venerdì 14 giugno 2013

Rinascere in Italia - Un'intervista al Dalai Lama

Dal quotidiano “La Repubblica” del 14 giugno un’intervista con il XIV Dalai Lama, a cura di Georg Blume, redattore del settimanale tedesco “Die Zeit”.
Molti gli argomenti trattati, dalla non-violenza allo status del Tibet all’interno della Repubblica Popolare Cinese all’Europa.
Particolarmente interessanti e stimolanti i giudizi su marxismo e capitalismo e sulle effettive realizzazioni storiche del socialismo.
Nella sua ultima affermazione, nemmeno il Dalai Lama sembrerebbe sfuggire ad alcuni stereotipi: Germania grandi lavoratori, Italia pane, amore e fantasia e così via…


Il Dalai Lama con Giuseppe Grillo detto Beppe,
comico politico italiano del XXI secolo

Il sogno del Dalai Lama: vorrei reincarnarmi in Europa

di Georg Blume

DHARAMSALA - Il piccolo palazzo dove il Dalai Lama è in esilio, nei pressi di Dharamsala, si trova a circa 1.800 metri di altitudine, con sullo sfondo le rocce dell'Himalaya. Qui ogni mattina, dalla passeggiata intorno all'edificio, arrivano centinaia di pellegrini da tutto il mondo. La strada è adornata di "bandiere di preghiera".
Cartelli invocano il Tibet libero. Il Dalai Lama sta accogliendo nel suo giardino pieno di fiori colorati alcuni suoi fedeli: un gruppo di russi, una coppia di vecchi tibetani, una famiglia coreana. Saluta e abbraccia i suoi ospiti. I coreani si mettono a piangere. Una donna svizzera urla "La amo!", lui sguscia via. Poco dopo ci accoglie nella sua stanza, un po' oscura.

Sulla strada verso la sua residenza abbiamo notato un monumento che commemora i martiri del regime cinese. La sua battaglia per il Tibet ha bisogno di altri martiri?

"Credo di no. Il mio desiderio principale è la preservazione del buddismo tibetano e della sua cultura. Le domande politiche passano in secondo piano. Anche se molte aree del Tibet, inclusa la regione dalla quale provengo, sono state per molto tempo sotto il controllo cinese, i tibetani si sentono sempre di più un gruppo etnico. Questo grazie al buddismo, alla cultura e alla lingua tibetani".

Lei una volta ha definito i tibetani come un popolo sostanzialmente bellicoso, che solo il buddismo avrebbe portato su posizioni più misurate. C'è il pericolo che i tibetani possano di nuovo affidarsi alla violenza?

"Ad oggi ci sono alcuni segnali di disgregazione morale.
C'è troppa pressione sui giovani tibetani, troppa ostilità. Per questo alcuni sacrificano la loro vita. Ma i giovani, che spesso mostrano una certa risolutezza, a volte possono fare danni e scatenare la violenza".


Sta dicendo che questi giovani danneggiano la causa tibetana?

"Le loro azioni non l'aiutano. Negli anni scorsi le proteste in Tibet sono cresciute. Questo ha aumentato la repressione e la presenza militare cinese. La questione Tibet deve essere risolta attraverso il dialogo, senza ricorrere allo scontro. Solo attraverso un'intesa si può arrivare a risultati realistici. Per questo dico alle organizzazioni giovanili tibetane che devono puntare a raggiungere una soluzione condivisa da entrambe le fazioni, in armonia. Per decenni francesi e tedeschi sono stati nemici. Poi le cose sono cambiate: De Gaulle e Adenauer hanno capito che era interesse di entrambi andare oltre un nazionalismo di vedute limitate. Così devono pensarla anche tibetani e cinesi".

Davvero crede che cinesi e tibetani possano tornare a relazioni pacifiche?

"C'è questa possibilità. E noi dobbiamo sostenerla. Oggi in Cina ci sono molti buddisti, circa 400 milioni e molti di loro sono fedeli al buddismo tibetano. Da un po' di tempo accolgo ogni settimana cinesi che arrivano qui dalla Repubblica popolare. I cinesi sono i nostri vicini. Che si voglia o no, dobbiamo vivere insieme. Il nuovo presidente Xi Jinping è di vedute più aperte, anche se è ancora presto per valutare il suo operato".

Non sarebbe molto più facile se le discussioni con i cinesi vertessero solo sulla possibilità di una Regione Autonoma all'interno della Repubblica popolare e non anche sull'idea di allargare i diritti a tutti i tibetani in Cina? Del resto, nelle trattative con gli israeliani, Arafat ha fallito dopo aver inseguito una soluzione per tutti i palestinesi, anche per i profughi.

"È vero. Ma Arafat perseguiva l'indipendenza. Noi non vogliamo l'indipendenza. Noi riconosciamo assolutamente la nostra esistenza all'interno della Repubblica Popolare. Solo tra questi confini la comunità tibetana potrà avere la sua autonomia".

Nel suo libro "La felicità al di là della religione" lei loda il fatto che negli ultimi anni molte persone sono state salvate dalla povertà, ma che tante altre muoiono di fame. Si riferiva alla Cina?

"Certo. Il mio interesse per il marxismo muove dal fatto che questa teoria dà molto valore alla giusta distribuzione dei beni, non si parla di profitto. È un principio morale, un pensiero, che risulta impossibile ai capitalisti, in quanto il capitalismo porta allo sfruttamento. Quando i paesi dell'Est Europa avevano ancora il vecchio sistema socialista, mentre quello capitalista non aveva ancora preso piede, speravo fortemente che in quei Paesi si riuscissero a sposare i principi socialisti con il dinamismo del capitalismo. Mi auguro che questo avvenga anche in Cina".

I comunisti di Pechino ascolteranno i suoi proclami?


"Temo che la Cina possa naufragare. Lì non c'è altro che capitalismo. Il solco tra ricchi e poveri oggi in Cina è troppo grande. Un contadino cinese tempo fa mi ha raccontato delle cose tremende. È una cosa folle, sconvolgente! Come si è potuti arrivare a tanto in un Paese socialista? Come si possono lasciare al proprio destino i contadini?"

Dove sta pianificando la sua rinascita?

"(ride, ndr) Lo scopo di una rinascita nel buddismo è quello di adempiere a compiti che non sono stati soddisfatti in una vita precedente. Perciò rinascerò in un posto dove tutto questo sarà più facile. Di sicuro sarà in un Paese libero e non in Tibet".

Per esempio?

"Se dovessi lavorare sodo, allora sceglierei la Germania. Ma molto probabilmente non sarà così. Perché la parte di me più spensierata preferisce l'Italia".


© Die Zeit

martedì 11 giugno 2013

Unisabazia 2013-2014

Qui di seguito i programmi dei corsi proposti per il prossimo anno accademico 2013/14:


INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA DEL BUDDHISMO

Il corso si articola in 10 incontri.
Suo obiettivo è quello di fornire una conoscenza non superficiale dei principali elementi della psicologia del buddhismo, attraverso lo studio di un noto simbolo dell’iconografia indiana, la “Ruota della Vita”.


Bhavachakra, la Ruota della vita

Esaminandone gli elementi (in particolare i 12 anelli della catena esterna), si analizzeranno i meccanismi mentali da cui sorge e si sviluppa la sofferenza dell’oggi e si pongono le condizioni per la sofferenza futura o per la guarigione.
L’esposizione sarà affiancata dalla presentazione di immagini, per consentire una migliore comprensione degli argomenti trattati.

  • Lezione n. 1:  Introduzione
  • Lezione n. 2:  L’ignoranza
  • Lezione n. 3:  L’azione (il karma)
  • Lezione n. 4:  Coscienza e mente-corpo
  • Lezione n. 5:  I sensi e le impressioni
  • Lezione n. 6:  I sentimenti e il desiderio
  • Lezione n. 7:  L’attaccamento e il divenire
  • Lezione n. 8:  La nascita
  • Lezione n. 9:  Vecchiaia e morte
  • Lezione n. 10: Proiezione di un video sui temi del corso.


INTRODUZIONE ALLA PRATICA DEL RILASSAMENTO (II anno)

Proseguendo ed approfondendo il lavoro dello scorso anno, verranno riproposte e sperimentate alcune semplici tecniche di rilassamento psico-fisico, basate sulla consapevolezza del corpo nelle sue posture (in piedi, in movimento, seduta, distesa), del respiro e dei fenomeni mentali. Il corso, che non riveste finalità terapeutiche, non richiede alcuna esperienza né particolari requisiti fisici o conoscenze teoriche, e si articolerà in 10 lezioni
I titoli delle singole lezioni sono soltanto indicativi, e costituiscono un provvisorio elenco delle tipologie delle tecniche che verranno studiate. 
Nel primo incontro verranno date istruzioni relative all’abbigliamento e al materiale necessario (una coperta ecc.). 
Date le caratteristiche del corso, il numero degli iscritti non potrà essere superiore a 20. 
Verrà data la precedenza nelle iscrizioni a coloro che hanno effettivamente partecipato al corso dell’anno precedente. 
  • Lezione n. 1 - Introduzione 
  • Lezione n. 2 - Le posture corporee: in piedi 
  • Lezione n. 3 - Le posture corporee: in movimento 
  • Lezione n. 4 - Le posture corporee: seduto 
  • Lezione n. 5 - Le posture corporee: sdraiato 
  • Lezione n. 6 - La consapevolezza delle sensazioni 
  • Lezione n. 7 - “Respira e sorridi!” 
  • Lezione n. 8 - Osservare i fenomeni mentali 
  • Lezione n. 9 - Esercizi di visualizzazione 
  • Lezione n. 10 - Rilassamento, meditazione, conoscenza di sè



I programmi dei corsi verranno presentati anche nell'ambito del "Festival dell'Unisabazia" che si svolgerà sabato 15 giugno in Vado Ligure, P.za Cavour e Via Gramsci, a partire dalle ore 10.

sabato 8 giugno 2013

Conferenza sullo Zen a Genova

Sabato 22 giugno alle ore 17, presso il Centro Drol-kar Sabsel Thekchok Ling di Genova, in Corso Torino n. 19/1 B, nei pressi della Stazione Brignole, la monaca Emanuela Dosan Losi terrà una conferenza su "La meditazione buddhista Zen Soto", aperta a tutti gli interessati.


martedì 4 giugno 2013

La Coop sei tu... ma io, chi sono?

Sul numero del 4 maggio 2013 del mensile “Con – Consumatori” pubblicato e distribuito gratuitamente dalla Coop Liguria, è comparso un articolo a firma di Marco Pivato sul tema della meditazione e sui suoi benefici.


L’approccio alla pratica meditativa che viene esposto è certamente diverso da quello tradizionale del buddhismo ed in particolare dello zen (tradizione nella quale si dice che il più grande merito che la pratica dello zazen può produrre consiste proprio nel praticare zazen…), e l’insistenza sul benessere, sul rilassamento ecc. potrebbe comportare il rischio di cadere nel “new age”, il “supermarket” del materialismo spirituale dove ognuno, in base alle inclinazioni del proprio ego, può scegliere ciò che più gli piace e metterlo nel proprio carrello personale.

Tuttavia riteniamo anche che il buddhismo non conosca “ortodossie” di alcun genere (piuttosto si parla di “ortoprassi”), e che quindi che tutto ciò che può alleviare le sofferenze degli esseri senzienti sia positivo, purché sorretto da una giusta motivazione.



Poiché l’articolo è senza dubbio serio, interessante e bene argomentato, ne proponiamo volentieri la lettura.
Scrive l’autore:

Meditare fa bene alla salute



I proverbi, si sa, tendono a riportare spesso una saggezza popolare generalista ed esagerata. Eppure quando diciamo “Mens sana in corpore sano” pronunciamo un insegnamento tanto antico quando prezioso: l'igiene della mente e l'allenamento a sopportare lo stress aiutano anche gli altri organi del corpo, cuore in primis, a funzionare meglio e più a lungo. Parola di Lama tibetani, un tempo, e adesso anche della ricerca scientifica, sempre più interessata a studiare gli effetti della meditazione: a ben guardare i risultati sulla recentissima bibliografia scientifica, la massima del poeta e retore latino Giovenale sarebbe un imperativo da prendere seriamente in considerazione.
Studi sugli stati di coscienza autoindotti, per infondere benessere e distacco da pensieri nevrotici e ridondanti, erano già stati intrapresi negli anni Settanta, ma solo adesso gli strumenti della scienza sono in grado di dare risposte più complete. E allora, sulla falsa riga della predicazione del Buddha, così come la riportano i testi moderni, potremmo esibire le “quattro nobili verità” [1] secondo la scienza.
Primo, lo stress è una condizione naturale, e rappresenta una risposta fisiologica alle emergenze: è uno strumento di cui d ha dotati l'evoluzione, che si attiva per segnalarci che il corpo è sottoposto a situazioni potenzialmente pericolose.
Secondo, questo campanello d'allarme biologico svolge bene la sua funzione se "suona" per breve tempo. Se invece è prolungato diventa dannoso. Per l'appunto, proprio come un allarme.
Terzo, è possibile educare il corpo a sopportare e smorzare lo stress nel tempo, con la meditazione.
Quarto, meditare coccola il corpo non solo in caso di stress acuto o cronico, ma i suoi effetti si ripercuotono, nel lungo periodo, a beneficio di tutto il laboratorio chimico che lavora incessantemente nel nostro corpo.
Per la prima volta anche l'Italia, dopo decenni di monopolio straniero nel campo delle ricerche sulle basi scientifiche della meditazione, ha riportato dall'India risultati sorprendenti. A guidare le operazioni è stato l'Istituto di fisiologia clinica di Pisa del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), di concerto con l'Università e il Centro Extreeme della Scuola superiore Sant'Anna, che si trovano nella città toscana. Sul banco del fisiologo Angelo Gemignani, da quest'anno, si sono ammassate montagne di dati e informazioni raccolte l'anno scorso durante il monitoraggio dei Lama tibetani che hanno dato il consenso alla ricerca. Il completo lavoro di interpretazione sarà lungo e complesso, ma è già possibile svelare qualcosa.
Alla lente di medici e ricercatori c'è il proverbiale anello mente-corpo: possiamo davvero influenzare la nostra fisiologia con il pensiero? "È una realtà", risponde Gemignani, che racconta l'affascinante avventura assieme al suo staff: "Abbiamo trovato conferma dello stretto legame tra il respiro e la funzionalità del cuore, un legame modulabile ed educabile così come insegnano le tecniche di meditazione orientale: concentrando l'attenzione sulla respirazione ognuno di noi è in grado di variare il ritmo e altri parametri cardiaci". Il sistema cardio-respiratorio è in un punto di equilibrio estremamente importante per la buona funzione dell'intera fisiologia e che, secondo i ricercatori, rende massime le prestazioni del corpo quando lavora in sincrono, ovvero quando battito del cuore e frequenza del respiro scandiscono lo stesso ritmo. Proprio come in una orchestra jazz: se tra la batteria e gli strumenti a fiato c'è buona coordinazione, il risultato è una sinfonia piacevole e armoniosa.
"È qui che entra in gioco la nostra mente - continua il ricercatore -. Sebbene infatti non siamo in grado di dare direttamente istruzioni al cuore, siamo però in grado di accelerare o rallentare il respiro volontariamente, e questo si ripercuote, a livello profondo, sul battito". Se cuore e diaframma s'intendono sul ritmo il nostro corpo suona buona musica, creando immediatamente uno stato di rilassamento.
Potremmo meditare una tantum, ma sarebbe prezioso imparare a farlo regolarmente perché, con un po' di tempo, diverrebbe spontaneo. Si possono così ottenere benefici non semplicemente in emergenza, come di fronte a un attacco di panico, ma anche nel lungo periodo. Educando quotidianamente la fisiologia dall'esterno, con un po' di esercizio, possiamo diventare i vigili urbani del complesso traffico che sottende la fittissima viabilità dell'organismo.
"Lo stress - continua Gemignani - è una risposta adattiva di fronte a situazioni di pericolo, un retaggio molto antico risalente all'uomo delle caverne che necessitava di una pronta risposta del corpo".
Così, per esempio, davanti a una fiera o a un predatore, il cervello dell'uomo di un tempo innescava il panico attraverso la liberazione di ormoni come l'adrenalina, che ha funzioni specifiche utili alla fuga, o altri che favoriscono l'aumento del tono muscolare per correre più veloci o il consumo di ossigeno per generare più energia. Sebbene oggi non abbiamo più a che fare con tigri e leoni, il cervello funziona in gran parte ancora come un tempo. E dal momento che la società in cui viviamo d espone a continue sollecitazioni ed emergenze, le molecole dello stress vengono liberate ancora automaticamente.
Cambiano i tempi e lo stress cambia maschera. Un esempio su tutti lo riporta uno studio danese del Centro Lars Andersen di Copenaghen, secondo cui l'aumento di responsabilità, come per esempio una promozione sul lavoro, non sempre è gratificante, ma è anche veicolo di apprensione. Lo stress, in generale, ci espone a un rischio maggiore di ictus e malattie cardiache.
Il monaco Matthieu Ricard durante
una ricerca neuroscientifica
Normalmente ci accorgiamo da soli se non siamo sereni, ma più spesso lo stress ha meccanismi subdoli, e ne accusiamo i colpi solo una volta che ci sentiamo prostrati. E allora ecco un consiglio. Secondo i fisiologi di Pisa il sintomo principale da tenere d'occhio è la qualità del sonno: "Se alla mattina, pur avendo dormito una giusta quantità di ore, ci sentiamo spossati probabilmente è colpa di uno stato di stress persistente". Lo studio danese riporta che a essere più esposte allo stress sono persone istruite e di classe sociale elevata. Le basi scientifiche della meditazione non sono quindi solo un mezzo per dar ragione a un hobby e al tempo libero di qualche appassionato, ma un punto di partenza importante per tradurre dalla saggezza antica una pratica più che mai importante nella società contemporanea.
La fisiologia e le neuroscienze con l'evoluzione delle tecniche di neuroimaging che "fotografano" il cervello in azione, negli ultimi dieci anni hanno fatto passi estremamente rilevanti nell'esplorazione del cervello, tempio inviolabile della chirurgia, scoprendo la relazione biologica tra disturbi mentali e cause organiche. È soprattutto dallo sviluppo e dalla collaborazione tra queste discipline che nei prossimi anni la medicina potrà mettere nero su bianco le regole e i rapporti del misterioso, impalpabile, anello tra mente e corpo.”

Marco Pivato



[1] Le Quattro Nobili Verità esposte dal Buddha nel suo primo sermone sono, in sintesi: la sofferenza, le cause della sofferenza, la liberazione dalla sofferenza, la Via che porta alla liberazione dalla sofferenza, ovvero l'Ottuplice Sentiero. (nota di M.T.P.)