martedì 15 gennaio 2013

Lo Zen al femminile - III


- BREVI STORIE DELLE ANTENATE -

Ancestrali

Prajna Paramita
Madre e utero dei Buddha. La saggezza è spesso presentata come un principio femminile. Questa dea rappresenta la Grande Saggezza ed il Sutra della Prajnaparamita, che è il Sutra della saggezza stessa.

Maha Maya
Madre di Shakyamuni. Morì una settimana dopo il suo compleanno divenendo una figura soprannaturale. Nell’Avatamsaka Sutra è rappresentata come un Bodhisattva, si trova in un regno “libero come lo spazio” dove raffigura il non permanente e il non attaccamento.

Ratnavati
Una donna descritta nel Sutra Re dell’Oceano Drago, nota per aver coinvolto Mahakasyapa in un Mon-do, argomentando sulla possibilità che le donne possano o meno essere illuminate. Lo convince che non c’è differenza tra uomini e donne e il Buddha Shakyamuni le predice l’arrivo della suprema illuminazione.

Shrimala
Bodhisattva laica contemporanea di Shakyamuni, protagonista del Sutra “Il ruggito del leone della regina Shrimala”. Come Vimalakirti, è un esempio di illuminazione nella vita laica.
  
Il sogno di Maha Maya, madre di Shakyamuni
Indiane

Maha Pajapati
Zia e matrigna di Shakyamuni. Nelle storie apocrife tuttora narrate, sfidò il divieto di diventare monaca nel Sangha di Shakyamuni e, con l’aiuto di Ananda, divenne la prima donna monaca e il capo della comunità monastica femminile. Si dice che abbia vissuto fino a 120 anni.

Khema
Fu una donna laica conosciuta come “Khema di grande saggezza” perché comprese l’intero insegnamento del Buddha al primo ascolto. Contribuì al funzionamento dell’ordine monastico femminile ed è il più grande esempio di monaco donna nel canone Pali.

Patacara
Divenne pazza dal dolore dopo la morte dei suoi figli, dei suoi genitori e di suo marito e vagò per la campagna finché incontrò il Buddha che le disse dolcemente di recuperare la sua “presenza di spirito” e guarì. Divenne una influente insegnante, ebbe molti discepoli e portò molte donne sulla Via del Dharma.

Uttama
Fu una delle principali discepole di Patacara, ricordata perché riuscì a superare la confusione psicologica raggiungendo l’illuminazione. Fu devota all’idea che l’ascolto del Dharma, anche se protratto per brevi periodi, e se ascoltato chiaramente, sia sufficiente al raggiungimento dell’Illuminazione.
  
Bhadda Kundalakesa
Bhadda fu una discepola del giainismo al tempo di Shakyamuni. Donna molto intelligente, spesso insoddisfatta per la mancanza di stimoli intellettuali tra le seguaci del giainismo, apparentemente restie a lottare per la comprensione della verità, viene ricordata per la “Battaglia del Dharma” che ebbe con Sariputra, in seguito alla quale venne elogiata dalla comunità per il suo rapido pensiero e la sua grande comprensione. La poesia della saggezza composta da Bhadda recita, in una sua parte: “Uscendo dal mio luogo di riposo sul monte Gijjhakuta, vidi l’inossidabile Buddha, mentre parlava ai monaci. Dopo essermi inginocchiata ed avergli reso omaggio, rimasi con le mani giunte di fronte a lui. Quando mi disse “Vieni Bhadda”, ricevetti la mia ordinazione”.

Dhammadinna
Considerata la più grande predicatrice, convertì molte persone e divenne maestra di molti discepoli. Shakyamuni stesso considerò le sue parole buddhavacana, ossia parole del Buddha.

Kisagotami
Cugina di Shakyamuni crebbe in una famiglia povera. Visse nell’infelicità finché non ebbe un bambino, che amò profondamente, ma che morì in giovane età. Ciò la fece impazzire e la indusse ad andare di casa in casa con il cadavere del bambino. Quando incontrò il Buddha egli le disse che avrebbe curato il suo bambino se fosse riuscita a trovare un seme di senape in una casa che non avesse mai conosciuto la morte. Quando realizzò che era impossibile e che tutti gli esseri soffrivano insieme, si fece monaca e divenne famosa per il suo ascetismo.

Dhamma
Suo marito non avrebbe acconsentito di farla ordinare. Così rimase una casalinga fino alla vecchiaia e aspettò fino alla morte di suo marito. Subito dopo la sua ordinazione, si risvegliò totalmente.

Sukka
Erede di Dhammadinna, grande predicatrice e capo di centinaia di seguaci. Si dice che visse per molti secoli e che praticò con molti Buddha. Si convertì all’insegnamento di Shakyamuni da giovane, ma fu incapace di risvegliarsi completamente finché non incontrò la sua vera insegnante in forma umana.

Ubbiri
Visse per secoli con i Buddha e accumulò grandi meriti. Dopo la morte della sua amata figlia, ne portò il lutto finché il Buddha non le indicò il cimitero e le disse che era pieno delle sue figlie. Vedendo la natura universale della sofferenza, divenne una arahant mentre era ancora laica.

Uppalavanna
Prese in maniera consenziente gli ordini sotto suggerimento del padre, ma venne poi stuprata da un corteggiatore non consenziente alla sua vita monastica. A causa di questo incidente, il Vinaya fu cambiato per vietare alle donne di praticare in solitudine nella foresta. Divenne famosa per il suo potere magico e per i miracoli.

Sumana
Fu la discepola laica più eminente al tempo di Shakyamuni. Non poté essere ordinata perché dovette prendersi cura di sua nonna, ma si sforzò sempre per partecipare alle lezioni del Buddha ogni volta che gli era vicino. Divenne anziana prima che la nonna morì. A quel tempo, lei e suo fratello furono ordinati insieme e dopo poco, conseguì il risveglio.

Punnika
Fu una schiava e una portatrice d’acqua ed entrò nella Via dopo aver sentito uno dei discorsi del Buddha. Chiese di essere ordinata e con l’intercessione di Shakyamuni, sebbene la cosa fosse impossibile per gli schiavi, fu liberata, divenne monaca, fu anche adottata dal suo vecchio proprietario e facendo zazen in qualsiasi condizione conseguì il risveglio.

Subha
Si racconta che mentre camminava nella foresta venne aggredita da uno stupratore. Lo portò a ragionare circa la falsità della bellezza fisica e, con lo scopo di dimostrarne l’impermanenza, si strappò via un occhio. Così lo stupratore si scusò e la liberò. Shakyamuni poi, magicamente, le guarì l’occhio.

Utpalavarna
In una vita passata, fu una prostituta che si mise gli abiti da monaca per gioco. Il Buddha di quei tempi le predisse che sarebbe divenuta un Buddha per il merito di questo singolo atto. La sua storia è narrata nel Sutra Jataka e il Maestro Dogen usava il capitolo “kesa kudoku”, per spiegare i meriti miracolosi delle vesti monastiche. In quanto arahant contemporanea di Shakyamuni, si dice che fosse in grado di compiere miracoli.

Kisagotami

Cinesi

Zongchi
Figlia dell’imperatore della dinastia Liang visse in Cina nel sesto secolo. Divenne discepola di Bodhidharma. Nel capitolo Shobogenzo di Dogen, chiamato Katto (“Twinings Vines”), è nominata fra i suoi quattro eredi del Dharma e, anche se la linea di Bodhidharma continuò attraverso un altro dei suoi discepoli, Dogen sottolineò come ognuno di loro avesse raggiunto una completa comprensione dell’insegnamento. Zongchi è conosciuta anche con il nome del suo titolo, Soji, in base alla pronuncia di Ts’ung- ch’ih, o come Myoren, che fu il suo nome da suora.

Shih-chi (500-600)
La sua storia è contenuta fra le storie che parlano di risveglio nel testo della “ Collezione delle antenate”. La storia narra che, arrivata al tempio, non si tolse il cappello, come richiedeva la buona etichetta, e che disse al monaco capo che l’avrebbe fatto solo se lui avesse avuto “qualcosa” da dire e che, presumibilmente, valesse la pena ascoltare. Poiché il monaco non disse nulla, lei se ne andò e questo la stimolò a cercare un vero maestro.

Ling Hsing-p’o (600-800?)
Nella Collezione del 1008, intitolata Ching-te-ch’uan-teng-lu, è nominata solamente in una nota a piè di pagina come esempio di trasmissione da un insegnante maschio. La maggior parte della sua storia è costituita da racconti sulla sua realizzazione, sulle sue lezioni, dalle sue battaglie e dai suoi insegnamenti.

Ling-chao (800)
Fu la figlia del laico Buddhista Pang. Per buona parte della sua vita viaggiò in povertà insieme al padre, cercando di insegnare la dottrina e facendo meditazione nelle grotte. E’ la ragazza con la cesta di pesci che vediamo raffigurata in alcune delle rappresentazioni del Bodhisattva Guanyin e che fu molto ammirata per la sua semplicità e per la fiducia che riponeva nella pratica.
  
Liu Tiemo (“Iron Grinder Liu”, 800)
discepola di Guishan Lingyou, della sua vita si sa poco. Insegnò lo Zen in uno stile definito “precipitosamente impressionante e pericoloso”. La sua capacità di testare il vero coraggio degli adepti Zen, le conferì il nome di “macina di ferro”. Appare nel verso 60 del libro della serenità e nel caso 24 della Raccolta della Roccia Blu, citata come “forza d’acciaio nel bel mezzo di un combattimento di Dharma”.

Mo-shan Liao-jan (800-900)
Mo-shan, che significa cima della montagna, al suo tempo (intorno all’800 d.C.) fu molto nota e in seguito venne citata da molti scrittori. Anche Dogen la citò come modello di saggezza nel suo capitolo Raihai-tokuzui (“Pagare l’omaggio e acquisire l’essenza”). Mo-shan fu discepola di Kao-an Ta-yu ed è la prima donna del Dharma nella linea di trasmissione ufficiale del Ch’an. A lei venne dedicato un capitolo nel libro cinese delle storie dell’illuminazione chiamato Ching-te-ch’uan-teng-lu, (il “Registro della trasmissione della Lampada”, del 1004 d.C.) come “(…) esempio fondamentale di una donna forte che fu tra i primi insegnati della scuola zen”.Mo-shan è la prima donna, di cui si hanno informazioni ufficiali, che insegnò agli uomini. Dogen rivela che la volontà di Chrih-hsien’s di superare la sua resistenza culturale e di essere istruito da una donna fu un segno del suo profondo desiderio di raggiungere la comprensione. In giapponese, il suo nome è scritto Matsuzan e, a volte, viene chiamata “mamma Moshan” o “Mt. Mo”.

Miao-hsin (metà-tardo 800)
Fu discepola di Hui Chi (Hsien-huai-tzu). Ebbe 17 studenti maschi che convertì al suo insegnamento dopo averli sconfitti nel Mon-do, discutendo sul significato di un Koan. E’ anche citata come modello di ruolo nel Raihai-Tokuzui. In giapponese, il suo nome è pronunciato Myoshin.

Wu-chin-tsang
Fu una bhikkuni ricordata per aver recitato il Sutra del Parinirvana al Sesto Patriarca, che gli diede vitto e alloggio mentre maturava la sua pratica, dando così inizio al suo grande risveglio.

Tao-shen (tardo 1000 e inizio 1100)
Fu un’erede del Dharma di Fu-jung Tao-k’ai (Fuyo Dokai), Maestro che contribuì al rilancio della linea Soto in Cina in un momento di declino. Questa Maestra ebbe due eredi, ma il suo lignaggio si interruppe subito dopo.

Hui-kuang (inizi e metà del 1100)
Fu Badessa presso l’importante monastero di Tung-ching Mi ao-hui-ssu, ed erede di K’u-mu Fach’eng. Ricevette dall’imperatore il suo nome di Dharma e un mantello color porpora, per il quale viene ricordata. La sua storia è registrata nella collezione P’u-teng insieme ai suoi insegnamenti ed ai suoi discorsi, che tenne in pubblico, di fronte ad assemblee miste di monaci maschi e femmine, ma anche di fronte all’imperatore.

K’ung-shih Tao-jen (inizi-metà 1100)
Fu erede di Ssu-hsin Wa-hsin, una suora, insegnante e poetessa. Scrisse “Registrazioni sul chiarire la mente” che fu distribuito in tutto il paese. Era sposata ma lasciò il marito e chiese ai suoi genitori, che rifiutarono, il permesso per essere ordinata, evento in seguito al quale praticò in solitudine. Si risvegliò dopo aver letto “Contemplazione del Dharmadhatu” di Tu-shun’s. Dopo la morte dei suoi genitori, corse in un bagno e scrisse la poesia della sfida del Dharma sui muri per coinvolgere gli allievi nel Mon-do. Divenne suora in età avanzata.

Yu Tao-p’o (inizi- metà 1100)
Fu l’unica erede del Dharma di Lang-ya Yung-ch’i e apparentemente rimase laica. Si risvegliò dopo aver ascoltato l’insegnamento del “Il Vero Uomo senza rango”. Dopo aver battuto il Maestro e Abate Yuan-wu nella battaglia del Dharma, le venne riconosciuta la realizzazione e cominciò ad essere richiesta da molti monaci per ricevere i suoi insegnamenti e per il Mon-do.

Hui-wen(metà 1100)
Fu un’insegnante di cui vennero registrati i sermoni e la cui storia è narrata nelle collezioni “Lien-teng” e “Wu-teng”.

Fa-teng
Discepola del Dharma di Hui-wen. I suoi sermoni sono registrati e la sua storia è narrata nelle collezioni della trasmissione.

Wen-chao (tardo 1100)
Divenne suora a 17 anni e vagò in cerca di insegnanti. Alla fine divenne abate di cinque conventi diversi e riformò la tradizione Vinaya del Ch’an. Ebbe eredi maschi e la sua storia è registrata nella collezione P’u-teng insieme ai suoi sermoni. Indossò un abito viola datole dall’imperatore.

Miao-tao (tardo 1100- 1200)
Fu un’importante insegnante, erede del Dharma di Tahui Tsung-kao, di cui vennero registrati molti sermoni. La sua storia si trova nella collezione di Lien-teng e narra che visse come laica in un monastero. Molte storie su di lei sono usate per illustrare la paura che i monaci maschi avevano del sesso e come questo li trattenesse dal raggiungere l’illuminazione; la storia infatti vuole che essa apparve nuda nello Zendo con lo scopo di mostrare loro che il disturbo era nella loro mente. Ricevette l’approvazione dell’imperatore all’insegnamento e al ruolo di abate. Alla fine fu ordinata con Daiye della montagna Kinzan e il suo insegnamento verteva sui limiti e la necessità di insegnare con le parole. Fu invitata a “entrare nella Sala” del monastero che sosteneva il suo convento e insegnò ai monaci. Conosciuta in Giappone come Mujaku, queste sono le uniche registrazioni certe di che ciò accadde. (Dogen scrisse che questo accadde varie volte con insegnanti donne).
  
Giapponesi

Zenshin (tardo 500)
Ordinata nel 584, fu la prima persona giapponese in assoluto, sia tra le donne che tra gli uomini, ad essere ordinata come monaca buddhista. Nel 588viaggiò fino in Corea per la formazione monastica e alla fine fondò un fiorente ordine femminile in Giappone.

Zenzo, Ezen (tardo 500)
Entrambe furono ordinate dopo Zenshin, si formarono con lei e la aiutarono ad insediare il Buddhismo in Giappone.

Komyo (701-760)
Fu una Imperatrice e primo membro di una famiglia imperiale ad essere ordinato. Modellò profondamente i contorni del Buddhismo nell’antico Giappone; con il suo impegno, vennero fondati templi nazionali per uomini e donne, e lei divenne responsabile del metodo Soto, a cui contribuì in maniera essenziale, dandogli un influsso duraturo.

Eshin
Una discepola di Dogen.

Shogaku
Era un’aristocratica e lontana parente di Dogen. Si fece monaca dopo che suo marito morì, divenendo discepola di Dogen, a cui e donò dei soldi e una grande aula di lettura a Kosho-ji.

Ryonen (primi del 1200)
Era una delle principali discepole di Dogen, anche se ordinata altrove, e la sua alta comprensione fu citata anche in scritti di altri maestri. Dogen scrisse un’esortazione appositamente per lei e menzionò la sua realizzazione nel discorso del Dharma e nel Eihei Koroku. Era ormai una vecchia signora quando venne ordinata e morì prima del suo Maestro.

Egi (primi del 1200)
Fu ordinata come monaca nella Daruma-shu, ma divenne una discepola di Dogen a Eihei-ji. Passò più di venti anni con lui e lo assistì durante la malattia. Aiutò anche Koun Ejo nella politica di transizione in seguito alla morte di Dogen. Vi è prova che ha contribuito alla registrazione del Zuimonki.

Joa (tardo 1200)
Era una discepola ed erede di Giin, che fu un discepolo di Koun Ejo. Le fu data la pratica di venerare e copiare il Sutra del Loto.

Mugai Nyodai (1223-1298)
È considerata una delle più importanti donne di tutto lo Zen Rinzai. Era l’erede di Mugaku Sogen, il fondatore di Engaku-ji e, dopo aver ricevuto la trasmissione, fondò un tempio conosciuto come Kaiai-ji, il primo Soto per donne in Giappone. Anche conosciuta come Chiyono, la storia della sua illuminazione è famosa: si racconta che ebbe il risveglio quando, trasportando un secchio d’acqua, il fondo si ruppe. “Niente più acqua nel secchio”.

Ekan (1200-primi del 1300)
Fu la madre di Keizan e, al suo tempo, divenne abate di un monastero Soto chiamato Jojuji. Credeva che i miracoli fossero possibili attraverso la devozione a Kanzeon. Keizan la lodò per il suo infaticabile insegnamento del Dharma alle donne e la sua influenza portò a sviluppare il voto in sua memoria per aiutare tutte le donne “dei tre mondi e nelle dieci direzioni”.

En’j
Donò una grossa quantità di terra a Eikoji, per il progetto di costruzione di Keizan, il quale ordinò che venissero fatte cerimonie in suo onore “per sempre”.

Shido (primi del 1300)
Fondò Tokei-ji come sacerdote pienamente autorizzato. Le sue storie degli insegnamenti durante i Mon-do sono ampiamente utilizzate.

Shôzen
Fu discepola di Keizan e madre Sonin, ma rimase a casa con una considerevole quantità di soldi e di potere. Poiché donò terreni ai templi, Keizan stabilì che il Sangha avrebbe onorato Shozen per sempre in una cerimonia annuale.

Mokufu Sonin (primi-metà del 1300)
Discepola di Keizan e figlia di Shozen, vennea ordinata nel 1319 (suo marito fu ordinato qualche anno dopo come Myojo). Lei e suo marito donarono una grande quantità di terre a Keizan e lo invitarono lì per fondare Yoko-ji, dopo lo smantellamento della casa di famiglia, per costruire il tempio. Fu il primo abate di Entsu-in, un importante monastero e Keizan la riconobbe come la ri-manifestazione di sua nonna, con la quale riteneva di essere inseparabile.

Ekyu
Discepola di Keizan, fu la prima donna giapponese a ricevere la trasmissione Soto del Dharma.

Myosho Enkan (primi del 1300)
Era la cugina di Keizan e divenne l’abate di Entsu-in, dopo Sonin, e più tardi abate del monastero di Ho-o-ji.

Saitsu (metà del 1300)
Fu un erede di Gasan ed ebbe altre donne eredi.

Eshun
Fu la sorella di Ryoan Emyo, che rifiutò di ordinarla o sostenerla, perché, a causa della sua bellezza, credeva che potesse costituire una tentazione per i monaci. Così lei si rasò la testa e si sfregiò il viso con tizzoni ardenti. Nel tempio Soiko-ji, a Odawara, c’è a una statua commemorativa in suo onore alla quale vengono fatte delle offerte.

Satsu
Dai 16 ai 23 anni fu discepola di Hakuin, che impegnò continuamente nelle dispute di Dharma, per poi divenire sua erede. Dopo la sua illuminazione, Hakuin le disse di sposarsi e di portare la pratica Zen nella vita quotidiana. “Profondamente rispettata”.

Ohashi
Per sostenere la famiglia dopo che il padre aveva perso il lavoro, durante la sua adolescenza, divenne una prostituta. Disperata per questo destino, le fu consigliato di avere considerazione anche per chi fa “questo lavoro” e di trovare il modo di praticare in tutte le circostanze possibili. Raggiunse l’illuminazione a causa dello spavento, e del conseguente svenimento, provocato da un fulmine che cadde nelle sue vicinanze. Hakuin ne certificò il suo risveglio e, dopo aver fatto la prostituta per molto tempo, divenne finalmente monaca.

Shotaku
Terza insegnante di Tokeiji, si racconta che respinse uno stupro con il potere spirituale.

Bunchi Jo (1619-1697)
Fu una sacerdotessa imperiale, rinomata pittrice e poetessa, e divenne abate Zen in un momento di significativo cambiamento politico.

Ryonen Gensho (1646-1711)
Divenne monaca a 26 anni, lasciando marito e figli. Entrò in un monastero di formazione Rinzai (Hokyo-ji), ma le fu negata l’ordinazione da due maestri; i quali ritenevano che la sua bellezza avrebbe potuto distrarre i monaci. Si bruciò il volto con dei tizzoni ardenti e fu poi ordinata da Haku-o, che ne certificò l’illuminazione. Infine divenne abate di Renjo-in e oggi è ricordata anche come rispettata poetessa.

Myotei (1500)
Fu monaca presso Enkokuji. Si distinse per aver passato i più noti e difficili Koan dello Zen Rinzai e perché a volte usò la sua nudità come un insegnamento.

Teijitsu (1700)
Fu il capo di Hakuji-an, un tempio femminile situato vicino a Eihei-ji, dove risiedono le monache Soto alle quali non è permesso soggiornare a lungo a Eihei-ji. Hakuji-an era un tempo in cui, nella vita socio-politica, le proibizioni severe per le donne aumentavano, e dove alle monache veniva data sempre meno autonomia. Lei e Teishin furono alcune delle ultime donne del periodo i cui nomi sono conosciuti. Probabilmente fu discepola di Menzan Zuiho.

Mizuno Jorin - Hori Mitsujo - Yamaguchi Kokan - Ando Dokai (tardo 1800-1900)
Queste quattro monache, l’8 maggio 1903, fondarono l’Aichi-Ken Soto-shu Niso Gakurin, comunemente chiamato NigakurinL; nove mesi dopo, l’istituzione dei regolamenti della Soto-shu che vietavano la presenza di donne nelle scuole di formazione, furono abrogati. Esse divennero delle figure chiave nella riapertura della scuola Soto alle donne, dopo secoli di crescenti limitazioni. Tutte e quattro passarono la loro maturità nell’impegno di creare monasteri per donne, in un momento di grande sconvolgimento politico e sociale.

Nagasawa Sozen (metà del 1940)
Fu una discepola di Harada Daiun,un Maestro Soto con influenze Rinzai. Conosciuta come una “severa nonna”, addestrò molte donne, monache e laiche, in difficili condizioni socio-politiche. Fu rinomata per essere riuscita a mantenere in vita la pratica delle donne anche durante la guerra.

Kendo Kojima (primi-metà del 1900)
Fu un’attivista di metà secolo e trascorse quasi tutta la sua vita come monaca. Fu la prima leader del Soto-shu Nun’s Organization, e venne parzialmente sostenuta Koho Zenji (Keido Chisan), quando era abate di Sojiji. In tale veste lavorò instancabilmente per ottenere l’uguaglianza per le monache. Alcune delle sue richieste, come ad esempio quella di permettere alle donne di insegnare autonomamente, vennero esaudite solo alla fine della sua vita. Fece parte anche di altre organizzazioni internazionali buddhiste, rappresentando gli interessi delle donne in tutto il mondo buddhista. Morì in età molto avanzata nei primi anni del 1990.

Yoshida Eshun (1907-1982)
Fu un’erede di Hoshimoto-roshi e abate del tempio di Kaizenji a Nagoya. Cuciva vesti, Rakusu e gli O-kesa e portò questo mestiere negli Stati Uniti nei primi anni del 1970; in particolare, trasmise questa dote a Tomoe Katagiri e Blanche Zenkei Hartman.


Occidentali 

Ruth Fuller Sasaki (1893-1967)
Fu una delle prime occidentali a studiare in Giappone (nel 1930), con Suzuki. Lavorò come traduttrice, traducendo molti dei primi libri di Zen in inglese; restaurò con i suoi soldi Ryosen-an, un tempio di Daitoku-ji, e servì lì come monaca e come prima americana.

Soshin O’Halloran
Maura O’Halloran, nata a Boston nel 1955, nel 1979 seguì il suo interesse per la meditazione recandosi in Giappone. Pur conoscendo veramente poco di Buddhismo, o di Zen, o del Giappone, , venne ordinata monaca quando arrivò e prese il nome di Dharma Soshin, che significa sia” grande illuminazione” che “mente semplice”. Proseguì il suo addestramento per tre anni, gran parte dei quali nell’adempiere alla pratica di Dogen di “non dire bugie per mille giorni”. Nel 1982, ricevette la trasmissione e, sei mesi dopo, all’età di 27 anni, morì in un incidente di autobus a Bangkok. Ora, a Kannon-ji, è stata edificata una statua di Soshin, che la rappresentata come la reincarnazione di Kanzeon.

Maurine Myo-on Stuart
Studentessa di Yosutami e Soen Nakagawa, fu ordinata da Eido Shimano del Dai-bosatsu; Stuart fu capo della Cambridge Buddhist Association per undici anni, ebbe molti studenti e venne nominata Roshi da Soen Nakagawa.
  
Geshin Cheney
Cheney nacque in Germania e fu nominata erede principale del Dharma di Joshu Sasaki. Dopo ulteriori studi presso Thich Man Giac, un maestro Zen vietnamita, fondò l’International Zen Istitute in Costa Mesa, California, sotto il nome di Genshin Myoko Prabhasa Dharma.

Jiyu Kennett
Kennett fu la prima donna occidentale, e una delle prime occidentali di sempre, a studiare a Soji-ji. Fu ordinata in Mayalsia, autorizzata in Giappone e ricevette l’inka da Keido Chisan (Koho Zenji), l’abate di Soji-ji. Andò negli Stati Uniti nel 1960 e fondò il Shasta Abbey, un tradizionale monastero di formazione per uomini e donne. Fu interprete e traduttrice dei lavori di Dogen e delle liturgie Soto in inglese ed ebbe molti eredi del Dharma che continuano ad insegnare. Oggi, viene onorata, tra gli altri, anche come la fondatrice del Dharma Rain Zen Center.


Bibliografia

·       “Dogen’s Raihaitokuzui and Women Teaching in Sung Ch’an” by Miriam Levering, Journal of International Asian Buddhist Studies, 21.1, p. 77-110 
·       “Mugai Nyodai and Muso Soseki’s Revival of Shomyaku-an” by Anne Lazrove, Yale University
·       “Princess, Nun, Artist and Poet: Negotiated Identities of Two Seventeenth-Century Women” by Elizabeth Lillehoj, DePaul University
·       Soto Zen in Medieval Japan by William M. Bodiford (University of Hawaii, 1993)
·       Zen Nuns: Living Treasures of Japanese Buddhism, by Paula Kane Robinson (Harvard University, 1993)
·       Warrior Koans, by Leggett, Trevor
·       Master Dogen’s Shobogenzo trans. by Gudo Nishijima and Chodo Cross (WindBell, 1998)
·       Moon in a Dewdrop, edit by Kazuaki Tanahashi (North Point Press, 1985)
·       How To Raise an Ox by Francis Dojun Cook (Center Publications, 1978)
·       Lust for Enlightenment: Buddhism and Sex by John Stevens (Shambhala, 1990)
·       Poems of Early Buddhist Nuns (Therigatha) trans by C.A.F. Rhys Davids and K.R. Norman (Pali Text Society, 1989)
·       The First Buddhist Women by Susan Murcott (Parallax Press, 1991)
·       The Sutra of Hui Neng trans by A.F. Price and Wong Mou-Lam (Shambhala, 1969)
·       The Light of Asia by Sir Edwin Arnold (Peter Pauper Press, 1879)
·       Lives of the Nuns: Biographies of Chinese Buddhist Nuns from the Fourth to Sixth Centuries (a translation of the Pi-ch’iu-ni chuan, compiled by Shih Pao-ch’ang) , translated by Kathryn Ann Tsai (U of Hawaii, Honolulu, 1994)
·       Buddhism After Patriarchy: A Feminist History, Analysis, and Reconstruction of Buddhism by Rita Gross (State University of New York Press, 1993)
·       “Lineage or Family Tree? The Implications for Women,” by Miriam Levering (University of Tennessee, unpublished)
·       “Women and Buddhism” (Shasta Abbey Journal)
·       “Stories of Enlightened Women in Ch’an and the Chinese Buddhist Female Bodhisattva/Goddess Tradition,” by Miriam Levering in Women and Goddess Traditions in Antiquity and Today, ed. By Karen L. King and Karen Jo Torjesen (Fortress Press, Minneapolis)
·       Turning the Wheel: American Women Creating the New Buddhism by Sandy Boucher (Harper and Row, 1988)
·       “Women & Buddhism” (Spring Wind, Vol. 6 # 1-3, 1986)
·       Pure Heart, Enlightened Mind: The Zen Journal and Letters of Maura “Soshin” O’Halloran by Maura O’Halloran (Charles B. Tuttle)
·       Meetings With Remarkable Women: Buddhist Teachers in America by Lenore Friedman (Shambhala, 1987)
·       Sakyadhita: Daughters of the Buddha, ed. By Karma Lekshe Tsomo (Snow Lion, Ithaca, NY, 1988)
·       Miscellaneous private correspondence with scholars, priests and historians



Traduzione italiana a cura del Centro di Meditazione Hui Neng. Si ringraziano Chiara Zampetti, Alessandro Meringolo, Pamela Fazio, Tatiana Sangetsu Calipa e Tiziana Ryukan Crociani.
 Autorizzazione all’uso e alla diffusione: la diffusione del presente testo è libera per volontà dell’autrice Rev. Jiko Tisdale, dell’ Abate del Dharma Rain Zen Center Rev. Kyogen Carlson e dei traduttori del Centro di meditazione Hui Neng. 
A tutti, grazie _/|\_

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