mercoledì 30 gennaio 2013

Che cos'è lo zen. Intervista con Olivier Reigen Wang-Gehn


Intervista con Olivier Reigen Wang-Gehn
a cura di Pierre Séjournet

Zen deriva dal cinese Ch’an, esso stesso alterazione del sanscrito Dhyana, che significa meditazione”, annota lo scrittore-viaggiatore Nicolas Bouvier nel suo bel libretto, “Cronache giapponesi”. Lo zen si è diffuso in Giappone mentre questo paese si stava profondamente interessando ai costumi, alle credenze e alle tradizioni della grande Cina.
Nel dojo zen di Strasburgo, seduto ben diritto lungo un grande tavolo di legno, Olivier Reigen Wang-Gehn accoglie ogni domanda con una certa tranquillità, talvolta con un momento di riflessione, seguito da una risposta chiara. Tiene in mano un bastone di legno corto e nodoso, nello stesso tempo scacciamosche e attributo del maestro zen.
Il telefono portatile, prima posato accanto al bastone, è scomparso nell’abito. Questo moderno accessorio ricorda che l’abate del monastero di Weiterswiller esercita anche un’attività professionale. È un quadro commerciale, organizza il suo lavoro come vuole e dedica molto tempo al buddhismo e ai buddhisti.
Olivier Reigen Wang-Gehn ha scelto da molto tempo di allargare il suo campo d’azione, assumendosi delle responsabilità associative.
A partire dalla pratica dello zen, si è indirizzato verso le altre “famiglie” buddhiste, svolgendo un ruolo di portavoce e di rappresentante di associazioni come la comunità buddhista d’Alsazia o l’Unione Buddhista di Francia.

In che modo avete scoperto il buddhismo zen?
“Del tutto casualmente. Avevo 17 anni, degli amici mi hanno portato ad una seduta di meditazione, in un centro di arti marziali. Sul momento non ho capito bene. Ma dopo una settimana ho provato un interesse per questa pratica come mai in precedenza. Non avevo letto dei libri, si trovava tutto in un ambito nuovo. L’esperienza della meditazione zen esercitata un’attrattiva su di me come su molti occidentali, entrati nel buddhismo attraverso questa porta. In seguito ho incontrato il maestro Taisen Deshimaru, un uomo straordinario [proveniente da un lignaggio che annoverava nelle sue fila dei samurai, il maestro Taisen Deshimaru è giunto in Francia nel 1967. Ha diffuso il buddhismo zen in Francia e in Europa a partire dagli anni ’70. è morto per un tumore nel 1982. Nda]”.

Perché avete scelto di aiutare gli altri a seguire questa via?
“Lo zen non è un qualcosa che si tiene per sé stessi. Saggezza e compassione si nutrono l’una con l’altra”.

Nei fatti, che cos’è praticare lo zen?
“Si entra nello zen attraverso la meditazione. Non si può riempire qualcosa che è già pieno. Trabocca tutto. Esiste una metafora, quella del bicchiere d’acqua polverosa. Se il bicchiere è tenuto immobile, il liquido decanta. La polvere scende e l’acqua diventa limpida. Zazen [la pratica del meditare. Nda] permette di verificarlo con l’esperienza. A differenza di un insegnamento religioso fondato sulla fede o l’intuizione, lo zen si basa sull’esperienza.
C’è anche un’etica, molto importante. Essa mira a farci prendere coscienza che le nostre azioni, le nostre parole, i nostri pensieri, hanno delle conseguenze, nocive o benefiche [è il concetto di karma. Nda]. Quindi, bisogna fare attenzione a tutto questo. Meditazione ed etica si ricollegano al buddhismo, al dharma. Un significato di dharma è l’insegnamento del Buddha. Esso evoca l’impermanenza e l’interdipendenza. Impermanenza significa che ogni cosa ha un’origine e una cessazione. Gli esseri umani, ma anche il sole. D’altra parte, nulla esiste da se stesso, ma soltanto in interdipendenza con tutto il resto. Si tratta di comprenderlo realmente, non solo intellettualmente.
L’attualità ci dimostra l’effetto-farfalla, le conseguenze della globalizzazione. Noi siamo proprio impermanenti e interdipendenti”.

Il buddhismo zen raccomanda il distacco?
“Il nostro tesoro più intimo, i pensieri, le emozioni, tutto questo non appartiene a nessuno. L’osservazione della mia stessa attività mentale mi dimostra che non sono proprietario di nulla. Si può essere in totale relazioni con gli altri senza attaccamento, senza impadronirsi degli altri”.

È molto lontano dai modelli in circolazione…
“L’espressione corrente Zen è entrata nel linguaggio del marketing da molto tempo. Negli anni ’85-’90 c’erano le sigarette Zen, un profumo Zen. È diventata una parola-concetto, che esprime uno stato d’animo, un’atmosfera, un sentimento positivo. L’interpretazione che ne dà l’Occidente è gentile, ma del tutto caricaturale. Il buddhismo zen esiste da 2600 anni. Buddha, per essere Buddha, ha fatto l’esperienza della meditazione e del risveglio. Buddha significa il Risvegliato, colui che si è risvegliato”.

Olivier Reigen Wang-Gehn

La presente intervista è apparsa nel numero del 2 dicembre 2012 della pubblicazione DNA – Dernières Nouvelles D’Alsace (http://www.dna.fr/) 
L'originale in lingua francese è reperibile sul sito: http://www.cowderoy.net/zen/article.html
Traduzione di Mauro Tonko Peretti

Il maestro Olivier Reigen Wang-Gehn pratica lo zen Soto dal 1973. Ha ricevuto l’ordinazione di monaco dal maestro Taisen Deshimaru, carismatico giapponese, fondatore di molti dojo in Europa. Nel 1986, Olivier Reigen Wang-Gehn è diventato responsabile del dojo zen di Strasburgo. In seguito ha ordinato un centinaio di monaci e monache dal 1992, diventando così l’abate del monastero zen Ryumon-Ji di Weiterswiller, fondato nel 1999. Attualmente vicepresidente dell’Unione Buddhista di Francia, è stato presidente di questa associazione delle diverse tradizioni buddhiste dal 2007 al 2011.

Il sito internet del dojo di Strasburgo: http://www.meditation-zen.org/fr

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