Dal sito della Fondazione per la Preservazione della
Tradizione Mahayana (fpmt) un insegnamento di Robina Courtin, monaca
buddhista.
Il
corona virus è abbastanza brutto – Perché abbiamo anche la paura?
Sembra
che non sia alcun luogo al mondo in questo preciso momento che non stia
soffrendo per la presenza del corona virus e delle sue conseguenze.
E
ciò porta molta paura ed ansia. Questo è naturale, certo – ma ciò non significa
che bisogna dare la paura per scontata. Non dobbiamo cadere nella trappola che
poiché la paura è naturale non la possiamo cambiare. Certo che lo possiamo!
Questo
è il punto fondamentale che precisa il Buddha: questa è l’essenza dei suoi
insegnamenti e della pratica. La nostra mente non è fatta di pietra. La
possiamo cambiare. “Mente” qui non significa qualcosa come cervello. Questa non
è l’abilità del Buddha. La sua conoscenza, la psicologia buddista, riguarda
l’effettivo processo cognitivo soggettivo, la nostra miriade di pensieri,
sentimenti ed emozioni. Se possiamo cambiare quello che è nella nostra mente,
ovviamente per prima cosa dobbiamo diventare familiari con quello che c’è
dentro.
Come
sappiamo, secondo l’analisi buddista, i contenuti della nostra coscienza
mentale – tutti i pensieri, i sentimenti e le emozioni – possono essere
essenzialmente divisi in tre categorie.
Tutte
quelle emozioni basate sull’io che conosciamo così bene: gli stati mentali
nevrotici, illusi, disturbati come l’attaccamento, la rabbia, la gelosia, la
bassa autostima, e tutto il resto, che ci limitano, ci tagliano fuori dagli
altri, ci opprimono e ci portano alla sofferenza e infine a danneggiare gli
altri.
Tutte
le emozioni produttive, non basate sull’io, che pure conosciamo così bene: come
l’amore, la gentilezza, la pazienza, il perdono, la fiducia in se stessi e
tutto il resto, che ci aprono, che sono la fonte della nostra felicità, del
nostro equilibrio e della nostra capacità di essere di beneficio agli altri
Mi
riferisco al terzo gruppo come ai meccanismi della nostra mente: le parti di
cui abbiamo bisogno per poter funzionare; sia che siate un assassino o un
meditatore, avete bisogno di concentrazione, attenzione, intenzione,
discriminazione, consapevolezza (che è essenzialmente memoria a breve termine. Come
Lama Zopa Rinpoce dice, “I ladri hanno bisogno di consapevolezza!).
Quindi,
dove si colloca la “paura” in tutto questo? Curiosamente, non ha una sua
collocazione nella lista degli stati mentali nevrotici – semplicemente perché
la paura è il sapore, la qualità, l’energia, la vera natura di tutti questi.
Essi sono radicati nella paura! Sono le voci della principale illusione, del
principale prodotto della fantasia, il primordiale afferrarsi ad un “io”
separato, concreto, granitico.
Riguardo
al corona virus le due principali illusioni in gioco sono l’attaccamento e
l’avversione, più l’afferrarsi agli oggetti come permanenti, immutabili.
L’attaccamento è la costante fame emozionale di avere solo cose piacevoli, solo
le cose che “io” voglio. L’attaccamento ha un bisogno estremo che tutto sia
bello, confortevole, non minaccioso. È lì tutto il tempo, puntellando ogni
cosa, profondo nelle nostre ossa. E per di più, presuppone di meritare soltanto
cose belle! Che arroganza! Il millisecondo che l’attaccamento non ottiene ciò
che vuole – e certamente non vuole il corona virus o nulla a che fare con esso
– sorge l’avversione, e in dipendenza dalla nostra personalità si può
manifestare come rabbia, turbamento, irritazione, persino disperazione e
depressione. Unito a questo c’è il presupposto che le cose belle non debbano
cambiare, non cambieranno – come osano cambiare!
Semplicemente
non possiamo sopportare il pensiero che siano turbate quelle cose belle, la
nostra comfort-zone, così aggiungiamo un altro strato di sciocchezze, un’altra
fantasia: crediamo, assumiamo che lo status quo sia permanente, immutabile.
Tutto questo conduce, si riduce, include – la paura!
In
altre parole, avendo queste nevrosi primordiali, al livello di presupposti –
attaccamento, avversione, afferrarsi agli oggetti come immutabili – ci causiamo
sofferenza: panico, ansia, paura. Questo è tutto. E la paura peggiora ogni
cosa! È abbastanza brutto che le cose brutte accadano, perché avere anche
paura? Ci fa fermare bruscamente. Non ci fa fare nulla, non possiamo
funzionare, non vediamo oltre il nostro naso. Cosa fare? Cambiare i nostri
presupposti, scavare profondamente, identificare le elaborate storie
concettuali che rafforzano il nostro attaccamento e avversione e l’afferrarsi
all’immutabilità, e abituarsi a discuterli, non credere in essi, non crederci.
Certamente
è dura! Ma possiamo farcela. Possiamo essere coraggiosi.
L’aprirci
alla realtà delle cose brutte, le cose che l’attaccamento non vuole, ci calma,
ci stabilizza, ci rende più ragionevoli, più sensibili – meno paurosi. Quindi
possiamo comprendere che siamo tutti sulla stessa barca e avremo compassione
anche per gli altri. Un passo alla volta!
Robina Courtin
Da:
https://www.fpmt.it/2020/03/21/perche-abbiamo-paura-del-corona-virus/?fbclid=IwAR3HTHr7iopIQHXweF6rzhYGlLoFO5_hW4Ry45ACxWbiYSSqaLJ_aPOyQ4k
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