Śamatha deve necessariamente essere accompagnato dalla pratica di vipaśyana (vipassana, in pali), la “visione profonda”, nella quale la vigilanza mentale consente di riconoscere l’autentica natura dei fenomeni. Vipaśyana senza śamatha è instabile, śamatha senza vipaśyana è privo di chiarezza. Le modalità di pratica di entrambi variano a seconda delle scuole a cui si fa riferimento.
Qui viene presentata una immagine, appartenente alle scuole del buddhismo tibetano, nella quale lo sviluppo di Shi-Ne nei suoi vari stadi è illustrato per mezzo della figura di un elefante e del suo accompagnatore, unitamente ad un breve testo che chiarisce il significato delle immagini. Volutamente, non viene riportata la parte del testo che descrive, sia pure molto concisamente, la pratica di Shi-Ne, in quanto riteniamo che gli aspetti pratici debbano essere oggetto di insegnamenti rilasciati da maestri qualificati e nel contesto di un rapporto diretto tra insegnante e studente.
"Nel disegno che descrive lo sviluppo di SHI-NE c'è un elefante. L'elefante rappresenta la mente del meditatore.
Una volta che l'elefante è domato, non rifiuterà più di obbedire al suo padrone e sarà in grado di svolgere ogni tipo di lavoro. La stessa cosa si applica alla mente.
Un elefante selvaggio è pericoloso, spesso causa terribili distruzioni.
Allo stesso modo la mente non controllata può causare ogni genere di sofferenza.
Nel primo stadio del sentiero che illustra lo sviluppo della concentrazione, l'elefante è completamente nero.
Questo perché, nello stadio iniziale dello viluppo di SHI-NE, il torpore pervade la mente.
Di fronte all'elefante c'è una scimmia, che rappresenta l'agitazione mentale.
La scimmia non può restare ferma un solo istante ma è attratta da ogni cosa, e si distrae in continuazione.
La scimmia conduce l'elefante.
Nel primo stadio della pratica l'agitazione mentale conduce la mente in ogni direzione. Dietro l'elefante c'è il meditatore, che cerca di ottenere il controllo della propria mente.
In una mano tiene una corda, simbolo dell'attenzione, e nell'altra tiene un uncino, simbolo della vigilanza.
In questa fase il meditatore non ha alcun controllo sulla propria mente. L'elefante segue la scimmia senza porre la minima attenzione al meditatore.
Nel secondo stadio il meditatore ha quasi raggiunto l'elefante.
Al terzo stadio il meditatore getta la corda sul collo dell'elefante.
L'elefante si volta e guarda indietro, per indicare il fatto che ora la mente può in qualche modo essere trattenuta dal potere dell'attenzione.
In questo stadio, sul dorso dell'elefante, appare un coniglio. Il coniglio rappresenta il torpore mentale sottile, che in precedenza era troppo lieve per essere riconosciuto, ma che adesso appare evidente al meditatore.
In queste prime fasi dobbiamo applicare più forza nell'attenzione che nella vigilanza, poiché l'agitazione mentale deve essere eliminata prima di poter agire sul torpore.
Nel quarto stadio l'elefante è molto più obbediente. Solo raramente dobbiamo usare la corda dell'attenzione.
Nel quinto stadio la scimmia segue l'elefante.
L'elefante sottomesso segue la corda e l'uncino del meditatore.
L'agitazione mentale non disturba più, in modo pesante, la mente.
Nel sesto stadio l'elefante e la scimmia seguono docilmente il meditatore. Il meditatore non ha più bisogno di voltarsi per controllarli. Non deve più focalizzare la sua attenzione allo scopo di controllare la sua mente. Il coniglio è ora sparito.
Nel settimo stadio il meditatore lascia proseguire l'elefante da solo.
Il meditatore non deve più usare la corda dell'attenzione o il gancio della vigilanza.
La scimmia dell'agitazione mentale ha completamente lasciato la scena. Agitazione e torpore non si presenteranno mai più in forma grossolana ma solo occasionalmente in forma sottile.
All'ottavo stadio l'elefante è diventato completamente bianco.
Segue l'uomo perché la mente è ora completamente ubbidiente.
Nondimeno un po' di energia è ancora richiesta per sostenere la concentrazione.
Nel nono stadio il meditatore siede in meditazione e l'elefante dorme ai suoi piedi.
La mente può ora indulgere senza sforzo nella concentrazione per un lunghissimo tempo, anche per giorni, mesi, settimane.
Questi sono i nove stadi dello sviluppo di SHI-NE.
Il decimo stadio è l'ottenimento di SHI-NE.
Rappresentato dal meditatore che siede, in pace, sul dorso dell'elefante.
Oltre a questo c'è un undicesimo stadio, in cui il meditatore è rappresentato mentre cavalca l'elefante che ora cammina in una direzione diversa.
Il meditatore tiene una spada fiammeggiante.
Ora è entrato in un nuovo genere di meditazione chiamato vipaśyana o visione profonda (tibetano: Lhag-mthong).
Questa meditazione è simboleggiata da una spada fiammeggiante che attraverso la realizzazione della vacuità è in grado di tagliare e penetrare.
In vari punti del disegno c'è del fuoco.
Rappresenta l'energia necessaria alla pratica di Shi-Ne.
Ogni volta che il fuoco appare è più piccolo della volta precedente.
Alla fine sparisce.
Per sostenere la concentrazione, ad ogni successivo stadio di sviluppo, è richiesta sempre meno energia, e alla fine non è richiesto più alcuno sforzo.
Il fuoco riappare all'undicesimo stadio, quando il meditatore si impegna nella meditazione sulla vacuità.
Nel diagramma ci sono immagini di cibo, vestiti, strumenti musicali, profumi e uno specchio. Simbolizzano le cinque sorgenti sensoriali che alimentano l'agitazione mentale, cioè i cinque oggetti dei sensi: rispettivamente del gusto, del tatto, dell'udito, dell'odorato, della vista".
Nessun commento:
Posta un commento