Nel
1962 venne pubblicato negli Stati Uniti il romanzo The Man in the High Castle, di Philip K. Dick, uno dei più grandi scrittori americani di Science Fiction (SF), genere letterario
noto in Italia come fantascienza ed
erroneamente considerato come letteratura di serie B o per ragazzi.
Philip
Dick (1928 – 1982) è molto conosciuto in Italia per i suoi romanzi e racconti
tra i cultori della SF, ma è noto anche in un ambito più vasto, in quanto dai
suoi scritti sono stati tratti film di un certo successo come Atto di forza e il remake Total Recall, Minority Report, Paycheck,
Screamers, ed un vero capolavoro del
cinema quale Blade Runner di Ridley Scott.
 |
Philip K. Dick |
The Man in the High
Castle è una delle
sue opere migliori (nel 1963 vinse il Premio
Hugo come miglior romanzo di SF dell’anno) ed è stato più volte tradotto e
pubblicato in Italia, col titolo La svastica sul sole o anche L’uomo
nell’alto castello.
Si
tratta di un romanzo del genere ucronico, - o anche distopico - in quanto si svolge negli anni ’60 di un’America divisa in tre parti dalle
potenze uscite vincitrici dalla II Guerra Mondiale: la Germania nazista e l’impero
giapponese, che dominano il mondo. L’Africa è stata distrutta da esperimenti
genetici, il Terzo Reich si prepara alla conquista dello spazio e alla guerra col Giappone, i vincitori dominano il mondo con
i metodi tipici del Nazismo – l’antisemitismo, i lager, la violenza poliziesca,
la tecnologia – o con quelli più sottili e ambigui della civiltà giapponese
– i valori culturali, l’apparente mitezza, il raffinato estetismo, l’esasperato
senso della gerarchia e del rispetto. In questa storia alternativa, in un mondo da incubo, in un’America sottomessa
e ormai priva di forze, si muovono i personaggi di Dick. Un operaio
ebreo-americano, la sua ex moglie, un rivenditore di false antichità, un
funzionario giapponese, un nazista che vuole avvertire i nipponici di un
imminente attacco nucleare tedesco contro di loro, un italiano che deve
uccidere uno scrittore di SF per conto della Gestapo…
Ma
in realtà al centro del lavoro di Dick vi sono due libri, i veri protagonisti
del romanzo: uno è The Grasshopper Lies Heavy (La cavalletta non si alzerà più, o anche La cavalletta ci opprime, secondo la traduzione di R. Rambelli),
un racconto di SF di genere ucronico che si svolge in un mondo nel quale la
Guerra è stata vinta dagli Americani e dai loro Alleati, scritto dal romanziere
che dovrebbe essere ucciso dal killer italiano. L’altro, la cui funzione nel
romanzo di Dick è ancor più fondamentale, è il famoso oracolo cinese I Ching, il cui uso è
stato sottilmente imposto dai dominatori giapponesi e che viene costantemente
consultato da molti dei protagonisti. Fino a scoprire che lo stesso romanzo The Grasshopper Lies Heavy è
praticamente opera dell’I Ching, a cui
l’autore si rivolgeva continuamente durante la stesura. Così come pare che Dick si sia veramente servito
proprio dell’antichissimo testo oracolare cinese per comporre The Man in the High Castle…
Ne
nasce un continuo gioco di specchi, nel quale il testo di Dick (The Man...) si pone dinanzi a quello "interno" (The Grasshopper…), ma non
come raffronto tra finzione e realtà: infatti nessuno dei due mondi corrisponde
a quello in cui vive il lettore (nel meta-romanzo gli Americani hanno sì vinto
la guerra, ma il comunismo è stato eliminato, e il mondo è diviso tra Americani
e Inglesi). Si ha allora l’impressione di passare da una finzione all’altra, da
un incubo all’altro, fino a che anche la realtà (o un terzo romanzo?) del lettore pare divenire a sua volta un ulteriore incubo… E se si pensa al mondo degli anni '60, con la guerra fredda, il confronto atomico, la Corea, il Vietnam...
Al di sopra di tutto, l’antico oracolo dell’I Ching che, alla domanda sul perché esso stesso avesse
praticamente scritto La Cavalletta…,
risponde con l’esagramma 61, Chung Fu,
la Verità Interiore: “Significa che il
[..] libro è vero, non è così? – Sì – [..] La Germania e il Giappone hanno
perduto la guerra? – Sì”.
Il segno è composto da due linee intere sopra e due sotto, linee
solide. Al centro due linee spezzate, ovvero un cuore aperto, capace di
accogliere la verità. E i due segni parziali hanno al loro centro la linea
intera, la forza della veracità. La verità è “terribilmente disgregatrice”,
dice la protagonista femminile nelle ultime pagine, e può far incollerire. La
verità del terzo romanzo, quello del lettore, la definitiva ucronia. Anch’essa
opera dell’I Ching?
Ecco di seguito due brani da cui si evidenzia il ruolo dell’I
Ching nello svolgimento degli avvenimenti e nelle vite dei protagonisti:
“Peccato
che non abbia il mio oracolo, qui, pensò Frink. Potrei consultarlo, a questo
proposito; attingere ai suoi cinquemila anni di saggezza. Poi ricordò che c’era
una copia di I Ching nell’atrio degli uffici della W-M.
Così si allontanò dall'officina, lungo il corridoio, attraversò frettoloso gli
uffici, verso l’atrio.
Sedette
in una delle poltrone di cromo e di plastica, e scrisse la sua domanda sul
tergo d’una busta: - Dovrei tentare di mettermi in affari come mi è appena stato
consigliato? — Poi cominciò a lanciare le monete.
L’ultima
linea era un sette, e così pure la seconda e la terza. Il trigramma di fondo è
Ch’ien, pensò. Buon segno: Ch’ien era la creatività. Poi la linea Quattro, un
otto. Yin. E la linea Cinque, un altro otto, una linea yin. Buon Dio, pensò,
eccitato, un’altra linea yin e avrò l’Esagramma Undici, T’ai, Pace. Un giudizio
molto favorevole. Oppure. . . le mani gli tremarono mentre agitava le monete.
Una linea yang e avrebbe ottenuto l’Esagramma Ventisei, Ta Ch’u, la Forza
Dominatrice del Grande. Tutti e due sono giudizi favorevoli, e deve essere uno
o l’altro. Lanciò le tre monete.
Yin.
Un sei. Era Pace.
Aprì il libro e lesse il giudizio.
PACE.
Il piccolo si allontana, Il grande si avvicina. Buona fortuna. Successo.
Quindi,
dovrei fare come dice Ed McCarthy. Mettermi in proprio. E adesso, il sei in
cima, la mia unica linea mobile. Voltò pagina. Cosa diceva il testo? Non
riusciva a ricordare; probabilmente favorevole perché 1'esagramma era così favorevole.
Unione del cielo e della terra… ma la prima e l’ultima linea erano sempre fuori
dall’esagramma, così forse il sei in cima…
I
suoi occhi individuarono il versetto, lo lessero in un lampo.
Il
muro crolla nel fossato.
Ormai
non servono gli eserciti.
Fai
conoscere i tuoi comandi nella tua città.
La
perseveranza porta umiliazione.
Io,
fallito! esclamò, pieno d'orrore. E il commento:
Il
mutamento a cui allude il centro dell’esagramma ha cominciato a verificarsi.
Le mura della città crollano nel fossato dal quale sono state costruite. L'ora
del giudizio finale è prossima. ..
Era,
senza dubbio, uno dei versetti più avvilenti dell’intero libro, su tremila che
ve n'erano contenuti. Eppure il giudizio dell’esagramma era buono.
In
che cosa doveva credere?
E
come potevano essere tanto diversi? Non gli era mai accaduto, prima, buona
fortuna e catastrofe mescolati insieme nella profezia dell'oracolo; era un
destino bizzarro, come se l'oracolo avesse raschiato il fondo del tino, avesse
estratto dall'oscurità ogni specie di stracci, di ossa e di escrementi e poi
l'avesse rovesciati in piena luce, come un cuoco impazzito. Debbo aver
schiacciato due pulsanti contemporaneamente, stabili; ho confuso le parole ed
ho ottenuto questa visione da schlimazl
della realtà.
Solo per un secondo, fortunatamente. Non è durato.
Al
diavolo, pensò, deve essere l'uno o l'altro; non può essere l'uno e l'altro.
Non si può avere contemporaneamente buona fortuna e catastrofe. O forse sì?
La
produzione di gioielli porterà fortuna; il giudizio si riferisce a questo. Ma
quella linea, quella linea dannata; si riferisce a qualcosa di più profondo, a
una catastrofe futura che probabilmente non è neppure connessa con i gioielli.
C’è una disgrazia in serbo per me, in
ogni caso. . .
La
guerra! pensò. La Terza Guerra Mondiale! Tutti noi, due miliardi, morti, la
nostra civiltà spazzata via. Bombe all’idrogeno che piovono come grandine.
Oy
gewalt! [Onnipotente!] pensò. Cosa sta
succedendo? Sono stato io a darvi l’avvio? O c'è qualcun altro, di mezzo,
qualcuno che io non conosco neppure? O forse… tutti noi. È colpa di quei
fisici e di quella teoria del sincronismo, secondo la quale ogni particella è
connessa a tutte le altre; non puoi soffiare senza cambiare l'equilibrio dell’universo.
Questo rende la vita una barzelletta, e non hai nessuno intorno che ne ride. Io
apro un libro e ottengo un rapporto sugli eventi del futuro che persino Iddio
vorrebbe archiviare e dimenticare. E io chi sono? La persona sbagliata: questo
posso dirlo
Dovrei
prendere i miei ferri, dare retta a McCarthy, aprire il mio laboratorio,
mettermi in affari, nonostante quella linea orribile. Lavorare, farmi una
strada per risalire fino alla fine, vivere meglio che posso, più attivamente
che posso, fino a che le mura crolleranno nel fossato per noi tutti, per tutta
l’umanità. È questo che mi dice l’oracolo. Il fato ci annienterà in ogni caso,
alla fine, ma nel frattempo io ho il mio lavoro. Devo usare la mia mente, le
mie mani.
Il
giudizio era soltanto per me, per il mio lavoro; ma quella linea era per noi
tutti”. (Pag.49 segg.)
“Peccato
che non abbia consultato l'oracolo; avrebbe potuto saperlo e avvertirmi. Perché
non 1' ho fatto? Avrei potuto interrogarlo in qualsiasi momento, in qualsiasi
posto, durante il viaggio o anche prima che partissimo. Cominciò a gemere, involontariamente;
il rumore, un ululato che non aveva mai udito uscire da sé, l'inorridì, ma non
riuscì a reprimerlo, sebbene serrasse con forza i denti. Era un cantilenare, un
gemere orribile che le filtrava attraverso il naso.
Quando
si fu fermata rimase seduta, con il motore acceso, rabbrividendo, con le mani
infilate nelle tasche della pelliccia. Cristo, si disse disperata. Ecco, credo
che siano le cose che capitano. Scese dalla macchina e prese la valigia del
portabagagli; sul sedile posteriore della macchina, con il motore acceso,
cominciò a lanciare tre monete degli Stati delle Montagne Rocciose, nel
riverbero della vetrina di un emporio.
Esagramma
Quarantadue, Guadagno, con linee mobili nel secondo, nel terzo e nel primo
posto; e perciò cambiava nell'Esagramma Quarantatre, Superamento. Studiò
famelica il testo, raccogliendo le fasi successive di significato nella sua
mente, raccogliendole e comprendendole; Gesù, dipingeva esattamente la
situazione. . . un miracolo, ancora una volta. Tutto ciò che era accaduto, là
davanti ai suoi occhi, nitido, schematico:
Esorta
A
intraprendere qualcosa.
Esorta
a varcare la grande acqua.
Un
viaggio, andare e fare qualcosa d'importante, non rimanere qui. Adesso le
linee. Le sue labbra si mossero, cercando. . .
Dieci
paia di testuggini non possono opporglisi.
Costante
perseveranza porta buona fortuna.
Il
re lo presenta davanti a Dio.
Ora
sei nella terza. Quando lesse, si senti in preda alle vertigini.
Ci
si arricchisce attraverso eventi sfortunati.
Nessun
biasimo, se tu sei sincero,
E
cammini nel mezzo,
E
ti presenti con un sigillo al principe.
Il
principe. . . significava Abendsen. Il sigillo, la copia nuova del suo libro.
Eventi sfortunati. . . l'oracolo sapeva che cosa le era accaduto, la cosa
spaventosa accaduta con Joe. . . o chiunque egli fosse. Lesse il sei nel quarto
posto:
Se
tu cammini nel mezzo
E
ti presenti al principe,
Lui
ti seguirà.
Devo
andare là, pensò, anche se Joe mi insegue. Divorò l'ultima linea mobile, nove,
in cima:
Egli
non porta guadagno a nessuno.
Qualcuno
lo colpisce.
Non
tiene il cuore costantemente fermo.
Sfortuna.
Oh,
Dio pensò; intende gli assassini, quelli della Gestapo; mi dice che Joe o
qualcun altro come lui, qualcun altro, arriverà là e ucciderà Abendsen. Cercò
rapidamente all'Esagramma Quarantatre. Il giudizio:
Bisogna
risolutamente rendere nota la cosa
Alla
corte del re.
Deve
essere annunciata sinceramente. Pericolo.
È
necessario avvertire la propria città.
Non
esorta a ricorrere alle armi.
Esorta
a intraprendere qualcosa.
Cosi
è inutile ritornare in albergo e assicurarmi sul suo conto; è una situazione
disperata, perché ne manderanno altri. E l'oracolo dice, con enfasi anche
maggiore: Va' a Cheyenne e avverti Abendsen, per quanto sia pericoloso. Devo
portargli la verità. Chiuse il volume”. (Pag. 221 segg.)
Philip K. Dick, LA SVASTICA SUL SOLE, Editrice Nord, 1977
I KING, Ed. Astrolabio