venerdì 27 ottobre 2023

INTRODUZIONE AL PENSIERO TRADIZIONALE CINESE - 2 - Le Origini della Tradizione - Lo Sciamanesimo in Cina e il Taoismo

Lezione 2 - Le Origini della Tradizione - Lo Sciamanesimo in Cina e il Taoismo

 Si è detto che secondo René Guénon la Tradizione ha origini sovrumane, in quanto dipende da un Principio di natura trascendente, ed è quindi unica, extra-temporale. Le forme tradizionali invece si diversificano e si trasformano, nascono e cessano secondo le leggi di necessità della storia umana, ed è di questo che ci si occuperà studiando l’evoluzione di tali forme nella storia della Cina, attraverso i linguaggi con i quali la Tradizione si manifesta: in particolare il linguaggio del mito e dei simboli.

 A questo proposito abbiamo già visto come l’Imperatore Giallo Huangdi e i suoi ministri salirono al cielo aggrappati alla barba di un drago (animale simbolico per eccellenza, in Cina e altrove), e citiamo quale altro esempio il mito secondo cui l’imperatore Shun, ultimo dei Cinque Imperatori, fu il primo uomo che riuscì a volare come un uccello, grazie agli insegnamenti ricevuti dalle figlie del suo predecessore Yao, Nü Ying e O Huang. Interessante è il fatto che l’arte del “volo magico”, espressione simbolica che indica gli stati estatici, sia stata insegnata ad un uomo dalle donne, nelle quali risiedeva evidentemente l’origine del potere magico. Indizio di un probabile matriarcato originario nell’antica Cina, e non solo.

 La figura del primo re della dinastia Xia (2070-1600 a.C.), Yu il Grande (Da Yu), a cui Shun, ultimo dei Cinque Imperatori, cedette il trono, è una figura storica nel senso comune del termine: con lui si passa dalle dinastie mitiche a quelle con le quali la storia della Cina si delinea con chiarezza. Ma la figura di Yu è ugualmente molto significativa proprio dal punto di vista del mito.

Yu, figlio del dio della Terra, rappresenta tuttora per la Cina un eroe nel senso proprio del termine, un essere al tempo umano e divino (si pensi ad Ercole, Achille, Sigfrido), a cavallo tra storia e mito, modello esemplare nel quale identificarsi; egli fu lo storico fondatore di una grande civiltà e l’incarnazione dei suoi valori fondamentali.

Yu riuscì in una impresa di assoluta importanza per l’intera civiltà cinese, laddove i suoi predecessori avevano fallito: dominò le acque che a causa del Diluvio Universale stavano salendo fino al Cielo; anziché cercare invano di fermarle con inutili dighe, lasciò che la natura operasse secondo le sue leggi, aprì la via al corso dei fiumi, ne scavò i letti, costruì canali per l’irrigazione dei terreni, aprì valichi tra i monti per permettere alle acque di superarli. I lavori durarono 13 anni, e per tutto il tempo Yu partecipò agli scavi insieme a 20mila operai. Fu coadiuvato da un dragone giallo e da una tartaruga nera, si lasciò possedere e guidare dagli spiriti degli animali, che conosceva ed imitava. Al suono dei tamburi si trasformava in orso (o in un fagiano o una tortora), danzava come un orso, camminava come un orso, e ne introiettava la forza e l’energia che utilizzava nel lavoro. Si noti, fatto significativo, che l’orso è simbolicamente legato all’elemento Terra, di cui Yu era il figlio.

 Al termine dell’opera, affaticato dal lavoro, indebolito e rinsecchito nel corpo, Yu fu colpito da una paralisi laterale, che lo costrinse a camminare zoppicando e saltellando. Il suo passo claudicante divenne il modello di una danza sciamanica, eseguita dai maestri taoisti, chiamata "Yu-bu" (il "passo di Yu"). Nonostante la zoppia attraversò il regno, lo riordinò suddividendolo in Nove Province e lo riportò in armonia. Giunse così a rappresentare per i Cinesi la personificazione dello spirito di sacrificio, un perfetto modello di Re santo ed universale, che diede origine ad una nuova era.

Nel Taoismo e nelle religioni popolari cinesi, Yu è considerato una divinità dell’acqua e il capo dei Cinque Re degli Immortali dell’Acqua, venerati in templi e santuari.


 Come si è visto, la vita del re Yu è ricca di episodi e di simboli che rinviano esplicitamente ad un fenomeno culturale, sociale, religioso, che ha attraversato in forme diverse la storia di tutti i popoli senza peraltro scomparire del tutto, lo sciamanesimo (etimologicamente, lo sciamano è “colui che conosce”. Il termine tunguso šamān nasce in Asia settentrionale, e nel Buddhismo designerà la figura del novizio).

 Le prove del legame esistente tra la vicenda del re Yu e il fenomeno dello sciamanesimo in Cina sono evidenti: il dominio da parte di Yu sull’elemento acqua (il Diluvio) e sugli esseri sovrumani (il drago, la tartaruga), le danze estatiche al suono dei tamburi, le metamorfosi e l’acquisizione dei poteri degli animali (l’orso, il fagiano), la zoppia (indice di un rapporto con il mondo ultraterreno), nonché l’attraversamento del Regno nonostante la menomazione fisica e la risoluzione dei problemi politico-amministrativi, il che può rimandare al “viaggio sciamanico”, finalizzato alla soluzione di questioni individuali o collettive.

Una particolare attenzione merita il passo di Yu (Yu-bu), tipico esempio di una vera e propria danza estatica che porta chi la esegue ad uno stato di trance. Il fatto che il passo sia legato alla zoppia del danzatore rinvia ad uno suo stretto legame con il mondo ultraterreno, ed infatti nello sciamanesimo di tutti i popoli le danze estatiche costituiscono uno dei procedimenti mediante i quali si acquistano poteri di controllo sugli uomini e sulla natura. Tale potere, e questo anticipa ciò di cui ampiamente si parlerà, è chiamato Tao sia nei testi della tradizione taoista sia in quelli confuciani.

 Questi elementi, con molti altri, sono appunto ciò che contraddistinguono il fenomeno dello sciamanesimo, o sciamanismo: stati estatici, visioni, acquisizione di “poteri”, discese nell’oltretomba e rapporti con i morti, ascensioni e voli magici, utilizzo di maschere e di strumenti musicali (tamburi), danze, sacrifici e offerte, uso di sostanze psicoattive, conoscenza e lavorazione di erbe e piante, azioni curative e guarigioni magiche…

Lo sciamano (uomo o donna che sia) all’interno della comunità di appartenenza è quindi mago, stregone, veggente, guaritore, psicopompo, sacerdote, vero e proprio “pontefice”, il costruttore dei ponti che mettono in contatto gli uomini con gli altri esseri di questo mondo e con gli abitanti dei mondi ultraterreni.

La figura del re Yu (come d’altra parte quella di Fu Xi e degli altri primi Re ed Imperatori) rientra quindi pienamente in questo schema (Yu e i suoi predecessori come sciamani) e ci permette di introdurre il tema delle origini del pensiero tradizionale in Cina senza necessariamente seguire il consueto approccio storico che vede un passaggio progressivo dalla cosiddetta “preistoria” alle fasi successive della civiltà umana, dal pensiero pre-logico (mitico) a quello logico-razionale (scientifico).

In tal modo si può abbandonare la visione (prettamente eurocentrica) che considera le civiltà e le culture dell’antichità come una sorta di “infanzia” dell’umanità mentre le società “moderne” (ovvero tecnologiche) ne costituirebbero la “maturità”, il punto di approdo di un progresso senza limiti. Secondo una concezione lineare del tempo e della storia che è nettamente distinta dalla concezione ciclica tipica delle culture tradizionali.  

 Si potrà dunque farsi guidare nello studio del pensiero tradizionale in Cina dai suggerimenti e dalle suggestioni del mito e dei simboli, andando al di là della mera successione cronologica dei filosofi, degli Imperatori, delle dinastie, delle guerre, delle conquiste e delle sconfitte.

 Lo storico delle religioni Mircea Eliade scrisse nel suo fondamentale testo Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi (1951) una sezione specificamente dedicata al legame tra lo Sciamanesimo e il Taoismo.

Nella Cina antica erano conosciuti, egli dice, vari tipi di maghi, streghe, medium, esorcisti ecc., ma in particolare esisteva, come si è visto sopra, un tipo specifico di mago, colui che è dedito alla ricerca dell’estasi, della esteriorizzazione della propria anima, della pratica del “viaggio”. Le leggende del Taoismo riportano innumerevoli storie di voli magici ed ascensioni, probabilmente esse hanno “elaborato e sistematizzato l’ideologia e le tecniche sciamaniche della Cina protostorica, per cui [i Taoisti] possono essere considerati come i successori dello sciamanismo” (Eliade).

In particolare, le storie dei primi Sovrani, degli Immortali taoisti, degli alchimisti, degli antichi maghi, parlano delle esperienze estatiche (i voli magici) più che di altri tipi di esperienze (ad es. le possessioni, gli esorcismi, la medianicità), il che conferma che la tradizione classica della spiritualità cinese, da sempre si può dire, guarda in primis al dominio spontaneo di sé e ad una perfetta integrazione con il Cosmo: Lin An saliva in cielo in pieno giorno, una sciamana cantava i suoi voli durante i quali allontanava le comete, Küh Yüan descriveva ascensioni lungo gli arcobaleni.

A partire dalla più remota antichità il mezzo classico per compiere i “viaggi in spirito”, ovvero raggiungere gli stati estatici, è la danza, accompagnata da canti e musiche, al suono di tamburi e flauti. Lo/a sciamano/a, indossato il costume rituale, mima il “viaggio” danzando, fino a che cade a terra senza forze. In quel momento si manifesta la presenza della divinità (shen), che può esprimersi attraverso la sua bocca.

Essi danzano in cerchio, ridono come spettri, parlano il linguaggio degli spiriti, e intorno a loro gli oggetti si sollevano in aria. 


  Il Taoismo, di cui si parlerà più estesamente in seguito, ha perciò assimilato un gran numero di arcaiche tecniche dell’estasi (come pure fecero lo Yoga indiano e il Buddhismo in tutti i luoghi in cui si diffuse, a partire dall’India e dal Tibet fino al Sud Est asiatico e al Giappone). Nei primi secoli che precedettero la nostra èra, il wu, lo sciamano, rappresentava il vero officiante del sacro in Cina, l’intermediario tra l’uomo e la divinità. E, da notare, la percentuale delle donne wu era schiacciante, anzi il termine wu in origine indicava solo la donna che dava voce allo shen. Il che indica che lo sciamanesimo wu era un fenomeno magico-religioso dominato dalla donna (di nuovo la fondata ipotesi di una primordiale società matriarcale).

 Si è visto che un elemento centrale nelle forme tradizionali è la trasmissione iniziatica da bocca a orecchio, da maestro a discepolo, che forma una catena ininterrotta nel tempo che garantisce la stessa autenticità della Tradizione. È ciò che avviene nello sciamanesimo, nel quale la trasmissione avviene in varie forme, storicamente diversificatesi. In un esempio, dopo una prima istruzione impartita dal padre, l’aspirante segue dei “corsi” presso altri istruttori, quindi ottiene il titolo di sacerdote al termine di una cerimonia pubblica, salendo a piedi nudi su una scala di dodici lame fino a raggiungere una piattaforma, da cui deve scendere nello stesso modo.

 Per concludere, un ultimo richiamo ad un tema già toccato: il legame tra lo sciamanesimo e gli animali. Si è visto ad esempio che Yu vestiva le pelli dell’orso e danzava come l’orso stesso; spesso il volo magico veniva eseguito utilizzando piume di uccello, tipico simbolo sciamanico. Ma se la presenza degli animali nello sciamanesimo è attestata pressoché in ogni luogo, in Cina il rapporto con essi è tipicamente di ordine cosmologico ed iniziatico: l’animale rappresenta la Notte, o la Terra, oppure l’antenato mitico, colui che conferisce l’iniziazione. Non si parla quindi di un “totemismo” cinese, il legame con l’animale non è (soltanto) di tipo magico, ad esempio per garantire un esito fortunato alla caccia; il rapporto dello sciamano con la bestia è piuttosto di ordine spirituale, mistico, dice Eliade. Lo sciamano vestendo la pelle animale giunge ad una “uscita da se stesso”, all’esperienza estatica. Non è una forma di regressione alla vita dell’animale, in quanto l’animale è già a questo punto portatore di simboli, un Animale mitico, un Animale cosmico. Lo sciamano si proietta quindi al di sopra di ste stesso, realizzando una forma di comunione con la vita cosmica.

Ecco qui, in tutta evidenza, il legame di contiguità e continuità tra lo sciamanesimo e il Taoismo, scuola di pensiero che si manifesta quale autentica Via tradizionale per l’evoluzione spirituale dell’uomo, e che nelle sue innumerevoli pratiche ha assimilato i movimenti, i passi, il respiro di molti animali (orso, cervo, scimmia, drago…), non come modelli da imitare banalmente, ma quali portatori di simboli, veicoli potenti di un viaggio verso l’integrazione con l’Universo.

Leggiamo Eliade:

Basta ricordarsi della parte di modello esemplare che certi animali hanno nelle tecniche mistiche taoiste per renderci conto della ricchezza spirituale dell’esperienza sciamanica ancora adombrata dal ricordo degli antichi Cinesi. Dimenticando i limiti e le false misure umane, nell’imitare congruamente i modi degli animali e i loro passi, il loro respiro, le loro grida ecc. si ritrovava una nuova dimensione della vita: si trovava la spontaneità, la libertà, la “simpatia” con tutti i ritmi cosmici, epperò la beatitudine e l’immortalità”.