lunedì 5 settembre 2022

Smoke gets in your eyes: tra Putin, Zelens'kyj e i talk show

Invero molto fumo entra nei nostri occhi, in quest’epoca di continue “emergenze”, tra conflitti silenti e guerre guerreggiate, crisi energetiche e di identità nazionali, cadute di bombe e di governi, pandemie e siccità. I Sigilli (Ap 6, 1-8) sono spezzati. E silente, insidioso, un quinto Cavaliere scorrazza senza freni e inaridisce le coscienze: non ha un nome, la sua arma è la spada che recide la saggezza.

 

Grazie alla dea Techne, detta figlia di Logos, la parola vera pareva finalmente a disposizione di quel ciascuno che l'idiota reputa valere uno. Ma era solo apparenza. In realtà Techne nacque dall’unione di Ubris e Nomisma e fu cresciuta da Kratos.

La parola che si somma ad altre parole in un processo infinito non genera Verità, ma infinita opinione, conoscenza illusoria, frustrazione, conflitto.

Techne è costantemente pregna di Doxa, non può generare Aletheia, né Dike, né Sophia. La riproduzione di parole grazie a Techne è un gioco a somma zero, nel quale colui che tende al Vero e al Bello, l’amico della Sapienza, è il perenne sconfitto, un illuso che crede di aver conseguito una conoscenza ma è avvolto dal fumo nero dell’ignoranza a-vidya, cieca.

La parola è più che mai arma, potere, violenza. Se il dia-volo è Colui che divide, che si mette in mezzo, che genera conflitto, il dia-logo non potrebbe allora essere esso stesso parola vuota che semina confusione, illusione, ignoranza?

 


A proposito di parole e di conflitti, quello che segue, modesto invito alla riflessione, è un breve articolo (mega biblion mega kakon, si diceva un tempo) apparso su uno dei pochi fogli oggi meritevoli di lettura, il mensile “Frate Indovino”, periodico dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

 

“Pacifismo e non violenza – Parole affini, ma diverse

Con lo scoppio della guerra in Ucraina si è spesso parlato di pacifismo e di nonviolenza - da chi ha invocato la cessazione del conflitto, a chi ha accusato i pacifisti di "fare il gioco di Putin". È quindi utile capire bene di che cosa stiamo parlando, trattandosi di un tema attuale.

Innanzitutto, va precisato che pacifismo e nonviolenza sono due concetti legati ma distinti. Con il primo si intende il rifiuto della guerra, per ragioni sia etiche che pratiche - ossia la convinzione che i danni provocati da una guerra superino i benefici. Storicamente, l'aggettivo "pacifista" è attestato dal 1905 e il sostantivo "pacifismo" dal 1908; e l'anno prima era stato per la prima volta un italiano, Ernesto Teodoro Moneta, a ricevere il Premio Nobel per la Pace.

La nonviolenza, invece, è un metodo di affrontare un conflitto, rifiutando di farlo con azioni violente: esempi noti sono la disobbedienza civile, l'obiezione di coscienza, la non collaborazione. Negli ultimi decenni del Novecento è nata la proposta di istituzione dei Corpi Civili di Pace, persone formate per recarsi nelle zone di conflitto e placarlo con metodi nonviolenti. Le radici della nonviolenza sono antiche, e presenti in molte religioni - dal cristianesimo con Gesù, all'induismo e al buddhismo che la identificano con il concetto dell'ahimsa. Se a livello mondiale il più noto esponente moderno della nonviolenza è Gandhi, a livello italiano a fondare il Movimento Nonviolento è stato Aldo Capitini: fu lui a proporre di scrivere la parola nonviolenza senza il trattino separatore, per sottolineare come non sia semplice negazione della violenza, bensì un valore autonomo. Volendo quindi semplificare, potremmo dire che il pacifismo rappresenta una posizione di principio da cui partire e la nonviolenza un metodo di azione.”

 

(da: Pacifismo e non violenza – Parole affini, ma diverse. Pubblicato su Frate Indovino n. 9/2022).