno del tuo viso è perfettamente puro, di un gradevole colorito giallo. Come una collana fabbricata con l’oro del fiume Jambu, dopo essere stata introdotta nella fornace dall’abile figlio dell’orafo, dopo essere stata ben lavorata e infine posata su un telo di lana bianca è brillante, perfettamente pura, perfettamente luminosa e splendente di un colore giallo, nello stesso modo, o Gautama, i tuoi sensi sono perfettamente calmi, il colorito della tua pelle è assolutamente puro e il contorno del tuo viso è di un gradevole colorito giallo. Venerabile Gautama, con chi hai vissuto come Brahmacārin?
Venerabile Gautama, hai conseguito la perfetta visione della nobile saggezza che va al di là dell’umana conoscenza?
Così interrogato, il Tathāgata rispose ai cinque asceti: Monaci, non rivolgetevi al Tathāgata con il titolo di Venerabile. Da molto tempo egli non vi è stato di aiuto, non vi ha arrecato alcun beneficio né alcuna felicità [12].
O Monaci, io ho realizzato lo stato di non-morte, e la via che conduce ad esso. Io sono un Buddha, o Monaci, onnisciente, onniveggente, ho conseguito la pace e sono libero da ogni difetto. Poiché sono il Signore di tutti i fenomeni, o Monaci, io esporrò il Dharma. Venite, udite, comprendete, prestate ascolto, io parlerò e darò insegnamenti, cosicché, dopo avervi perfettamente istruiti e guidati, conseguirete la liberazione della mente da ogni difetto, comprenderete e praticherete il Dharma, le nascite saranno esaurite, lo stato di Brahmacārin sarà compiuto, ciò che deve essere fatto sarà fatto e non conosceremo altra nascita dopo questa [13]. Ecco ciò che accadrà.
O Monaci, questo è ciò che voi avete pensato: Ecco il Venerabile Gautama che si avvicina; quel pigro, quel goloso, rovinato dall’aver rinunciato. Se in passato nemmeno attraverso forme di ascesi difficili da praticare è riuscito in alcun modo a manifestare la saggezza profonda che si ottiene grazie a nobili insegnamenti superiori alle conoscenze umane, a maggior ragione [lo potrà] adesso, quando si nutre di cibi abbondanti e preparati con cura. Costui è veramente un pigro e un ghiottone! Non dobbiamo assolutamente andargli incontro né alzarci davanti a lui. Non dobbiamo tenergli il manto monastico né la ciotola; non dobbiamo offrirgli né un posto dove sedere né bevande né cibo né un appoggio per posare i piedi. Dobbiamo dirgli: tranne questo posto, non ce ne sono altri. Venerabile, ecco il solo posto che rimane: se lo desideri, siedi qui!
Dopo che egli ebbe pronunciato queste parole, o Monaci, tutti gli emblemi e i simboli degli avversari del Dharma posseduti dai cinque asceti scomparvero all’istante; si manifestarono i tre abiti monastici e le ciotole per l’elemosina, e le loro teste apparvero rasate; il loro comportamento divenne nobile come se fossero stati monaci da cento anni: ciò costituì per loro la compiuta e perfetta ordinazione monastica.
Allora, o Monaci, in quel momento i cinque Monaci si prosternarono ai piedi del Tathāgata, confessarono il loro errore e dimostrarono grande amore, considerazione e rispetto nei confronti del Tathāgata, che essi riconobbero come Maestro.
Poi, colmi di devozione, fecero prendere un bagno al Tathāgata in un grazioso stagno circondandolo di premure.
Quando uscì dall’acqua il Tathāgata pensò: In tutti i luoghi in cui i Tathāgata Arhat Buddha perfetti e compiuti del passato si sono fermati, lì hanno messo in movimento la Ruota del Dharma. E in ogni angolo della terra nel quale la Ruota del Dharma è stata fatta girare dai Tathāgata Arhat Buddha perfetti e compiuti, in quel luogo, o Monaci, sono apparsi mille troni composti di sette tipi di gioielli. Allora il Tathāgata, in segno di rispetto nei confronti dei Buddha del passato, dopo aver girato intorno a tre troni in senso orario sedette a gambe incrociate, come un leone, su un quarto trono. Quindi i cinque Monaci dopo essersi inchinati ai piedi del Tathāgata sedettero di fronte a lui.
In quel momento, o Monaci, il Tathāgata fece scaturire dal proprio corpo un tale raggio di luce che grazie ad esso l’intero trichiliocosmo fu avvolto da un grande splendore.
Anche le regioni del mondo corrotte e immerse nei difetti, oscurate dalle tenebre dell’ignoranza; nelle quali nemmeno il sole e la luna, entrambi così potenti e così carichi di energia, entrambi così famosi per la loro forza, riescono a far giungere la loro luce, nelle quali non possono far risplendere i colori né emanare il loro splendore; nelle quali gli esseri che sono nati lì possono vedere le estremità delle loro braccia distese – anche in quelle regioni si manifestò grazie al raggio di luce una potente ed intensa luminosità. E gli esseri nati colà, avvolti da tale splendore, si videro l’un l’altro, si riconobbero tra loro. E così parlarono: Ah, altri esseri sono davvero nati qui! Ah, altri esseri vivono davvero qui!
Nello stesso istante tutto l’universo
tremò in sei maniere e si manifestarono diciotto grandi segni. Esso tremò,
tremò fortemente, tremò fortemente per ogni dove; fu scosso, fortemente scosso,
fortemente scosso per ogni dove; vibrò, vibrò fortemente, vibrò fortemente per
ogni dove; risuonò, risuonò fortemente, risuonò fortemente per ogni dove;
rimbombò, rimbombò fortemente, rimbombò fortemente per ogni dove; all’estremità
si abbassò, al centro si sollevò; al centro si abbassò, all’estremità si sollevò;
a levante si abbassò, a ponente si sollevò; a ponente si abbassò, a levante si
sollevò; a nord si abbassò, a sud si sollevò; a sud si abbassò, a nord si
sollevò.
In quel momento si udirono suoni di gioia,
piacevoli, allegri, che producevano felicità, degni di elogio, mai abbastanza
lodati, di cui era impossibili essere sazi, armoniosi, che fugavano ogni timore.
In quel momento nessun essere patì alcun male, né spavento, né paura. Né allora
fu più visibile lo splendore del sole e della luna, né di Śiva, di Brahmā o dei
Guardiani del Mondo. Tutti gli esseri infernali o nati come animali o nel mondo
di Yama furono in quel momento liberi dalla sofferenza e ricolmi di felicità.
Nessun essere fu tormentato dall’attaccamento, dall’avversione, dalle
oscurazioni, dall’invidia o da vanità, ipocrisia, orgoglio, collera, malvagità,
cattiveria. Tutti gli esseri in quell’istante generarono pensieri di
benevolenza e generosità, e provarono gli uni verso gli altri l’amore di un
padre e di una madre. E dal raggio di luce (emanato dal corpo del Tathāgata)
scaturirono questi gāthā:
7. Egli dopo essere disceso dal cielo di Tuṣita è entrato nel grembo
di una madre, è nato nel parco di Lumbini ed è stato accolto alla nascita dallo
sposo di Śacī
[14].
8. Con la fiera
andatura del leone fece sette passi, senza alcuna distrazione, e fece udire la
sua voce pari a quella di Brahmā: Io sono il migliore nel mondo!
9. Dopo aver
rinunciato ai quattro continenti ed essere divenuto monaco per soccorrere tutti
gli esseri, dopo aver pratica difficili austerità, egli si avvicinò al Mahimaṇḍa.
10. Sconfisse il
demone e tutto il suo esercito e conseguì il Risveglio per il beneficio di
tutti gli esseri; giunse a Varanasi per far girare la Ruota del Dharma.
11. Brahmā e gli
altri Deva insieme a lui lo pregarono: Fai girare la Ruota dell’equanimità (per
il bene di tutti). Il Saggio, mosso da compassione nei confronti del mondo,
acconsentì.
12. Tenendo fede
alla sua promessa, ecco, egli è giunto a Varanasi, nel parco delle gazzelle.
Qui colui che è ricolmo di gloria farà girare la Ruota insuperabile,
meravigliosa.
13. Coloro che
desiderano ascoltare il Dharma compreso dal Vittorioso attraverso la pratica di
centinaia di milioni di eoni dovranno affrettarsi.
14. Difficile da
ottenere è la rinascita in forma umana, rara è la comparsa di un Buddha, difficile
è che si sviluppi la fede, difficile da conseguire è la liberazione dagli otto stati
di inquietudine [15]: quindi la cosa
migliore è ascoltare il Dharma.
15. Da te che
rinunci a tutto ciò che è senza valore [16], oggi tutto
questo è stato ottenuto: la comparsa di un Buddha, la fede, la libertà dagli
otto stati e il Dharma eccellente.
16. La tua
condizione è stata quella di colui che per centinaia di migliaia di kalpa non
ha ascoltato il Dharma. Oggi questo è stato ottenuto da te che hai rinunciato a
ciò che è senza valore.
17. E questa voce
esorta le schiere divine, dagli Dei della terra fino a Brahmā: Venite tutti,
presto, la Guida (del mondo) farà girare la Ruota dell’immortalità!
18. Spinti dalla
grande voce divina, in quel momento tutti lasciarono le loro divine ricchezze e
giunsero accanto al Buddha.
Così, o Monaci, in attesa della messa in movimento della Ruota del
Dharma, a Varanasi, nel parco delle gazzelle di Ṛṣipatana, gli Dei della terra
formarono magicamente intorno al Tathāgata un grande cerchio, meraviglioso,
piacevole a vedersi, immenso, vasto, che si estendeva per settecento yojana. La
distesa dei cieli fu ornata dagli dei con parasole, stendardi, vessilli e
baldacchini. I figli degli dei del reame del desiderio e del reame della forma
offrirono al Tathāgata ottantaquattromila troni dicendo: Voglia il Beato sedere
qui e, avendo compassione per noi, voglia girare la Ruota del Dharma!
In quel momento, o Monaci, da oriente, da sud, da ponente, da nord,
dall’alto, dal basso, da ogni punto delle dieci direzioni dello spazio, molte
dozzine di milioni di Bodhisattva che in passato avevano espresso la loro
aspirazione caddero ai piedi del Tathāgata e lo pregarono di far girare la
Ruota del Dharma.
E tutti gli dei del trichiliocosmo, per quanto numerosi essi fossero, i
Guardiani del Mondo, Śakra o Brahmā o altri figli degli dei, in possesso di
grande potere e rinomati per il loro potere, tutti caddero ai piedi del
Tathāgata e inchinandosi a lui lo pregarono di far girare la Ruota del Dharma:
Voglia il Beato girare la Ruota del Dharma! Voglia il Sugata girare la Ruota
del Dharma per soccorrere le moltitudini degli esseri senzienti. Per la
felicità degli dei e degli uomini, fa’, o Beato, l’offerta del Dharma, produci
la grande pioggia del Dharma, dispiega il grande vessillo del Dharma, suona la
grande conca del Dharma, batti il grande tamburo del Dharma!
A questo proposito è detto:
19. Brahmā, il
Signore dei Deva, e i Guardiani del Mondo, essendo giunti in gran numero
dall’intero trichiliocosmo, caddero ai piedi del Vittorioso e dissero: Ricorda
o grande Saggio, la promessa da te fatta in passato: Io, che sono il primo e il
migliore, farò sì che la sofferenza di tutti gli esseri sia distrutta!
20. O Saggio,
quando sedevi accanto al re degli alberi hai sconfitto il demone e il suo
esercito, hai conseguito il supremo e tranquillo Risveglio di un Buddha. Hai
abbattuto gli alberi delle oscurazioni mentali. Hai pienamente realizzato i
voti su cui hai meditato per cento eoni. Rivolgi il tuo sguardo agli esseri
privi di una guida e gira la Ruota eccellente del Dharma!
21. Grazie allo
splendore del Sugata centinaia di migliaia di reami sono stati illuminati;
molte centinaia di figli del Buddha sono giunti qui spinti dalla forza di un
potere sovrannaturale. Dopo aver presentato al Sugata una immensa quantità di
offerte, essi hanno lodato il Tathāgata per le sue autentiche qualità e hanno
rivolto preghiere a colui che è compassionevole.
22. Gioiello di
compassione, lampo di saggezza, tu che possiedi la vista sovrannaturale, tu che
sei simile al vento, nel corso di migliaia di kalpa gli esseri senzienti sono
stati accolti e invitati al tuo desco. Versa la pioggia dalla nube
dell’Ottuplice Sentiero, spegni la sete del mondo. Tu che grazie alla
concentrazione hai conseguito la liberazione dal potere dei sensi, incrementa
la ricchezza degli esseri [17].
23. Per molte
migliaia di eoni hai profondamente studiato e meditato lo stato di vacuità ed
avendo ottenuto la medicina del Dharma tu conosci le vite degli esseri. Gli
esseri senzienti sono afflitti da centinaia di malattie e dai molteplici
tormenti delle oscurazioni. Tu, o Liberatore, che possiedi il rimedio dei
Vittoriosi, gira la Ruota eccellente del Dharma!
24. Tu, che da
tempo sei transitato sull’altra sponda, hai incrementato le sei Perfezioni. La
ricchezza del Dharma è stata ammassata in modo impareggiabile, immutabile,
perfetto. Osservando tutti gli esseri privi di protezione, miseri, senza guida,
condividi, o Guida, i sette tipi di ricchezza [18] e gira la Ruota
del Dharma!
25. Tu hai
rinunciato con gioia, per cercare il Risveglio dei Vittoriosi, ai beni, alle
ricchezze, alle belle vesti, ai fiori, agli unguenti, ai profumi, agli incensi
migliori e alle dimore più sontuose; alle consorti, al regno, anche al tuo caro
figlio. Dunque, fai girare la Ruota eccellente del Dharma che è propria di
colui che è un Buddha.
26. Per cento eoni
hai mantenuto intatta e pura la tua disciplina. Costantemente paziente e
perseverante, privo di incertezze, o Muni, tu che possiedi perfetta concentrazione,
suprema intuizione e saggezza, hai compiutamente realizzato la tua aspirazione:
libera dalla febbre, metti in moto la Ruota eccellente!
A quel punto, o Monaci, dopo che quel pensiero fu generato, un
Bodhisattva Mahāsattva di nome Cakravartin offrì una Ruota del Dharma adorna di
gioielli di ogni tipo, abbellita in ogni maniera da preziosi ornamenti,
luminosa, con mille raggi, un mozzo, un cerchio; con una corona di fiori, una
rete d’oro, una rete intessuta di campanelle; recava il motivo di un elefante,
di un vaso ricolmo, di un Nandyāvarta,
di uno Svastika [19]; era adorna con colori diversi, con tessuti
divini da ogni lato, ricoperta di fiori e ghirlande celesti, cosparsa di
profumi e aromi divini. Essa possedeva tutto ciò che vi è di più prezioso,
grazie al potere delle preghiere rivolte ai Tathāgata del passato affinché
girassero la Ruota del Dharma. Era perfettamente purificata dalla
concentrazione del Bodhisattva, una offerta adatta al Tathāgata, che tutti i
precedenti Tathāgata avevano accettato, che tutti i Buddha del passato avevano
benedetto, che i Tathāgata Arhat Buddha perfetti del passato avevano fatto
girare.
Dopo essersi inchinato con le mani unite sulla fronte, (Cakravartin)
lodò il Tathāgata con questi versi:
27. Quando Dipaṃkara
fece questa predizione per il Puro Essere: Tu diverrai sicuramente un Buddha,
tu, un leone tra i leoni degli uomini! – in quel momento io feci questo voto: Quando
il supremo Risveglio sarà stato ottenuto, io pregherò perché il Dharma sia insegnato!
[20]
28. Tutti gli esseri superiori sono giunti qui dalle dieci direzioni
dello spazio, così numerosi che non è possibile contarli. Essi, inchinatisi con
le mani giunte sulla fronte e prosternatisi ai suoi piedi, pregano il figlio
della stirpe degli Śākya affinché faccia girare la Ruota del Dharma.
29. Gli ornamenti che nel Bodhimaṇḍa sono stati preparati dagli dei,
gli addobbi eseguiti da tutti i figli dei Vittoriosi, tutti quanti sono posati
sulla Ruota del Dharma. Il tempo è giunto: che tutto ciò che è stato detto non
sia privo di effetto!
30. Il cielo dell’intero universo è riempito da tutti i Deva e la
terra è interamente coperta dagli Asura, dai Kinnara e dagli uomini. In quel
momento non si ode nemmeno un suono: tutti con mente calma rivolgono lo sguardo
verso il Vittorioso.
Quindi, o Monaci, il Tathāgata trascorse
la prima parte della notte in silenzio. Nella parte centrale della notte fece
un discorso eloquente. Poi, verso il termine della notte, convocò i cinque
asceti e disse loro:
O Monaci, un novizio [21] deve evitare questi due estremi: colui
che accumula le elemosine per soddisfare i propri desideri; colui che è
superficiale, ordinario, mondano, sgradevole per le persone nobili, malizioso –
costui non potrà praticare la Via spirituale [22], non giungerà all’equanimità, al non
attaccamento, allo stato di cessazione (dalle nascite), alla saggezza, al
conseguimento del supremo Risveglio, al Nirvāṇa! D’altra parte, non seguire la
Via di mezzo maltrattando il proprio corpo con ascesi estreme, vivendo
miseramente, non osservando il Dharma, produce nel tempo la maturazione di
ulteriori stati di sofferenza.
Il Tathāgata insegna il Dharma mostrando
la Via di Mezzo, che non cade in nessuno di questi due estremi: essa consiste
in retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta
attenzione, retta concentrazione, retto pensiero, retta comprensione [23].
Ecco, o Monaci, le Quattro Nobili Verità.
Quali sono queste quattro? La sofferenza, l’origine della sofferenza, la cessazione
della sofferenza, la Via che conduce alla cessazione della sofferenza.
Che cos’è la sofferenza? La nascita è
sofferenza, la vecchiaia, la malattia, la separazione da ciò che è piacevole e
l’unione con ciò che è spiacevole, tutto questo è sofferenza. Cercare ciò che
si desidera e non ottenerlo pur ricercandolo con forza, anche questo è
sofferenza. In breve, i cinque aggregati dell’attaccamento sono sofferenza.
Ecco ciò che è detto sofferenza.
Qual è l’origine della sofferenza? È la
brama che conduce a nuove esistenze [24], che è congiunta con il desiderio del piacere, che
trova soddisfazione qua e là. Ecco l’origine della sofferenza.
Che cos’è la cessazione della sofferenza?
È la definitiva cessazione e l’estinzione di quella brama che conduce a nuove
esistenze, che è congiunta con il desiderio del piacere, che prova piacere ora
qua ora là, che si riproduce e cerca soddisfazione. Questa è la cessazione
della sofferenza.
E qual è la via che conduce alla
cessazione della sofferenza? È
esclusivamente il Nobile Sentiero composto di otto rami: retta parola, retta
azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta attenzione, retta
concentrazione, retto pensiero, retta comprensione. Questo è chiamata la Nobile
Verità della Via che conduce alla cessazione della sofferenza.
Queste sono, o Monaci, le Quattro Nobili
Verità [25].
O Monaci, io non avevo mai udito questi
insegnamenti prima d’ora. Quanto alla sofferenza, ho meditato nella mia mente,
ho meditato profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione,
ho prodotto l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la
conoscenza profonda, ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
O Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto
all’origine della sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho meditato
profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto
l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda,
ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
O Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto
alla cessazione della sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho meditato
profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto
l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda,
ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
O Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto
alla via che conduce alla cessazione della sofferenza, ho meditato nella mia
mente, ho meditato profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la
visione, ho prodotto l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la
conoscenza profonda, ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
La sofferenza deve essere compresa. Ecco ciò che ho detto, o Monaci, io
non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto alla sofferenza, ho
meditato nella mia mente, ho meditato profondamente, ho prodotto
l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto l’intuizione, ho prodotto
la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda, ho prodotto la saggezza,
si è manifestata l’illuminazione.
L’origine della sofferenza deve essere abbandonata. Ecco ciò che ho
detto, o Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto
all’origine della sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho meditato
profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto
l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda,
ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
La cessazione della sofferenza deve essere realizzata. Ecco ciò che ho
detto, o Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto
alla cessazione della sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho meditato
profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto
l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda,
ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
La via che conduce alla cessazione della sofferenza deve essere praticata.
Ecco ciò che ho detto, o Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti
prima d’ora. Quanto alla via che conduce alla cessazione della sofferenza, ho
meditato nella mia mente, ho meditato profondamente, ho prodotto
l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto l’intuizione, ho prodotto
la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda, ho prodotto la saggezza, si
è manifestata l’illuminazione.
Ho pienamente compreso la sofferenza. Ecco ciò che ho detto, o Monaci,
io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora. Quanto alla sofferenza,
ho meditato nella mia mente, ho meditato profondamente, ho prodotto l’intelligenza,
ho prodotto la visione, ho prodotto l’intuizione, ho prodotto la comprensione,
ho prodotto la conoscenza profonda, ho prodotto la saggezza, si è manifestata
l’illuminazione.
Ho definitivamente abbandonato l’origine della sofferenza. Ecco ciò che
ho detto, o Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora.
Quanto all’origine della sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho meditato
profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto
l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda,
ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
Ho pienamente realizzato la cessazione della sofferenza. Ecco ciò che
ho detto, o Monaci, io non avevo mai udito questi insegnamenti prima d’ora.
Quanto alla cessazione della sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho
meditato profondamente, ho prodotto l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho
prodotto l’intuizione, ho prodotto la comprensione, ho prodotto la conoscenza
profonda, ho prodotto la saggezza, si è manifestata l’illuminazione.
Ho compiutamente praticato la via che conduce alla cessazione della
sofferenza. Ecco ciò che ho detto, o Monaci, io non avevo mai udito questi
insegnamenti prima d’ora. Quanto alla via che conduce alla cessazione della
sofferenza, ho meditato nella mia mente, ho meditato profondamente, ho prodotto
l’intelligenza, ho prodotto la visione, ho prodotto l’intuizione, ho prodotto la
comprensione, ho prodotto la conoscenza profonda, ho prodotto la saggezza, si è
manifestata l’illuminazione.
Così, o Monaci, ho contemplato le Quattro Nobili Verità secondo le tre
consapevolezze, a partire dalla sofferenza, ma non ho affermato di aver conseguito
lo stato di un Risvegliato perfetto, compiuto e insuperabile prima di aver
realizzato la saggezza che vede i loro dodici aspetti [26]. Quindi, dopo aver realizzato la visione delle Quattro Nobili Verità secondo
le tre consapevolezze, ho generato la saggezza che vede i loro dodici aspetti.
A quel punto ho realizzato la liberazione della mente dall’ignoranza e ho
generato la saggezza. Solo allora, o Monaci, ho affermato: Ho conseguito lo
stato di un Buddha perfetto e compiuto. Ho sviluppato la visione della
saggezza. Le mie rinascite sono esaurite. Ho percorso la via religiosa. Ho
fatto ciò che andava fatto, non avrò un’altra vita dopo questa.
A questo proposito è detto:
31. Con voce
simile a quella di Brahmā e ai canti dei Kinnara, con lo stato conseguito
attraverso centinaia di migliaia di rinascite, con una costante contemplazione
nel corso di molti milioni di eoni, Śākyamuni, colui che è auto-generato, così
parlò a Kauṇḍinya.
32. L’occhio e la
lingua sono impermanenti e privi di fondamento; la parola, la mente e il corpo
soffrono, sono privi di un sé, vuoti, la loro natura è vacuità; sono per natura
senza vita, come l’erba o un muro, inerti; non vi è qui un sé, una persona, una
forza vitale.
33. Tutti i
fenomeni esistono in conseguenza di cause interdipendenti; sono come lo spazio,
senza limiti; non vi è alcun agente né essere senziente; nessuna azione, nel
bene e nel male, può essere percepita come compiuta.
34. La sofferenza
sorge in base agli aggregati e si accresce con l’acqua del desiderio. Coloro
che percorrono la Via percepiscono gli aggregati come l’eguaglianza dei
fenomeni; essendo impermanenti, essi giungono ad estinzione [27].
35. L’ignoranza
esiste ed è prodotta attraverso il pensiero concettuale, che non è in grado di
comprendere le cause. Se la causa è soppressa non vi è più passaggio da un
fattore ad un altro. La coscienza è prodotta dalla successione dei fattori.
36. Dalla
coscienza hanno origine nome-e-forma. Da nome-e-forma sono prodotti le sei
sorgenti dei sensi [28]. Il che, è detto,
origina il contatto. Dal contatto nasce la triplice sensazione.
37. Ogni
sensazione, quale che sia, si dice generi il desiderio avido. Dal desiderio
avido nasce tutto l’insieme delle sofferenze. Dall’attaccamento si genera
l’intero svilupparsi dell’esistenza, e a causa dell’esistenza è certamente
prodotta la nascita di ciò che esiste.
38. Vecchiaia,
malattia e sofferenze hanno quale origine la nascita; nella gabbia
dell’esistenza si manifestano molti tipi di nascite. In tal modo tutti gli
esseri nascono da cause e condizioni. Non vi è un sé o una persona che
trasmigri [29].
39. Laddove non vi
sono pensieri o concettualizzazioni, lì è la vera Via [30]. Dove è la vera Via
non vi è più ignoranza. Se l’ignoranza cessa, tutte le condizioni
dell’esistenza si esauriscono e si estinguono.
40. In questo modo
il Tathāgata, Colui che esiste di per se stesso, il Risvegliato, ha compreso la
successione delle cause e degli effetti interdipendenti. Non si chiama Buddha
lo stato nel quale si fa riferimento agli aggregati. Non vi sono Buddha tranne
colui che ha compreso la causalità.
41. Non vi è alcun
rifugio per i Tīrthika [31]. La vacuità è
stata proclamata nella pratica di questo Dharma. Coloro che sono stati resi
puri dalla pratica dei Buddha del passato possono giungere alla comprensione di
questo Dharma.
42. Così dunque la
Ruota del Dharma dai dodici aspetti è stata fatta girare. Essa fu perfettamente
compresa da Kauṇḍinya e i Tre Gioielli furono resi manifesti.
43. Il Buddha, il
Dharma e il Saṅgha sono ciò che è detto i Tre Gioielli [32].
Passando dall’uno
all’altro, la notizia giunse fino alla dimora di Brahmā:
44. La Ruota
immacolata è stata messa in movimento dalla Guida, il Protettore del mondo. I
Tre Gioielli, così rari in questo mondo, sono ora apparsi!
45. Kauṇḍinya
divenne il primo dei cinque monaci, e sessanta koti di dei ebbero completamente
purificato l’occhio del Dharma.
46. Altri ottanta
koti di divinità del Reame della forma ebbero l’occhio del Dharma completamente
purificato quando la Ruota del Dharma fu messa in movimento.
47. Ottantamila
uomini colà riuniti ebbero l’occhio del Dharma completamente purificato ed essi
furono liberati da tutte le rinascite sfavorevoli.
48. In cielo, nelle
dieci direzioni dello spazio, si udì la voce senza confini del Buddha, il suo
suono melodioso, dolce, bello, che tocca il cuore: Dopo essere giunto a
Varanasi, Colui che possiede i dieci poteri, il Toro degli Śākya, si è recato a
Ṛṣipatana e ha fatto girare la Nobile Ruota.
49. Nelle dieci
direzioni dello spazio tutti i Buddha, a centinaia, senza alcuna eccezione,
divennero silenziosi. Coloro che erano al servizio dei Muni rispettosamente
chiesero ai Vittoriosi: Per quale motivo dopo aver udito questa voce coloro che
possiedono i dieci poteri hanno interrotto i loro discorsi sul Dharma? Presto,
rispondete, perché siete divenuti silenziosi?
I Vittoriosi risposero:
50. Avendo
conseguito il Risveglio grazie al potere della disciplina dopo centinaia di
esistenze, molte migliaia di Bodhisattva sono poi rimasti silenziosi. Il
Benefattore, l’Essere Puro ha conseguito il più propizio Risveglio e ha messo
in movimento la Ruota che gira per tre volte [33]: per questo essi
sono divenuti silenziosi.
51. Quando ebbero
udito queste parole dei Muni, centinaia di koti di esseri generarono il potere
della compassione e progredirono verso il propizio supremo Risveglio. (Quindi
dissero:) Anche noi, sotto la guida di questo Saggio, abbiamo generato la forza
della disciplina: possiamo noi divenire presto i migliori, per poter dare al
mondo l’occhio del Dharma! [34]
Quindi il Bodhisattva Mahāsattva Maitreya disse al Bhagavat: O
Bhagavat, i Bodhisattva Mahāsattva qui giunti dalle dieci direzioni del mondo
sono desiderosi di ascoltare dalla bocca del Bhagavat in quale modo
meraviglioso egli compia l’azione di girare la Ruota del Dharma. Voglia dunque
il Bhagavat Tathāgata Arhat Buddha perfetto e compiuto insegnare in qual modo
la Ruota del Dharma sia stata fatta girare dal Tathāgata.
Il Beato rispose: Profonda è la Ruota del Dharma, o Maitreya, poiché
non la si può ottenere volendola afferrare [35]. È difficile
da vedere, poiché è al di là della dualità. È difficile da comprendere, poiché
non può essere sottoposta ad una analisi concettuale. È difficile da conoscere
profondamente, poiché è correlata all’identità di coscienza e saggezza. Questa
Ruota è pura, poiché conduce ad una completa liberazione, priva di oscuramenti.
Questa Ruota è libera, poiché non dipende da nulla. Questa Ruota è essenziale,
poiché genera la saggezza adamantina. È indivisibile, poiché preesiste alla sua
messa in moto. Questa Ruota è priva di errore, poiché è libera da ciò che
genera errori [36]. Questa Ruota è imperturbabile, poiché il suo fondamento
è senza limite. Questa Ruota racchiude tutto, poiché è come lo spazio (ākāśa). In
verità, o Maitreya, questa Ruota del Dharma è la Ruota della liberazione della
vita, poiché la sua natura è la natura di tutti i fenomeni. È la Ruota al di là
della nascita, al di là della cessazione, al di là della persistenza. È la
Ruota senza dimora. È la Ruota della Via del Dharma, priva di pensieri o
concettualizzazioni [37]. È la Ruota della vacuità, la Ruota priva di
segni, la Ruota priva di intenzione, la Ruota incondizionata. È la Ruota del
discernimento, la Ruota priva di desiderio, la Ruota della cessazione, la Ruota
che è compresa dai Tathāgata, la Ruota che non è confusa dal regno dei
fenomeni, la Ruota che non è disturbata rispetto al limite autentico, la Ruota
che è libera dall’attaccamento e dalle oscurazioni, la Ruota che è al di là
delle due visioni estreme nella comprensione dell’interdipendenza, la Ruota che
non è assolutamente disturbata nel regno dei fenomeni oltre il centro e il
limite, la Ruota dell’attività incessante di un Buddha, la Ruota che è al di là
del movimento e dell’inattività, la Ruota che è al di là di ogni percezione, la
Ruota che è al di là dello sforzo e del non-sforzo, la Ruota ineffabile, la
Ruota che ha la natura di tutti i fenomeni, la Ruota che penetra l’uguaglianza
di tutti i fenomeni in una singola sfera, la Ruota che al fine di guidare gli
esseri non può essere rovesciata da alcunché, la Ruota impareggiabile,
insuperabile, senza dualità, che penetra la verità ultima; la Ruota che assorbe
completamente tutto il regno dei fenomeni. Questa Ruota è incommensurabile, è
al di là di ogni enumerazione, di ogni calcolo; questa Ruota è inconcepibile,
non può essere compresa dal pensiero. Questa Ruota, poiché è al di là della mente,
è senza pari; poiché è ineguagliabile, è assolutamente inesprimibile. Questa
Ruota è al di là di ogni suono, di ogni rumore e di ogni percorso della parola.
È senza limite e senza esemplificazione, è come il cielo, indivisibile ma non
permanente. Accetta l’interdipendenza ma resta indisturbata, è assolutamente in
quiete. Per sua natura è la realtà stessa, e non altrimenti. Parla il
linguaggio di tutti gli esseri; è la distruzione dei demoni e la sconfitta dei
nemici del Dharma; è l’uscita dal ciclo delle rinascite e l’entrata nel reame
dei Buddha; è perfettamente conosciuta dagli esseri nobili, è compresa dai
Buddha Solitari, è abbracciata da tutti i Bodhisattva, è lodata da tutti i
Buddha, non è separata dai Tathāgata.
Così, o Maitreya, è la Ruota del Dharma che il Tathāgata mette in
movimento, azione per la quale egli è detto Tathāgata.
Egli è detto Buddha Perfetto e Compiuto; è detto Svayambhū (Colui Che è Nato da Sé); è detto Maestro del
Dharma, Guida, la Guida Che Insegna la Disciplina, la Guida Perfetta; è detto
Conduttore della Carovana, Colui Che Padroneggia Tutti i Fenomeni, Signore del
Dharma; è detto Colui Che Mette in Movimento la Ruota del Dharma, il Signore
delle Offerte; è detto Colui Che Ha Adempiuto ai Voti, Colui Che Ha Raggiunto i
Propri Scopi; è detto Insegnante, Colui Che Conforta, Colui Che Rassicura; è detto
Eroe, Colui Che Ha Abbandonato le Emozioni Disturbanti, Colui Che Ha Vinto
Definitivamente la Battaglia, Colui Che Ha Dispiegato il Parasole, il Vessillo
e lo Stendardo, Colui Che Risplende, Colui Che Illumina, Colui Che Dissolve
l’Oscurità, Colui Che Reca la Fiaccola; è detto Grande Re dei Medici, Colui Che
Guarisce gli Esseri, Colui Che Estirpa la Freccia (delle sofferenze); è detto
Colui Che Possiede la Saggezza Priva di Oscurazioni, Colui Che Vede Chiaramente
Ovunque, Colui Che Possiede l’Onniveggenza, Colui Che Risplende Ovunque, Colui
Che Si Volge in Ogni Direzione, Colui Che è
Perfettamente Virtuoso; è detto Colui Che è
Simile alla Luna, Colui Che è Totalmente
Bello, Colui Che Non Afferra Nulla, Non Rifiuta Nulla e Non Dimora in Alcun Luogo.
È detto Colui Che è Simile
alla Terra, poiché non si innalza né si abbassa; è detto Colui Che è Simile al Re dei Monti, poiché è
irremovibile; è detto Prosperità di Tutti i Mondi, poiché possiede tutte le
migliori qualità; è detto Sommità Invisibile, poiché è al di sopra di tutti i
mondi. È detto Colui Che è Simile
all’Oceano, poiché la sua profondità non può essere misurata; è detto Miniera
dei Tesori del Dharma, poiché possiede perfettamente tutti i gioielli del
Dharma che conducono al Risveglio. È detto Colui Che è Simile al Vento, poiché non dimora in alcun luogo. È detto
Risveglio Privo di Attaccamento, poiché la sua mente è libera da ogni attaccamento
e da ogni legame. È detto Dharma Senza Ritorno, poiché la sua saggezza penetra
tutti i fenomeni. È detto Colui Che è
Simile alla Fiamma, poiché il suo stato è difficile da conseguire, ha
abbandonato ogni finzione ed ha estinto ogni afflizione. È detto Colui Che è Simile all’Acqua, poiché i suoi
pensieri sono puri, il suo corpo e la sua mente sono immacolati avendo
rigettato ogni negatività. È detto Colui Che è
Simile al Cielo, poiché ha conseguito la perfetta conoscenza del regno dei
fenomeni privo di limiti e senza centro, dominio della saggezza priva di
attaccamento; è detto Colui Che Dimora nella Completa Liberazione della
Saggezza Non-Ostruita, poiché ha abbandonato tutti i fenomeni oscuranti. È
detto Colui Che Ha Conseguito un Corpo Che Esce Completamente dal Regno dei Fenomeni,
poiché, come lo spazio, è del tutto al di là della visione. È detto Essere
Supremo, poiché è perfettamente libero dalle afflizioni causate da oggetti
mondani. È detto Essere Privo di Attaccamento, Essere dall’Intelletto Senza Limiti,
Insegnante del Dharma Che Trascende il Mondo, Precettore del Mondo, Santuario
del Mondo; è detto Medico del Mondo, il più Eccellente del Mondo, Colui Che Non
è Macchiato da Preoccupazioni
Mondane; è detto Guida del Mondo, il Migliore del Mondo, Primogenito del Mondo,
Signore del Mondo, Onorato dal Mondo, Protettore del Mondo, Colui Che è Giunto sulla Sponda al di là del
Mondo; è detto Luce del Mondo, Colui Che Trascende il Mondo, il Maestro
Spirituale del Mondo; è detto Colui Che Soccorre il Mondo, Colui Che Serve il
Mondo, Colui Che Conosce il mondo, Colui Che Domina il Mondo; è detto Colui Che
è Degno di Grandi Offerte, Colui
Che è Degno di Venerazione; è
detto Grande Campo dei Meriti, Essere Superiore, Essere Nobile, il Più Nobile
degli Esseri, Essere Supremo, Essere Unico, Essere Ineguagliabile, Essere
Impareggiabile. È detto Colui Che Dimora Stabilmente nell’Equanimità, Colui Che
Dimora nell’Uguaglianza di Tutti i Fenomeni. È detto Colui Che Ha Scoperto la
Via, Colui Che Mostra la Via, Colui Che Insegna la Via, Colui Che Dimora Stabilmente
nella Via. È detto Colui Che Ha Trasceso il Dominio del Demone, Colui Che Ha
Sconfitto il Dominio del Demone. È detto Colui Che Ha Conseguito la Natura
Fredda Senza Vecchiaia e Senza Morte, Colui Che È Libero dall’Oscurità e dalle Tenebre, Colui Che
È Libero dalla Sofferenza, Colui Che È Libero dal Dubbio, Colui Che È Libero
dalle Emozioni Disturbanti; è detto Colui Che È Perfettamente Puro, Colui Che È
Libero dal Desiderio, Colui Che È Libero dall’Avversione, Colui Che È Libero
dalle Oscurazioni, Colui Che Ha Estinto le Contaminazioni, Colui Che È Uscito
dalle Afflizioni, Colui Che Ha il Potere, Colui Che Ha la Mente Perfettamente Libera.
È detto Colui Che Possiede la Saggezza Perfettamente Libera, Colui Che Tutto
Conosce, Colui che Ha Sconfitto l’Incertezza, Colui Che Ha Rigettato l’Indecisione,
Colui Che È Libero, Colui Che È Libero dalle Passioni. È detto Grande Elefante,
Colui Che Ha Portato a Termine il Compito, Colui Che Ha Realizzato Ciò Che Doveva
Essere Compiuto, Colui Che Ha Deposto il Fardello, Colui Che Ha Raggiunto lo
Scopo, Colui Che Ha Completamente Estinto gli Attaccamenti all’Esistenza Ciclica.
È detto Colui Che Possiede la Libertà Generata dalla Conoscenza
dell’Eguaglianza dei Fenomeni, Colui Che Ha Conseguito Ogni Potere Trascendente
sulla Mente, Colui Che Ha Conseguito la Perfezione della Generosità, Colui Che
Ha Conseguito la Perfezione dell’Etica, Colui Che Ha Conseguito la Perfezione
della Pazienza, Colui Che Ha Conseguito la Perfezione della Virtù Eroica, Colui
Che Ha Conseguito la Perfezione della Concentrazione, Colui Che Ha Conseguito
la Perfezione della Saggezza. È detto Colui Che Ha Realizzato l’Aspirazione,
Colui Che Dimora nel Grande Amore, Colui Che Dimora nella Grande Compassione, Colui
Che Dimora nella Grande Gioia, Colui Che Dimora nella Grande Equanimità. È
detto Colui Che Si Impegna nel Riunire gli Esseri, Colui Che Ha Acquisito la Consapevolezza
Immacolata di Ogni Cosa, Colui Che è
Rifugio per Ogni Essere, Colui Che Possiede Grande Conoscenza, Colui Che
Possiede Attenzione, Discriminazione, Disciplina e Intelletto. È detto Colui
Che Ha Conseguito la Concentrazione, la Perfetta Rinuncia, Tutti i Livelli dei
Poteri Sovrannaturali, il Dominio dei Sensi, i Gradi del Risveglio, la
Tranquillità e la Luce dell’Intuizione. È detto Colui Che Ha Attraversato
l’Oceano della Trasmigrazione, Colui Che è
Giunto sull’Altra Sponda, Colui Che Ha Raggiunto la Terraferma, Colui Che Ha
Conseguito la Pace, Colui Che Ha Conseguito l’Assenza di Paura, Colui Che Ha
Distrutto le Spine delle Emozioni Disturbanti.
È detto Puruṣa [38], Grande Puruṣa, Leone dei Puruṣa, Colui Che Ha
allontanato da Sé la Paura e il Brivido dell’Eccitazione. È detto Elefante,
Immacolato, Colui Che Ha Cancellato le Tre Maculazioni, il Sapiente, Colui Che Ha
Conseguito la Triplice Conoscenza, Colui Che Ha Attraversato i Quattro Fiumi,
Colui Che è Giunto sull’Altra Sponda.
È detto Kṣatriya, Brāhmaṇo, Colui Che è
il Solo a Portare il Prezioso Parasole, Colui Che Ha Abbandonato la Via dell’Errore.
È detto Bhikṣu, Colui Che Ha Spezzato il Guscio dell’Uovo dell’Ignoranza. È
detto Śramaṇa, Colui Che Ha Trasceso la Via dell’Attaccamento. È detto Umile,
Colui Che è Libero dalle Emozioni
Disturbanti. È detto Potente, Colui Che Possiede i Dieci Poteri. È detto Beato,
Colui Che Ha il Dominio del Proprio Corpo. È detto Re al di sopra dei Re, Re
del Dharma, il Migliore tra i Migliori, Colui Che Gira e Insegna la più Nobile
Ruota del Dharma, Colui Che Insegna un Dharma Imperturbabile, Colui Che è Consacrato
nell’Onniscienza. È detto Colui Che Ha Indossato il Diadema della Liberazione Perfetta
e Pura della Saggezza Priva di Attaccamento, Colui Che Possiede i Sette
Preziosi Fattori del Risveglio, Colui Che Ha Realizzato le Qualità del Dharma,
Colui Che Ha il Volto Contemplato dalla Cerchia dei Nobili Uditori e Ministri,
Colui Che Ha al Seguito i Bodhisattva Mahāsattva, Colui Che Possiede la
Perfetta Disciplina. È detto il Bodhisattva Annunciato da una Profezia [39]. È detto Colui Che è Simile
a Vaiśravaṇa, Colui Che Elargisce il Tesoro delle Sette Nobili Ricchezze, Colui
Che Dona con Generosità, Colui Che Ha Raggiunto Tutte le Beatitudini, Colui Che
Soddisfa Tutte le Speranze. È detto Protettore del Mondo Intero, Che Aiuta e Soccorre.
È detto Colui Che è Simile a Indra, Colui Che Detiene la Folgore del
Potere della Saggezza, Colui Che Vede Ovunque, Colui Che Osserva Tutti i
Fenomeni con la Saggezza Non Oscurata, Colui Che Attraverso la Saggezza Si
Trasforma Completamente, Colui Che Ha Penetrato l’Insegnamento della Narrazione
del Dharma.
È detto Colui Che è Simile
a Candra, Colui Che Nessuno Può Stancarsi di Ammirare, Colui il Cui Puro Splendore
Si Diffonde Ovunque, Colui Che Genera Gioia ed Estasi, Luce di Tutti gli Esseri
Che Contemplano il Suo Viso, Colui Che è
Divenuto la Luce della Mente e dei Pensieri di Ogni Essere. È detto il Grande
Ornamento, Colui Che Ha al Seguito la Moltitudine degli Astri Che Sono o Che
Non Sono Suoi Discepoli.
È detto Colui Che è Simile
al Sole, Colui Che Ha Dissolto l’Oscurità e le Tenebre. È detto Re del Grande
Vessillo, Colui Che Risplende Senza Limiti, Infinitamente, Colui Che Emana una
Grande Luce Ovunque, Colui Che Mai Confuso Spiega Ogni Questione e Predizione.
È detto Distruttore della Grande Ignoranza e degli Offuscamenti, Colui Che
Possiede la Conoscenza Che Tutto Vede Distintamente Grazie alla Luce della
Saggezza. È detto il Non-Concettuale, Colui Che con la Sua Generosità, il Suo
Amore e la Sua Compassione per Tutti gli Esseri Emana ovunque un Equanime
Raggio di Luce. È detto Colui Che Possiede il Maṇḍala Profondo della Saggezza
Trascendente Difficile da Vedere Difficile da Conseguire.
È detto Colui Che è
Simile a Brahmā, Colui Che Ha percorso il Venerabile Sentiero della Pace Perfetta,
Colui Che Ha Conseguito le Qualità del Venerabile Sentiero della Disciplina. È
detto Colui Che Possiede il Più Bell’Aspetto, Colui Che Non Ci Si Stanca di
Ammirare, Colui Che Ha il Dominio dei Sensi, Colui Che Ha Pacificato la Mente, Colui
Che Ha Conseguito Tutte le Qualità della Quiete, Colui Che Ha Ottenuto la
Perfezione della Quiete, Colui Che Ha Conseguito le Qualità della Disciplina
della Pace Mentale, avendo realizzato le condizioni della visione intuitiva
della quiete. È detto Colui Che è
Nascosto, con i Sensi Sottomessi, Perfettamente Controllato come un Elefante,
Puro e Calmo come un Lago Limpido. È detto
Colui Che Ha Completamente Abbandonato Tutte le Oscurazioni delle Emozioni Disturbanti,
Colui Che Possiede i Trentadue Segni del Grande Essere. È detto l’Essere
Supremo tra gli Uomini, Colui il Cui Corpo Reca gli Ottanta Segni Minori, il
Toro tra gli Uomini, Colui Che Possiede i Dieci Poteri, Colui Che Ha Conseguito
le Quattro Intrepidità, l’Auriga Eccellente di Coloro Che Devono Essere
Guidati, Colui Che Ha Ottenuto i Diciotto Dharma Non Mescolati di un Buddha,
Colui le Cui Azioni di Corpo, Parola e Mente Sono Irreprensibili.
Poiché possiede tutte le maggiori qualità, è detto Colui Che Possiede
il Cerchio della Saggezza Perfettamente Purificato [40]. Poiché ha
realizzato profondamente l’uguaglianza delle cause interdipendenti, è detto
Colui Che Dimora nella Vacuità. Poiché ha realizzato compiutamente la via della
verità ultima, è detto Colui Che Dimora nell’Assenza di Segni. Poiché non è
contaminato da alcuna azione, è detto Colui Che Dimora nell’Assenza di Desiderio.
Poiché ha reciso tutte le formazioni mentali, è detto Colui Che Dimora nell’Assenza
di Esecuzione. Poiché è al di là del dominio della conoscenza offuscata dal limite
dell’esistenza, è detto Colui Che Dice il Vero. Poiché sa che il regno dei
fenomeni è come lo spazio, è detto Colui Che Insegna Ciò Che è Così Come Veramente è. Poiché conosce i fenomeni come
illusori, simili ad un miraggio, ad un sogno, ad una luna riflessa nell’acqua,
ad un’eco, ad un abbaglio, è detto Colui Che Ha Realizzato l’Insegnamento Privo
di Emozioni Disturbanti. Poiché produce la causa della suprema liberazione, è
detto Colui Che è Salutare Vedere
ed Ascoltare. A causa della sua instancabile capacità nel guidare gli esseri, è
detto Colui Che Cammina Infallibilmente. Poiché ha definitivamente reciso
l’ignoranza e la brama di esistenza, è detto Colui Che Ha Saltato il Fossato
della Cittadella. Poiché ha indicato la via dell’autentica liberazione, è detto
Colui Che Ha Costruito un Ponte Sicuro. Poiché non è colpito da nessuna azione
del demone ed ha superato tutti i suoi ostacoli e le afflizioni disturbanti, è
chiamato Jina (Vittorioso). Poiché ha definitivamente superato i domini del
desiderio, è detto Colui Che Ha Oltrepassato la Palude del Desiderio. Poiché ha
definitivamente superato i reami della forma, è detto Colui Che Ha Abbassato il
Vessillo dell’Orgoglio. Poiché ha
definitivamente superato i reami del senza-forma, è detto Colui Che Ha
Dispiegato il Vessillo della Saggezza. Poiché è dotato del corpo del Dharma e
del corpo della Saggezza, è detto Colui Che Ha Trasceso Tutte le Preoccupazioni
Mondane. Poiché possiede i frutti della perfetta liberazione ed è ricoperto dai
fiori infiniti delle preziose qualità della saggezza, è detto il Grande Albero.
Poiché raramente si manifesta e può essere incontrato, è detto Colui Che è come
il Fiore di Uḍumbara. Poiché seguendo la Via ha pienamente soddisfatto il
desiderio dell’autentica liberazione, è detto Colui Che è Simile a Cintāmaṇi, Re dei Gioielli [41].
Da molto tempo pratica la rinuncia, la disciplina, le austerità, i
voti, la via religiosa, senza turbamenti né esitazioni, per questo è detto
Colui Che Ha Piedi Ben Radicati.
Da molto tempo protegge padri e madri, Śramaṇa, Brāhmaṇi, maestri
spirituali, persone degne, sinceri praticanti, e non abbandona coloro che
cercano rifugio presso di lui, perciò è detto Colui Che Ha Piedi Recanti i Segni
di una Ruota con Mille Raggi, di un Nandyāvarta e di uno Svastika.
Da molto tempo evita di uccidere esseri senzienti, perciò è detto Colui
Che Ha Larghi Talloni.
Da molto tempo ispira gli altri ad abbandonare l’uccisione di esseri
viventi [42], perciò è detto Colui Che Ha Mani dalle Lunghe Dita.
Da molto tempo manifesta le qualità di coloro che hanno rinunciato ad
uccidere ed offre rifugio a molti [43], perciò è detto Colui Che Ha un Corpo Alto ed Eretto.
Da molto tempo rende omaggio a padri e madri, Śramaṇa, Brāhmaṇi,
maestri spirituali, persone degne, offrendo in dono bagni, unguenti, burro
chiarificato, linimenti, olio di sesamo; li massaggia con le proprie mani,
ripulisce i loro corpi, allevia le loro stanchezze: perciò è detto Colui Che Ha
Mani e Piedi Morbidi e Lisci.
Da molto tempo dimostra l’abilità nel radunare i discepoli per mezzo
delle quattro basi di riunione – gli insegnamenti calibrati sulle necessità del
discepolo, una condotta conforme al Dharma, la generosità, le parole gradevoli
– perciò è detto Colui Che Ha le Dita dei Piedi e delle Mani Unite da una Membrana.
Da molto tempo manifesta in maniera eccellente l’acquisizione dei più
alti livelli mediante la concentrazione sulle radici della virtù, perciò è
detto Colui Che Ha Piedi Arcuati.
Da molto tempo rende omaggio, presentando il lato destro del corpo, a
padri e madri, a Śramaṇa, a Brāhmaṇi, a maestri spirituali, alle persone degne,
ai reliquiari dei Tathāgata; ascolta il Dharma fremendo di meraviglia e di
gioia e genera la stessa felicità negli altri esseri insegnando il Dharma:
perciò è detto Colui Che Ha i Peli sul Corpo Rivolti a Destra.
Da molto tempo ascolta con rispetto il Dharma, lo studia, lo recita, lo
insegna per mezzo della sua grande abilità nel penetrarne con sicurezza e nello
svilupparne le parole e il significato; quindi offre rifugio a tutti gli esseri
che affrontano la vecchiaia, la malattia e la morte e costantemente espone loro
il Dharma con umiltà: perciò è detto Colui Che Ha i Polpacci di una Gazzella.
Da molto tempo dona agli Śramaṇa, ai Brāhmaṇi, ai Brahmacārin e agli
altri praticanti tutto ciò che serve nel seguire il cammino religioso, offre
vesti a coloro che sono nudi, non si avvicina mai alla donna di un altro, tesse
le lodi delle qualità della pratica spirituale, si mantiene casto, vive nella
ferma osservanza [dei precetti]: perciò è
detto Colui Che Ha il Sesso Coperto da una Guaina.
Da molto tempo controlla i suoi gesti e nel suo amore evita di ferire
gli altri con le azioni del corpo, della parola e della mente, perciò è detto
Colui Che Ha Lunghe Braccia.
Da molto tempo mantiene una giusta misura nel nutrimento, ha il ventre
piatto di colui che mangia poco, distribuisce medicine ai malati, non disprezza
i miseri, non reca danno a coloro che sono privi di protezione, fa riparare i
reliquiari dei Tathāgata distrutti, fa edificare stūpa e porta serenità agli
esseri tormentati dalla paura: perciò è detto Colui Che è Proporzionato come un Albero Nyagrodha (ficus).
Da molto tempo a padri e madri, a Śramaṇa, a Brāhmaṇi, a maestri
spirituali, a persone degne, offre bagni, unguenti, burro chiarificato,
linimenti, olio di sesamo; acqua calda nella stagione fredda, acqua fresca e
ombra nella stagione calda, tutti i conforti a seconda delle stagioni; vesti
raffinate, morbide e delicate al tatto come cotone; letti e seggi comodi; offre
ai reliquiari dei Tathāgata aspersioni di oli profumati, vessilli, stendardi e fili
in pregiati tessuti: perciò è detto Colui Che Ha la Pelle Morbida, Liscia e Sottile.
Da molto tempo è gentile con tutti, genera pensieri compassionevoli e
manifestando pazienza e generosità ispira tutti gli esseri ad offrire aiuto,
lodando le qualità dell’altruismo; offre ai reliquiari dei Tathāgata e alle
immagini dei Buddha ornamenti in oro e fiori dorati, li cosparge di polveri
d’oro, dona loro vessilli, gioielli, vasi d’oro e tessuti dorati: perciò è
detto Colui Che Ha il Colore dell’Oro.
Da molto tempo segue gli studiosi investigando su ciò che è virtuoso e
su ciò che non lo è, su ciò che è bene praticare e su ciò che non lo è, su
quali dharma siano inferiori, quali mediocri e quali eccelsi e da seguire, ne
esamina il significato e lo valuta al di là di ogni dubbio; ripulisce con zelo
i reliquiari dei Tathāgata dagli insetti, dai ragni, dai loro nidi e dalle
ragnatele, dai fiori appassiti, dalle erbacce e dalla sporcizia: perciò è detto
Colui Che Ha i Peli Diritti.
Da molto tempo manifesta rispetto nei confronti dei padri e delle
madri, verso i maestri spirituali, gli insegnanti, i notabili, le persone degne
di venerazione, gli Śramaṇa e i Brāhmaṇi, gli infelici, i mendicanti e tutti
coloro che lo avvicinano ed offre, a seconda delle loro necessità, cibo, bevande,
abiti, case, lampade, tutto ciò che è utile per vivere, nonché la disponibilità
per molte persone di attingere a pozzi e stagni ricolmi d’acqua fresca: perciò
è detto Colui Che Ha Sette Rilievi sul Corpo.
Da molto tempo a padri e madri, a Śramaṇa, a Brāhmaṇi, a maestri
spirituali, a persone degne di venerazione rivolge saluti, parole gentili,
parole di accoglienza e di rassicurazione; non mostra disprezzo per i deboli,
non abbandona coloro che giungono in cerca di rifugio e li protegge con
fermezza senza respingerli: perciò è detto Colui Che Ha la Parte Superiore del
Corpo di un Leone.
Da molto tempo riconosce i propri difetti e non guarda gli errori e le
debolezze degli altri come se fossero dei peccati, ha completamente reciso le
radici delle dispute che dividono gli esseri ed ha abbandonato ogni tipo di
segreti [44], controlla con consapevolezza le proprie parole e le proprie azioni:
perciò è detto Colui Che Ha Spalle Larghe.
Da molto tempo mostra rispetto per padri e madri, Śramaṇa, Brāhmaṇi,
maestri spirituali, persone degne di venerazione, si alza in loro presenza, si
rivolge loro con parole benevolenti; trattiene gli esseri desiderosi di dispute
con la sicurezza che proviene dagli insegnamenti del Dharma; conformemente alla
dottrina del Dharma, stabilisce nella via della virtù ed inizia alla pratica
della consapevolezza re e ministri che si sono convertiti; poiché fa
comprendere gli insegnamenti del Tathāgata così come sono stati raccolti e
trasmessi, diffonde la pratica di tutte le virtù, perciò è detto Colui Che Ha Spalle
Arrotondate.
Da molto tempo ha completamente abbandonato ogni possesso; si avvicina
ai mendicanti, rivolge parole gentili a coloro che gli si avvicinano, senza
disprezzarli, senza eluderli né respingerli; per soddisfare i desideri di tutti
elargisce loro dei doni e li aiuta con energia senza scacciarli [45]: perciò è detto Colui Che Ha le Mascelle di un Leone.
Da molto tempo ha abbandonato le parole divisive e i discorsi che generano
dispute, cercando ciò che genera armonia e lodandone le qualità. Perciò è detto
Colui Che Ha Quaranta Denti Perfetti.
Da molto tempo ha
definitivamente abbandonato la via del male ed accumula i meriti delle azioni
virtuose sulla via del bene; ha tagliato le radici generate dalla maturazione
delle azioni negative e loda la completa maturazione delle azioni virtuose; fa
dono di latte, nutrimenti, tessuti bianchi, ha rivestito i reliquiari dei
Tathāgata con miscele di calce e latte ed offre ghirlande di fiori sumanā,
varsikī e dhānuṣkāri e mazzi di fiori bianchi: perciò è detto Colui Che Ha
Denti Bianchi.
Da molto tempo ha rinunciato al ridere a al deridere, rende felici gli
altri, controlla le proprie parole, pronuncia discorsi che generano gioia, non cerca
gli errori e i difetti degli altri, accoglie tutti con spirito equanime, non
vacilla mai nel suo impegno di insegnare lo stesso Dharma a tutti. Perciò è
detto Colui Che Ha i Denti Privi di Interstizi.
Da molto tempo non compie il male e non nuoce ad alcun essere; offre
cure a coloro che sono colpiti dalle diverse malattie, aiuto ai deboli ed ogni
tipo di essenze e di ristoro a coloro che ne hanno bisogno. Perciò è detto
Colui Che Possiede il Nettare Eccellente.
Da molto tempo ha completamente abbandonato le parole false, dure,
crudeli, aspre, taglienti, sgradevoli e che feriscono gli altri; usa parole
amorevoli, dolci, gioiose, piacevoli, incoraggianti, accoglienti, che toccano
il cuore e recano felicità a tutti gli esseri: perciò è detto Colui Che Parla
con Voce di Brahmā.
Da molto tempo egli guarda tutti gli esseri con occhio amorevole, come
un padre ed una madre guardano il loro unico figlio; è generoso verso i
mendicanti, rivolgendo loro lo sguardo con amore e compassione; agisce
rettamente, contempla i reliquiari dei Tathāgata senza batter ciglio, indica
agli altri esseri i Tathāgata accogliendoli e sostenendoli con energia: perciò
è detto Colui Che Ha Occhi Blu Zaffiro.
Da molto tempo ha completamente abbandonato pensieri ed atteggiamenti
disprezzabili, si dedica alla soddisfazione di desideri alti e nobili e al far
conoscere il Dharma eccellente a coloro che lo desiderano. Non aggrotta mai le
sopracciglia ed il suo viso è sorridente; si è unito ai saggi, camminando
davanti ad essi, è costantemente dedito a raccogliere tutte le radici di virtù:
perciò è detto Colui Che Ha le Ciglia di una Giovenca.
Da molto tempo ha abbandonato ogni difetto della parola, tesse le lodi
delle qualità incommensurabili di tutti gli Uditori, dei Buddha Solitari e di
coloro che predicano il Dharma; copia i Sūtra dei Tathāgata, li recita, li legge
e li espone agli altri, grazie alla sua abilità nello spiegare agli esseri la
distinzione tra il significato e le parole del Dharma: perciò è detto Colui Che
Ha la Lingua Molto Lunga.
Da molto tempo rende omaggio inchinandosi ai piedi di padri e madri,
Śramaṇa, Brāhmaṇi, maestri spirituali, persone degne di venerazione; rende
omaggio ai novizi, li saluta con rispetto, rade loro i capelli [46], unge loro il capo con olio di sesamo profumato, dona a tutti i
mendicanti polveri colorate, coroncine e ornamenti per la testa: perciò è detto
Colui Che Reca sulla Testa una Corona Invisibile [47].
Da molto tempo [48] incoraggia a compiere offerte di ogni tipo; esorta
a seguire tutti gli insegnamenti dei saggi; segue con fede i predicatori del
Dharma, i quali errano da un luogo all’altro; rende omaggio ai Buddha, ai
Bodhisattva, ai Buddha Solitari, ai Venerabili Uditori, ai maestri di Dharma;
in segno di rispetto per padri e madri, per i maestri spirituali e per le persone
degne di venerazione offre oli di diversi aromi, burro, fiaccole e lampade che
dissipano l’oscurità e le tenebre; adorna le immagini dei Tathāgata con begli
ornamenti del colore del latte; poiché ha fatto sì che gli altri generassero la
mente del Risveglio, egli si distingue eccezionalmente per l’accumulo delle sue
virtù: perciò è detto Colui Che Ha tra le Sopracciglia un Ciuffo di Peli dal
Colore Brillante Arricciato Verso Destra (ūrṇā).
Poiché è dotato della grande forza di Nārāyaṇa è detto il Grande Nārāyaṇa
[49].
Poiché ha una forza capace sconfiggere cento koti (cento volte dieci
milioni) di demoni, è detto Colui Che Sottomette Tutti gli Avversari.
Poiché possiede i dieci poteri di un Tathāgata, è detto Colui Che Possiede
i Dieci Poteri di un Tathāgata.
Poiché è abile nel discriminare tra ciò che è valido e ciò che è
improprio, ha definitivamente abbandonato il Veicolo minore ed effimero, ha
acquisito il potere che origina dalle qualità del Grande Veicolo ed utilizza
incessantemente tale potere, è detto Colui Che Possiede il Potere di Discriminare
tra Ciò Che è Valido e Ciò Che è Improprio.
Poiché possiede il potere di conoscere la perfetta maturazione e il
risultato di tutte le azioni intraprese nel passato, nel futuro e nel presente
è detto Colui Che Conosce la Perfetta Maturazione e il Risultato di Tutte le Azioni
Intraprese nel Passato, nel Futuro e nel Presente.
Poiché possiede il potere di conoscere perfettamente le qualità di
tutti gli esseri e i loro livelli evolutivi, è detto Colui Che Conosce le
Qualità di Tutti gli Esseri e i Loro Livelli Evolutivi.
Poiché possiede il potere di conoscere come si entra nei vari mondi e
le loro diverse qualità, è detto Colui Che Conosce l’Entrata nei Vari Mondi e
le Loro Diverse Qualità.
Poiché possiede il potere di conoscere le numerose inclinazioni, le
diverse inclinazioni, tutte le inclinazioni senza eccezione e ciò che esse
liberano, è detto Colui Che Conosce le Numerose Inclinazioni, le Diverse
Inclinazioni, Tutte le Inclinazioni Senza Eccezione.
Poiché possiede il potere di conoscere la Via che conduce in ogni luogo,
è detto Colui Che Conosce la Via Che Conduce in Ogni Luogo.
Poiché possiede il potere di conoscere ogni meditazione, ogni
liberazione, ogni contemplazione, ogni assorbimento ed ha purificato e fermato
tutte le emozioni disturbanti – è detto Colui Che Conosce Ogni Meditazione,
Ogni Liberazione, Ogni Contemplazione, Ogni Assorbimento ed Ha Purificato e
Fermato Tutte le Emozioni Disturbanti.
Poiché possiede il potere di conoscere tutte le esistenze precedenti
senza attaccamento, è detto Colui Che Conosce Tutte le Esistenze Precedenti
Senza Attaccamento.
Poiché possiede il potere di conoscere tutte le forme senza eccezione
con l’occhio divino che nulla può ostacolare, è detto Colui Che Conosce Tutte
le Forme Senza Eccezione con l’Occhio Divino Che Nulla Può Ostacolare.
Poiché possiede il potere di conoscere come si sono formate tutte le
tendenze abituali e come si esauriscono tulle le contaminazioni (āśrava) senza
eccezione è detto Colui Che Conosce La Formazione di Tutte le Tendenze Abituali
e l’Esaurimento di Tutte le Contaminazioni Senza Eccezione.
Egli ha promesso di realizzare compiutamente tutti i dharma senza
eccezione, conseguendo il potere che non può essere distrutto in questo mondo
né nel mondo degli dei. Perciò è detto Colui Che Ha Conseguito il Potere Che
Non Può Essere Distrutto in Questo Mondo e nel Mondo degli Dei Che Sorge dalla
Promessa di Realizzare Tutti i Dharma.
Egli ha affermato che ciò che distrugge le oscurazioni mentali conduce
al Nirvāṇa, conseguendo il potere che non può essere distrutto in questo mondo
né nel mondo degli dei. Perciò è detto Colui Che Ha Conseguito il Potere Che
Non Può Essere Distrutto in Questo Mondo e nel Mondo degli Dei Che Sorge dall’Affermazione
Che Ciò Che Distrugge le Oscurazioni Mentali Conduce al Nirvāṇa.
Egli ha promesso di realizzare la via della rinuncia che conduce al
Nirvāṇa, conseguendo il potere che non può essere distrutto in questo mondo né
nel mondo degli dei. Perciò è detto Colui Che Ha Conseguito il Potere Che Non
Può Essere Distrutto in Questo Mondo e nel Mondo degli Dei Che Sorge dalla
Promessa di Realizzare la Via della Rinuncia Che Conduce al Nirvāṇa.
Egli ha promesso di conseguire la conoscenza dei mezzi per abbandonare
le contaminazioni, conseguendo il potere che non può essere distrutto in questo
mondo né nel mondo degli dei. Perciò è detto Colui Che Ha Conseguito il Potere
Che Non Può Essere Distrutto in Questo Mondo e nel Mondo degli Dei Che Sorge dalla
Conoscenza dei Mezzi per Abbandonare le Contaminazioni.
Poiché insegna il Dharma con chiarezza, è detto Colui Che Insegna il
Dharma con Chiarezza.
Poiché ha profondamente compreso l’essenza del Dharma che è al di là
del suono e della parola, è detto Colui Che Insegna il Dharma Che Trascende la
Parola.
Poiché è al di là della cessazione, è detto Colui Che Trascende la
Cessazione.
Poiché è in grado di benedire gli innumerevoli suoni degli esseri
senzienti e trasformarli nel linguaggio del Dharma del Buddha, è detto Colui
Che Benedice gli Innumerevoli Suoni degli Esseri Senzienti e Li Trasforma nel Linguaggio
del Dharma del Buddha.
Poiché non dimentica, è detto Colui Che Non Dimentica.
Poiché non concepisce il concetto di differenza, è detto Colui Che Non
Concepisce il Concetto di Differenza.
Poiché ha conseguito una concentrazione univoca in tutti i pensieri, è
detto Colui Che Ha Conseguito la Concentrazione Univoca.
Poiché ha sviluppato una perfetta equanimità, è detto Colui Che Ha
Sviluppato la Perfetta Equanimità.
Poiché non perde la concentrazione sul fattore mentale della fede, è
detto Colui Che Non Perde la Concentrazione sul Fattore Mentale della Fede.
Poiché non perde la concentrazione ininterrotta sul fattore mentale della
diligenza, è detto Colui Che Non Perde la Concentrazione Ininterrotta sul
Fattore Mentale della Diligenza.
Poiché non perde la consapevolezza, è detto Colui Che Non Perde la
Consapevolezza.
Poiché non perde la saggezza, è detto Colui Che Non Perde la Saggezza.
Poiché non perde la perfetta liberazione, è detto Colui Che Non Perde
la Perfetta Liberazione.
Poiché non perde la visione della perfetta liberazione, è detto Colui
Che Non Perde la Visione della Perfetta Liberazione.
Poiché possiede la saggezza e la consapevolezza che guida tutte le
azioni del corpo, della parola e della mente, è detto Colui Che Possiede la Saggezza
e la Consapevolezza Che Guida Tutte le Azioni del Corpo, della Parola e della Mente.
Poiché possiede la visione della saggezza priva di ostacoli e di
attaccamenti che vede i tre tempi, passato, presente e futuro, è detto Colui
Che Possiede la Visione della Saggezza Priva di Ostacoli e di Attaccamenti Che
Vede i Tre Tempi, Passato, Presente e Futuro.
Poiché ha conseguito la perfetta indistruttibile liberazione, è detto
Colui Che Ha Conseguito la Perfetta Indistruttibile Liberazione.
Poiché è costantemente abile nel guidare le azioni di tutti gli esseri,
è detto Colui Che è Costantemente
Abile nel Guidare le Azioni di Tutti gli Esseri.
Poiché è abile nell’insegnare il Dharma ad ognuno secondo le sue
capacità, è detto Colui Che è
Abile nell’Insegnare il Dharma ad Ognuno Secondo le Sue Capacità.
Poiché ha conseguito l’assoluta perfezione in tutti gli aspetti della
voce, è detto Colui Che Ha Conseguito l’Assoluta Perfezione in Tutti gli
Aspetti della Voce.
Poiché ha conseguito la capacità di articolare tutte le voci, è detto
Colui Che Ha la Voce di un Deva, di un Nāga, di uno Yakṣa, di un Gandharva, di
un Asura, di un Garuḍa, di un Kinnara e di un Mahoraga.
È detto Colui Che Ha la Voce Melodiosa di Brahmā; Colui che Ha la Voce
dell’Usignolo; Colui Che Ha la Voce del Re dei Tamburi; Colui che Ha la Voce
Risonante come la Terra; Colui che Ha la Voce di Sāgara, Re dei Nāga; Colui che
Ha la Voce Tonante come la Nube Temporalesca.
È detto Colui Che Ha la Voce del Leone, Signore delle Schiere.
È detto Colui Che Ha la Voce Che Soddisfa, poiché è in accordo con le
voci di tutti gli esseri.
È detto Colui Che Ha la Voce Che Delizia Tutta la Cerchia di Coloro Che
lo Circondano, senza ostacoli né ostruzioni.
È detto Colui Che con un’Unica Voce è
Compreso in Tutte le Lingue.
È detto Colui Che è Onorato dal Signore degli Dei del Reame di Brahmā;
Colui Che è Venerato dal Re degli Dei; Colui Che Riceve l’Omaggio del Signore
dei Nāga.
È detto Colui il cui Volto è
Ammirato dal Signore degli Yakṣa; Colui Che
è Lodato dai Canti del Signore dei Gandharva; Colui Che è Guardato Senza Batter Ciglio dal
Signore dei Demoni, i cui sensi sono pacificati.
È detto Colui Che Riceve l’Inchino degli Asura; Colui Che è Guardato Senza Danno dal Signore dei
Garuḍa.
È detto Colui Che Riceve le Lodi dal Signore dei Kinnara; Colui Che il
Signore dei Mahoraga Desidera Vedere.
È detto Colui Che è
Circondato dalla Venerazione del Signore degli Uomini.
È detto Colui Che è Sostenuto
dalle Schiere Riunite degli Arhat.
È detto Colui Che Accoglie, Onora e Rende Felici i Bodhisattva.
È detto Colui Che Insegna il Dharma Libero dalla Mondanità; Colui Che Insegna
il Dharma Fecondo con Parole e Segni Senza Errori.
È detto Colui Che Insegna il Dharma Eterno.
Questa messa in moto della Ruota del Dharma, o Maitreya, è un
insegnamento esposto con poche parole che loda le qualità del Tathāgata; per
esporlo in maniera sviluppata, o Maitreya, il Tathāgata avrebbe bisogno di uno
o più eoni, ed il suo insegnamento ancora non avrebbe fine.
A quel punto il Bhagavat recitò questi versi [50]:
53. La Ruota del
Dharma, che è profonda, difficile da vedere e sottile, è stata messa in
movimento lungo la Via che né i demoni né gli avversari possono percorrere.
54. La Ruota del
Dharma, che è priva di dimora, priva di dimensione, senza nascita, senza
origine, unica, priva di esistenza intrinseca, è stata messa in movimento.
55. La Ruota che è
al di là dell’attaccamento e del rifiuto, priva di segni e di caratteristiche,
che insegna il Dharma dell’uguaglianza, è stata messa in movimento dal Buddha.
56. Come
un’illusione, un miraggio, il riflesso della luna nell’acqua, un’eco: così è la
Ruota messa in movimento dal Protettore del Mondo.
57. Trascende i
fenomeni interdipendenti, è al di là del nichilismo e dell’eternalismo, è oltre
tutti i punti di vista: così è detta la Ruota del Dharma.
58. Sempre vasta
come il cielo, non concettuale, luminosa, senza centro né fine: così è detta la
Ruota del Dharma.
59. Perfettamente
libera dall’essere e dal non-essere, al di là del sé e del non-sé. Il suo
insegnamento è non-nato. Così è detta la Ruota del Dharma.
60. Autentica fine
senza aver fine nel suo essere ciò che è, poiché essa è tale. Insegnamento del
Dharma non-duale: così è detta la Ruota del Dharma.
61. La natura
dell’occhio è vuota, così come l’orecchio e il naso, la lingua, il corpo e la
mente sono per natura vuoti e inerti.
62. Così è la
Ruota del Dharma che è stata messa in movimento. Essa risveglia gli esseri
ignoranti, per questo è detta Risveglio.
63. Da solo ho
conseguito la natura propria del Buddha, definita come Dharma. Senza
insegnamenti da parte di altri, io, generato da me stesso, sono Colui Che Possiede
l’Occhio (divino).
64. Colui che ha
conseguito il dominio su tutti i fenomeni è detto Signore del Dharma. Egli
conosce ciò che è nel Dharma o non vi è, perciò è chiamato la Guida.
65. Per quanto
innumerevoli siano gli esseri da disciplinare, egli, avendo conseguito la
perfezione della disciplina, li addestra: perciò è chiamato la Guida.
66. Io indico il
Sentiero supremo agli esseri che hanno smarrito la Via. Io li conduco
sull’altra sponda: perciò sono chiamato Guida Spirituale.
67. Io, che ho
attraversato il deserto dell’esistenza ciclica, ho riunito gli esseri grazie
alla conoscenza delle attrattive per riunire i discepoli: perciò sono chiamato
Guida della Carovana (degli esseri).
68. Ho il dominio
di tutti i fenomeni, perciò sono il Vittorioso Signore del Dharma che, avendo
messo in movimento la Ruota del Dharma, è detto Re del Dharma.
69. Io sono il Generoso
Maestro del Dharma, l’Insegnante chiamato Signore del Dharma. Ho perfettamente eseguito
i sacrifici, ho raggiunto la meta, ho deposto il fardello, ho adempiuto il
voto.
70. Io sono colui
che consola e reca conforto, l’Eroe che ha sconfitto le emozioni disturbanti,
che ha vinto ogni battaglia, il Liberato che libererà tutti gli esseri.
71. Sono divenuto
la Luce del Mondo, ho diffuso la luce della perfetta Saggezza, ho dissolto le
tenebre dell’ignoranza, sono il Portatore della Fiaccola, sono il Supremo
Splendore.
72. Sono l’Abile
Dottore, il Grande Saggio, colui che guarisce ogni afflizione mentale, colui
che, secondo a nessuno, estrae la freccia dagli esseri feriti dalle emozioni
disturbanti.
73. Reco tutti i
marchi maggiori (dell’essere supremo), sono adorno di tutti i segni minori, il
mio corpo eccelle in tutti gli aspetti ed esso va in aiuto di tutti i
sofferenti.
74. Io, il grande
Saggio, possiedo i dieci poteri, le quattro intrepidità che non temono
alcunché, le diciotto qualità non mescolate, il supremo Veicolo.
75. Io con un
breve insegnamento metterò in moto la Ruota del Dharma. Questo piccolo elogio
ha esposto solo alcune delle qualità del Tathāgata,
76. poiché la
saggezza del Buddha è infinita, simile all’immenso cielo. Anche se ne parlassi
per un intero kalpa non potrei esaurire l’elenco delle qualità del Buddha!
Capitolo intitolato:
La messa in movimento della Ruota del Dharma, il ventiseiesimo.
NdT
[1] Ovvero non temere che si dica che:
1. Non si è raggiunto il perfetto Risveglio; 2. Non si è messo fine alle
contaminazioni; 3. Non è per il bene altrui che si sono rivelati gli antidoti;
4. Non si è rivelato agli altri ciò che va abbandonato. Cfr. Cornu, Dizionario
del Buddhismo, pag. 81.
[2] La versione inglese propone una
traduzione forse migliore: è di grande
apertura mentale.
[3] In questo solo punto si passa
ancora una volta alla narrazione in prima persona.
[4] De Foucaux traduce con: les cinq de bonne caste…, ma la versione
inglese, i miei cinque compagni di ascesi,
risulta più coerente. L’espressione les
cinq de bonne caste si ritrova anche nella versione francese dal tibetano.
[5] Alla lettera, un vivente. Un asceta itinerante,
appartenente ad un ordine contemporaneo del Buddha, ad oggi estinto.
[6] Ovvero: con quale maestro hai vissuto praticando la via religiosa?
[7] De Foucaux propone qui una diversa
traduzione, che si ritrova anche nella versione francese del testo tibetano: Gautama, mi prometti che diverrò certamente
un Arhat? Tale traduzione sembra però smentita dalle risposte del Buddha e
dal seguito della narrazione.
[8] Vedi nota 7.
[9] Alle pratiche ascetiche.
[10] Qui è evidente un errore di De
Foucaux, che traduce: Voilà ce qu’ils
dirent, ovvero: ecco ciò che essi
dissero. Ma i cinque asceti non riuscirono a pronunciare le parole che
avevano concordato, anzi!
[11] De Foucaux continua a chiamarli les cinq de bonne caste, i cinque di buona casta, di nobile
stirpe, lignaggio. Si veda la nota 4.
[12] L’epiteto italiano Venerabile traduce spesso nella
letteratura e nella saggistica relativa al Buddhismo il termine sanscrito āyuṣmant (pali: āyasmā). Ma il significato preciso di āyuṣmant è longevo,
indica cioè un essere che vive a lungo. La versione inglese esplicita tale
traduzione: Non dovreste rivolgervi al
Tathāgata chiamandolo venerabile, che significa longevo (long-lived).
L’insieme dei due periodi è di difficile
comprensione e traduzione. Nelle versioni francesi (Depuis longtemps il ne vous a donné ni profit, ni secours, ni bien ȇtre,
e longtemps le vous ai nui, et je ne vous
ai donné ni secours ni bien ȇtre) non è chiaro il soggetto: forse il Buddha
parla di se stesso (in terza persona per De Foucaux, in prima nella traduzione
dal tibetano), per cui parrebbe rammaricarsi perché nel passato non era stato
di aiuto per i cinque asceti. Secondo la versione inglese la traduzione
potrebbe essere del tutto diversa: Tra
non molto tempo potreste raggiungere i vostri obiettivi, il benessere e la
felicità.
[13] Ugualmente
significativa la versione inglese: Quindi
conosceremo un'esistenza diversa da questa vita ordinaria.
[14] La potenza
divina, personificata dalla dea Śacī, detta anche Indrāṇī, la consorte di
Indra.
[15] Probabilmente si
tratta degli otto dharma mondani,
situazioni che distolgono dalla pratica della Via. Sono quattro coppie di
speranza e timore: guadagno/perdita, piacere/sofferenza, fama/insuccesso,
lode/biasimo.
[16] Traduco
liberamente ciò che in De Foucaux è: par
toi qui as abandonné toute folie. Nella versione inglese: forone who renounces all mad carelessness.
Nella versione dal tibetano si legge: tu
as… abandonné sans exception toute espèce d’immodestie, riferendosi però
alla persona del Buddha (tu…ȏ guide),
il che pare inesatto. Qui l’esortazione va riferita a chi il Dharma desidera
ascoltarlo (i Deva, in particolare), non certo a chi lo ha compreso, cioè il
Risvegliato.
[17]
Pure
intendendo ricchezza in senso
interiore, la traduzione di De Foucaux è insoddisfacente. La versione inglese recita:
Che i tuoi poteri, facoltà e
concentrazione rendano generoso il raccolto della liberazione. Quella dal
testo tibetano: Fai crescere il raccolto
di una mente veramente libera dal dominio dei sensi.
[18] Non è chiaro di
cosa si tratti. Forse i sette precetti
della causa e dell’effetto di Atīśa? Cfr. Dizionario del Buddhismo,
pag. 571.
[19] Lo Svastika, dalla ben nota forma a croce
uncinata, è in origine un emblema solare di buon auspicio. Il Nandyāvarta indica una ruota destrogira, altro segno di
gioia e buona sorte. V. cap. VII nota 52.
[20] Secondo
la versione inglese (meno convincente) il Bodhisattva dice: Quando diventerò perfettamente illuminato,
cercherò il Dharma. Nella versione francese dal testo tibetano la figura
del Bodhisattva Cakravartin non è
menzionata.
[21] De Foucaux usa il termine sanscrito pravrajita,
che indica colui che ha appena ricevuto l’ordinazione monastica. Inizia qui
l’esposizione delle quattro Nobili Verità, il Dharmacakrapravartana Sūtra
(in pāli Dhammacakkappavattana Sutta), il Sūtra della messa in
moto della Ruota del Dharma. Il testo del sūtra è reperibile in molte
traduzioni italiane, anche sul web.
[22] Nel testo: brahmacārin, lo studente di religione,
uno dei quattro stadi della vita per gli hindu.
[23] Utilizzo qui la
terminologia tradizionale italiana per indicare gli otto rami del Nobile
Ottuplice Sentiero. L’aggettivo che precede ognuno di essi (retto) è reso con parfait nel testo di De Foucaux e con correct nella versione inglese. Cfr. il Dizionario del Buddhismo,
pag. 488.
[24] Pur discostandomi
talvolta dalla traduzione letterale del lavoro di De Foucaux, ritengo qui più
corretto rifarmi anche a versioni più recenti del fondamentale sermone sulle
quattro Nobili Verità. Cfr. il testo in R. Gnoli (a cura di), La
rivelazione del Buddha – I testi antichi, Ed. Mondadori, pag. 8 e
seguenti. Qui, ad esempio, De Foucaux legge: la brama che si rinnova senza sosta, il che non è errato, ma non fa
riferimento all’imprescindibile dottrina delle rinascite.
[25] Spesso definite
anche come le Quattro Verità dei Nobili,
ovvero degli Āryapudgala, gli Esseri
Nobili.
[26] I dodici aspetti
sono conseguenti al triplice svolgimento delle Quattro Nobili Verità (3 x 4),
ognuna delle quali deve essere realizzata in tre fasi: 1) conoscenza della
Verità e della sua validità universale, 2) conoscenza del fatto che, essendo
essa valida, allora deve essere praticata, 3) conoscenza dell’avvenuto
adempimento di tale dovere. Cfr. le note 12, 13 e 14 al testo del sūtra nel
volume: La rivelazione del Buddha, pag. 11-12.
[27] Una traduzione letterale
del testo di De Foucaux è obiettivamente improponibile. Le stesse difficoltà si
ritrovano comunque nella versione inglese e in quella francese dal tibetano.
Nei gāthā successivi, dal n. 35 al n. 39,
viene riproposta una sintetica esposizione del meccanismo della produzione
condizionata. Utilizzo qui la terminologia più attuale, cfr. il Dizionario
del Buddhismo alla voce: interdipendenza,
pag. 266.
[28] Nella catena dei
dodici anelli della produzione condizionata, dall’ignoranza sorgono, secondo
l’ordine tradizionale, i saṃskāra (formazioni karmiche), quindi la coscienza, il
nome-e-forma, le sei sorgenti dei sensi, il contatto, la sensazione (piacevole,
spiacevole o neutra), il desiderio avido (sete), l’attaccamento (possesso,
presa), il divenire (esistenza), la nascita, la vecchiaia-e-morte.
[29] Qui la traduzione
letterale del testo di De Foucaux condurrebbe ad una erronea visione dell’insegnamento
del Buddha: se non c’è un’anima unita a
un corpo non c’è più una persona che trasmigra.
[30] D.F. parla, in
maniera più generica ed imprecisa, di dubbio
e indecisione.
[31] Gli avversari del
Buddhadharma, coloro che sostengono i
punti di vista estremi del nichilismo e dell’eternalismo.
[32] Triratna,
i Tre Gioielli nelle tradizioni indiane, i Tre Tesori in quelle
sino-giapponesi, i Tre Rari e Supremi nelle scuole tibetane. Il Saṅgha è la
comunità dei praticanti, i fedeli del Buddhadharma.
[33] Secondo il
Mahāyāna indiano e tibetano (non per quello sino-giapponese) il Buddha nel
corso della sua vita espose tre cicli di insegnamenti (ovvero i tre giri della
Ruota): a Sārnāth le Quattro Nobili Verità, a Rājagṛha la Prajnāpāramitā
(la vacuità dei fenomeni), in altri luoghi gli insegnamenti sull’aspetto
luminoso della mente, sulla natura di Buddha presente in ogni essere ecc. –
Cfr. il Dizionario del Buddhismo
alla voce: sūtra, pag. 611.
[34] Piuttosto
diversa, ma altrettanto significativa, la versione inglese dei gāthā 50 e 51: In
passato, per centinaia di vite questo Buddha si adoperò diligentemente verso il
risveglio e fece meglio di molte centinaia di migliaia di bodhisattva. Così
lui, il Benefattore, raggiunse il più propizio Risveglio. La Ruota del Dharma,
che gira per tre volte, è stata messa in moto, quindi è per questo che stiamo
in silenzio. / Quando i cento milioni di esseri ascoltarono questa risposta dai
buddha, svilupparono il potere dell’amore ed entrarono nel Risveglio supremo e
di buon auspicio. Poi dissero: Anche noi siamo in grado di seguire le orme di
questo saggio con tutta la sua splendente diligenza e potere. Ora possiamo
diventare rapidamente i Migliori in questo mondo; possiamo dare agli altri l’occhio
del Dharma.
[35] Ovvero non può
essere compresa intellettualmente, usando la ragione, il pensiero dualistico,
la concettualizzazione.
[36] Come chiarisce
la versione inglese, è libera dal pensiero concettuale.
[37] Vedi nota 30.
[38] Figura
cosmogonica, l’Uomo primordiale che rappresenta la totalità del genere umano.
Cfr. il già citato Dizionario
dell’Induismo, pag. 348.
[39] O forse Colui
che può predire il futuro Risveglio di un Bodhisattva (in questo caso
Maitreya, il Buddha futuro, al quale il Tathāgata si sta rivolgendo).
[40] La versione
inglese parla di specchio (mirror) della saggezza.
[41] La gemma che
esaudisce tutti i desideri.
[42] Pressoché
intraducibile la versione di De Foucaux: il
a renoncé à interrompre le souffle vital des autres qu’il soutient (au
contraire).
[43] Sarebbe
interessante verificare una traduzione di questo tipo: ha mostrato le
qualità di coloro che [..] hanno offerto rifugio a molti. Infatti al precetto di ‘non uccidere’ si
affianca in positivo quello di ‘compiere azioni che favoriscono la vita’.
[44] Il testo di
D.F. riporta tra parentesi il termine mantra, qui inteso con ogni
probabilità nel senso di formule segrete.
[45] Nella versione
inglese: non ha mai vacillato nella sua determinazione a rinunciare alla
ricchezza.
[46] D.F. accanto
al termine che qui traduco con rasare ha apposto tra parentesi un punto
interrogativo [a soigné (?) leurs cheveux], non comprendendo
probabilmente il senso della parola sanscrita Pravrajita (da lui non
tradotta), che indica il monaco novizio. Ritengo che la frase indichi il fatto
che i monaci erano e sono soliti radersi i capelli l’un altro, operazione alla
quale nemmeno il Buddha si sottraeva.
[47] La
protuberanza detta uṣṇīṣa.
[48] Per tradurre
in maniera comprensibile questo passo faccio necessariamente ricorso alla
versione inglese. Nella versione francese dal testo tibetano questa sezione è
invece del tutto assente, in quanto il discorso del Buddha a Maitreya vi
compare solo fino alla descrizione delle qualità della Ruota del Dharma.
[49] La traduzione
di De Foucaux dei passi successivi risulta sovente confusa, in quanto la
suddivisione dei periodi è stata probabilmente imprecisa: le espressioni con
cui il Buddha è indicato (es. Colui Che Possiede il Potere di Conoscere la
Via Che Conduce in Ogni Luogo) vengono infatti riportate alla fine del
passo successivo, per cui rimane oscuro il motivo dell’epiteto stesso, che va
invece ricercato nelle righe precedenti. E questo accade dal rigo in cui il
Tathāgata è detto Grande Nārāyaṇa fino a quello in cui è definito Colui
che possiede il potere di conoscere… come si esauriscono tulle le
contaminazioni senza eccezione.
[50] L’ultimo gāthā
riportato da De Foucaux in questo capitolo era il numero 51, ma la numerazione
riprende qui con il numero 53. Si tratta di una svista o di un banale refuso,
che non è il caso di correggere.
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Il Parco delle Gazzelle di Sarnath - 1999 |
Capitolo
ventisettesimo
Epilogo
I figli degli dei che
si erano riuniti quando il Buddha faceva girare la Ruota del Dharma mostrano
agli altri figli degli dei tutti i meriti che derivano dalla diffusione e dallo
studio del Lalitavistara. – Meriti che nascono dai sacrifici rivolti ai Buddha.
– Meriti di colui che presenta questo testo agli altri esseri.
I figli degli dei
che avevano pregato il Tathāgata di insegnare il Dharma, guidati da Maheśvara, Nandana,
Sunandana, Candana, Mahita, Praśānta e Vinīteśvara, in numero di un milione e
ottocentomila [1], si erano
nuovamente riuniti quando il Tathāgata aveva fatto girare la Ruota del Dharma.
A quel punto il Beato così si rivolse a quegli esseri divini del Reame della
Forma Pura, guidati da Maheśvara:
Amici, questo
insegnamento del Dharma chiamato Lalitavistara è un Sūtra molto esteso che
espone le attività ludiche del Bodhisattva. Costituisce una introduzione al
gioco nel dominio del Buddha e che il Buddha ha utilizzato per presentare se
stesso. Studiatelo, preservatelo, ripetetelo. [Insegnatelo dettagliatamente ai
discepoli], e così questo metodo del Dharma si diffonderà.
Coloro che seguono
il veicolo dei Bodhisattva quando ascolteranno questo insegnamento del Dharma
svilupperanno la più ferma determinazione nel perseguire il supremo Risveglio
perfetto e compiuto. Gli esseri che svilupperanno una forte inclinazione verso
di esso genereranno la forza della grande pioggia del Dharma, e l’esercito del
demone sarà completamente distrutto. Tutti gli avversari non avranno più modo
di manifestarsi; da parte vostra, la richiesta di insegnare questo Dharma
costituirà una radice di virtù con grandi effetti, che farà maturare un grande
frutto, che apporterà grandi benefici.
O amici, chiunque
renderà omaggio con le mani giunte in añjali mudrā a questo insegnamento del
Dharma, il Lalitavistara, conseguirà le otto qualità supreme. Quali sono le otto
qualità supreme? Egli otterrà un corpo perfetto, una forza perfetta, un
perfetto seguito, una perfetta presenza mentale, una perfetta rinuncia, una
perfetta purezza della mente, una perfetta concentrazione, una perfetta
manifestazione dell’intuizione profonda. Queste sono le otto supreme qualità
che egli conseguirà.
O amici, chiunque
allestirà un trono del Dharma per un insegnante di Dharma che voglia esporre
questo insegnamento del Dharma, il Lalitavistara, otterrà le otto posizioni
desiderabili non appena il trono sarà stato preparato. Quali sono le otto
posizioni desiderabili? Egli conseguirà la posizione di un grande uomo
d’affari, la posizione di un padrone di casa, la posizione di un monarca
universale, la posizione di un Guardiano del Mondo, la posizione di Śakra, la
pozione di Vaśavartin, la posizione di Brahmā, la posizione di un bodhisattva che siede sul trono del
leone di colui che ha dimorato nel luogo del supremo Risveglio, il trono di
colui che non ritorna ed ha sconfitto gli attacchi del demone, il trono di
colui che ha raggiunto il risveglio perfetto e insuperabile di un Buddha e che
mette in movimento la Ruota del supremo Dharma. Queste sono le otto posizioni desiderabili che egli
conseguirà.
O amici, chiunque darà la sua
approvazione a chiunque esporrà questo insegnamento del Dharma, il
Lalitavistara, otterrà le otto perfette purezze della parola. Quali sono le otto
perfette purezze della parola? La perfetta purezza della parola che è in
accordo con la verità, poiché le azioni sono conformi alle parole; la perfetta
purezza della parola che è ricordata, poiché cattura la moltitudine degli
ascoltatori; la perfetta purezza della parola che è ascoltata, poiché non è
fastidiosa per nessuno; la perfetta purezza della parola gradevole e dolce,
simile al canto di un kalabiṅka, poiché rallegra il corpo e lo spirito; la
perfetta purezza della parola amorevole, poiché raccoglie gli esseri con la sua
mancanza di asprezza; la perfetta purezza della parola di una voce simile a
Brahmā, poiché armonizza tutti gli esseri; la perfetta purezza della parola di
una voce tonante come il ruggito del leone, poiché non è superata da alcun
avversario; la perfetta purezza della parola della voce di un Buddha, poiché
pacifica completamente le facoltà sensoriali di tutti gli esseri. Queste sono le
otto perfette purezze della parola che egli otterrà.
O amici, chiunque metterà per
iscritto questo insegnamento del Dharma, il Lalitavistara, lo memorizzerà, lo
leggerà, lo rispetterà, lo venererà, renderà ad esso omaggio, e senza alcun
pensiero di avidità lo loderà nelle quattro direzioni dello spazio dicendo:
Venite! Trascrivete questo insegnamento, memorizzatelo, leggetelo, meditatelo,
studiatelo –, costui otterrà gli otto grandi tesori. Quali sono gli otto grandi
tesori? Il tesoro del richiamo, grazie
all’assenza di oscurazioni della mente; il tesoro della comprensione, grazie
all’attenta analisi; il tesoro della realizzazione, grazie alla conoscenza del significato
di tutti i Sūtra; il tesoro della memorizzazione, grazie alla comprensione di
tutto ciò che è ascoltato; il tesoro della forza, grazie al generare gioia per
tutti gli esseri con parole gentili; il tesoro del Dharma, grazie alla perfetta
osservanza dell’autentico Dharma; il tesoro della mente del (supremo)
Risveglio, grazie alla salvaguardia del lignaggio dei Tre Gioielli; il tesoro
del compimento, grazie al conseguimento della verità della produzione
condizionata. Questi sono gli otto tesori che egli otterrà.
O amici, chiunque insegnerà e spiegherà questo insegnamento del Dharma, il Lalitavistara, otterrà le otto accumulazioni. Quali sono le otto accumulazioni? Egli otterrà la perfetta accumulazione della generosità, grazie alle qualità della mente priva di avidità; otterrà la perfetta accumulazione della disciplina, grazie al compimento di tutte le motivazioni virtuose; otterrà la perfetta accumulazione della conoscenza, grazie al conseguimento della conoscenza priva di attaccamenti; otterrà la perfetta accumulazione del calmo dimorare, grazie alla realizzazione di tutti gli assorbimenti meditativi; otterrà la perfetta accumulazione dell’intuizione profonda, per il perfetto conseguimento della triplice conoscenza; otterrà la perfetta accumulazione dei meriti, per la perfetta purificazione dei trentadue marchi (maggiori), degli ottantaquattro segni minori e degli ornamenti dei campi del Buddha; otterrà la perfetta accumulazione della saggezza, per il soddisfacimento degli esseri a seconda delle loro inclinazioni; otterrà la perfetta accumulazione della grande compassione, per la perfetta maturazione di tutti gli esseri. Queste sono le otto accumulazioni che egli otterrà.
O amici, chiunque, possedendo tale visione e ritenendo che anche gli altri esseri debbano ricevere questo insegnamento, esponga chiaramente agli altri questo insegnamento del Dharma, il Lalitavistara, otterrà attraverso questa radice di virtù le otto pure forme di merito. Quali sono le otto pure forme di merito? La prima pura forma di merito consiste nel divenire un monarca universale, Cakravartin. La seconda pura forma di merito consiste nel divenire il sovrano del Reame dei Quattro Grandi Re. La terza pura forma di merito consiste nel divenire Śakra, il Signore degli dei. La quarta pura forma di merito consiste nel divenire il figlio divino Suyāma. La quinta pura forma di merito consiste nel divenire Santuṣita. La sesta pura forma di merito consiste nel divenire Sunirmita. La settima pura forma di merito consiste nel divenire Vaśavartin, re degli dei. L’ottava pura forma di merito consiste nel divenire Brahmā, il Grande Brahmā. Egli diviene così un Tathāgata Arhat, Buddha perfetto e compiuto, libero da tutti i dharma non virtuosi e dotato di tutti i dharma virtuosi. Queste sono le otto pure forme di merito che egli otterrà.
O amici, chiunque ascolterà con attenzione questo insegnamento del Dharma, il Lalitavistara, otterrà gli otto stati puri della mente. Quali sono gli otto stati puri della mente? Egli otterrà l’amore, per distruggere tutte le negatività; otterrà la gioia, per abbandonare ogni stato tristezza; otterrà la compassione, per vincere ogni malevolenza; l’equanimità, per vincere gli attaccamenti e le avversioni; otterrà le quattro concentrazioni, per esercitare il dominio su tutti i reami della forma; otterrà le [quattro] entrate nel regno del senza-forma, per dominare la mente; otterrà le cinque forme di conoscenza superiore, per recarsi in tutti i campi dei Buddha; otterrà la distruzione degli attaccamenti verso tutte le inclinazioni, per conseguire la meditazione profonda che avanza con passo eroico. Questi sono gli otto stati puri della mente che egli otterrà.
O amici, ovunque si trovi questo insegnamento del Dharma, il Lalitavistara, in un villaggio, in una città, un sobborgo, un quartiere, una contrada poco abitata, un cortile o un tempio, lì non si manifesteranno più le otto paure, se non provengono dalla maturazione del karma passato. Quali sono le otto paure? Non si manifesterà più la paura causata dai governanti; non si manifesterà più la paura causata dai ladri; non si manifesterà più la paura causata dalle fame nel deserto; non si manifesterà più la paura causata dalle lotte, dalle dispute, dai litigi; non si manifesterà più la paura causata dagli dei; non si manifesterà più la paura causata dai Nāga, dagli Yakṣa e dagli altri esseri [maligni]; non si manifesterà più la paura causata da ogni dispiacere [2]. Queste, o amici, sono le otto paure che non si manifesteranno più, a meno che non provengano dalla maturazione del karma passato.
In breve, o amici, anche se un Tathāgata recitasse le lodi di questo insegnamento del Dharma ininterrottamente, giorno e notte, per la durata di un kalpa, non porterebbe a termine le lodi di questo insegnamento del Dharma, ed egli continuerebbe ancora.
E ancora, o amici, la disciplina del Tathāgata, la sua concentrazione, la sua saggezza, la sua completa liberazione, la visione della sua conoscenza [3] sono talmente incommensurabili e sconfinate che se qualcuno, chiunque egli sia, comprenderà questo insegnamento del Dharma, lo memorizzerà, lo reciterà, lo trascriverà, lo farà trascrivere, lo recepirà, lo insegnerà e lo esporrà con chiarezza e precisione alla sua comunità, sviluppando il pensiero che anche gli altri esseri possano così ricevere il supremo Dharma, (il suo e) il loro merito sarà illimitato.
Quindi il Beato si rivolse con queste parole al Venerabile Maha Kāśyapa, al Venerabile Ānanda e al Bodhisattva Mahāsattva Maitreya:
O amici, il supremo, perfetto e compiuto Risveglio che ho definitivamente realizzato in un tempo incommensurabile di migliaia di milioni di kalpa, io lo ripongo nelle vostre mani, lo consegno come un supremo affidamento. Voi stessi custodite questo insegnamento del Dharma e insegnatelo dettagliatamente agli altri.Poi il Bhagavat recitò i seguenti gāthā per trasmettere questo insegnamento del Dharma nel modo più completo:
1. Se qualcuno per molte centinaia di eoni facesse offerte numerose come i granelli di sabbia del fiume Gaṅgā a tutti gli esseri che ho visto con gli occhi del Buddha divenire Arhat come Śāriputra,
2. il suo merito sarebbe inferiore a quello di colui che con mente gioiosa, anche per un solo giorno e una sola notte, offrisse una ghirlanda o un altro oggetto ad un Buddha Solitario.
3. Se qualcuno per molte centinaia di eoni offrisse con mente attenta fiori, essenze ed unguenti a tutti gli esseri, divenuti Buddha Solitari,
4. il suo merito sarebbe inferiore a quello di colui che anche per una sola volta, con devozione, si inchinasse ad un Tathāgata, dicendo: Omaggio al Meritevole!
5. Se qualcuno per molte centinaia di eoni offrisse a tutti gli esseri, divenuti Buddha, i più bei fiori del mondo degli dei e del mondo umano,
6. il suo merito sarebbe inferiore a quello di colui che nell’epoca della degenerazione del santo Dharma, rinunciando al proprio corpo e alla propria vita [4], meditasse questo Sūtra anche per un solo giorno e una sola notte.
7. Chiunque desideri rendere omaggio alle Guide, ai Buddha Solitari come pure agli Uditori, dovrà generare con determinazione la mente del Risveglio e tenere costantemente presente questo nobile Sūtra.
8. Poiché esso, il Sūtra proclamato da tutti i Tathāgata, è il re di tutti i buoni insegnamenti. In qualsiasi casa esso si trovi, il Tathāgata vi dimora costantemente, poiché questo è il gioiello dei Sūtra.
9. Colui che ne reciterà anche una sola parola otterrà grandi ed infinite qualità per milioni di eoni; colui che donerà questo Sūtra agli altri non si allontanerà mai dalle sue parole o dal suo significato
10. Chiunque ascolti questo insegnamento e lo metta in pratica diverrà una guida insuperabile per gli uomini, sarà un essere senza eguali, simile ad un Oceano inesauribile.
Così parlò il Bhagavat, il Sublime. I figli degli dei guidati da Maheśvara, i figli degli dei Śuddhāvāsakāyika guidati da Maitreya, tutti i Bodhisattva Mahāsattva guidati da Maha Kāśyapa, tutti i grandi Uditori, i Deva, gli uomini, gli Asura, i Gandharva e il mondo intero si rallegrarono per le parole del Beato.
Questo è il capitolo del Venerabile Lalitavistara intitolato: Epilogo, il ventisettesimo.
Il Sūtra del Grande Veicolo, il Re dei Gioielli, detto Lalitavistara,
che descrive il santo cammino di tutti i Bodhisattva, è terminato.
Di tutti i fenomeni che procedono da una causa il Tathāgata ha spiegato l’origine;
parimenti il Grande Asceta ne ha spiegato la cessazione.
NdT
[1] Diciottomila, secondo le altre due
versioni già citate.
[2] De Foucaux elenca solo sette tipi
di paure, a meno che non si voglia disaggregare quella nei confronti dei Nāga,
degli Yakṣa o degli altri esseri terrificanti. La versione tibetano-francese
separa la paura dei Nāga da quella degli Yakṣa, aggiunge la paura dei serpenti e
non cita i dispiaceri. La versione sanscrito-inglese separa Yakṣa, Nāga ed
esseri maligni.
[3] Secondo De Foucaux: la
disciplina del Tathāgata…, la visione incommensurabile e sconfinata della sua
conoscenza sono tali che…
[4] Nella versione inglese si legge: si
preoccupa per il proprio corpo e la propria vita. Si può comunque dire che il modo migliore
per prendersi cura della vita è abbandonarla, rinunciare ad essa come fece il
giovane Siddhārtha quando lasciò il palazzo.
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