Se il sesto anello, (phassa, il contatto) è lo stimolo, il settimo (vedana, la sensazione) ne è la risposta.
Si dice nei testi: “Condizionata dal contatto, ha origine la sensazione”, la quale nel bhavachakra è rappresentata talvolta da un uomo con una freccia conficcata in un occhio.
La sensazione è un elemento di estrema importanza nella pratica della Via, in quanto su di essa si può operare, attraverso la prassi meditativa, per interrompere il processo del sorgere dipendente.
Afferma il Buddha: “A colui che prova la sensazione, io mostro la via per comprendere cosa sia la sofferenza, la sua origine, la sua cessazione e il sentiero che conduce alla cessazione”, ovvero le quattro Nobili Verità.
Come nel caso delle basi sensoriali e delle tipologie del contatto, ugualmente vi sono sei tipi di sensazioni: visiva, uditiva ecc.
Ed ognuna di esse può essere piacevole, spiacevole o neutra. La reazione piacevole, spiacevole o neutra – definibile in italiano come “sentimento”, distinto dalla sensazione intesa come semplice registrazione dell’informazione – è determinata da tutta la serie dei fattori mentali preesistenti, i sankhara (samskara, il secondo anello). Infatti uno stesso oggetto può determinare una sensazione-sentimento piacevole per una persona, spiacevole per un’altra, indifferente per una terza. Oppure, la reazione da parte di una stessa persona può essere di piacere, di dispiacere oppure neutra a seconda del contesto, o del momento in cui insorge
Ciò che ne consegue sarà una reazione di attaccamento, o di rifiuto, o di indifferenza.
Si è detto sopra che la sensazione è un elemento fondamentale nel cammino sulla Via della liberazione dalla sofferenza. Dice il Buddha: “Se un praticante si impegna e non trascura di praticare la presenza mentale e la chiara comprensione, penetrerà la natura di tutte le sensazioni. E avendo fatto ciò, in questa stessa vita, sarà libero da tutte le influenze negative, da tutte le contaminazioni”.
E si dice anche nei testi: “La sensazione piacevole dovrebbe essere giudicata dolorosa; la sensazione spiacevole dovrebbe essere vista come una freccia; la sensazione neutra dovrebbe essere giudicata impermanente”.
Si tratta, come evidente, di un lavoro di auto-osservazione, da svolgere sia durante la pratica formale sia nella quotidianità: osservare le sensazioni che si sviluppano costantemente, naturalmente, nel corpo, rilevandone le fasi (nascita, durata, fine), prestando grande attenzione all’aspetto fisico della sensazione e intervenendo consapevolmente nel momento in cui si sviluppa la reazione, mantenendo un atteggiamento di equanimità in luogo di re-agire come ordinariamente avviene.
“Facendo attenzione all’aspetto fisico della sensazione, possiamo vedere come essa nasca e come subito dopo sparisca. Se non le stiamo dietro, reagendo, essa svanirà così come è venuta” (M.A. Falà).
Viene così anche sperimentata direttamente, intimamente, la veridicità dell’insegnamento dell’impermanenza.
Anche un Risvegliato continua a provare sensazioni piacevoli, spiacevoli e neutre, come tutti. Ma egli non è più turbato dalle proprie sensazioni: ad esempio il dolore che prova è solo di natura corporale, ed esso non provoca in lui avversione.
La sensazione perde quel carattere di appartenenza che ordinariamente le si attribuisce, il carattere di “mio”, la “mia” sensazione, la “mia” sofferenza, il “mio” piacere… Essa rivela così la sua natura impermanente, non-sostanziale, non personale.
In tal senso, il corpo si dimostra fondamentale nella pratica (la meditazione in quanto unità di corpo e mente nell’istante presente): il corpo è il campo privilegiato per l’osservazione dei processi grossolani o sottili che si svolgono in noi, e per la verifica diretta della veridicità dell’impermanenza e della non-sostanzialità dei fenomeni.
Testi
Cornu Dizionario del Buddhismo Ed. Bruno Mondadori
Falà Salayatana, gli organi sensoriali in: Paramita n. 36
Falà Phassa, il contatto in: Paramita n. 37
Falà Vedana, la sensazione in: Paramita n. 38
Johansson La psicologia dinamica del buddhismo antico Ed. Ubaldini
Ciò che ne consegue sarà una reazione di attaccamento, o di rifiuto, o di indifferenza.
Si è detto sopra che la sensazione è un elemento fondamentale nel cammino sulla Via della liberazione dalla sofferenza. Dice il Buddha: “Se un praticante si impegna e non trascura di praticare la presenza mentale e la chiara comprensione, penetrerà la natura di tutte le sensazioni. E avendo fatto ciò, in questa stessa vita, sarà libero da tutte le influenze negative, da tutte le contaminazioni”.
E si dice anche nei testi: “La sensazione piacevole dovrebbe essere giudicata dolorosa; la sensazione spiacevole dovrebbe essere vista come una freccia; la sensazione neutra dovrebbe essere giudicata impermanente”.
Si tratta, come evidente, di un lavoro di auto-osservazione, da svolgere sia durante la pratica formale sia nella quotidianità: osservare le sensazioni che si sviluppano costantemente, naturalmente, nel corpo, rilevandone le fasi (nascita, durata, fine), prestando grande attenzione all’aspetto fisico della sensazione e intervenendo consapevolmente nel momento in cui si sviluppa la reazione, mantenendo un atteggiamento di equanimità in luogo di re-agire come ordinariamente avviene.
“Facendo attenzione all’aspetto fisico della sensazione, possiamo vedere come essa nasca e come subito dopo sparisca. Se non le stiamo dietro, reagendo, essa svanirà così come è venuta” (M.A. Falà).
Viene così anche sperimentata direttamente, intimamente, la veridicità dell’insegnamento dell’impermanenza.
Anche un Risvegliato continua a provare sensazioni piacevoli, spiacevoli e neutre, come tutti. Ma egli non è più turbato dalle proprie sensazioni: ad esempio il dolore che prova è solo di natura corporale, ed esso non provoca in lui avversione.
La sensazione perde quel carattere di appartenenza che ordinariamente le si attribuisce, il carattere di “mio”, la “mia” sensazione, la “mia” sofferenza, il “mio” piacere… Essa rivela così la sua natura impermanente, non-sostanziale, non personale.
In tal senso, il corpo si dimostra fondamentale nella pratica (la meditazione in quanto unità di corpo e mente nell’istante presente): il corpo è il campo privilegiato per l’osservazione dei processi grossolani o sottili che si svolgono in noi, e per la verifica diretta della veridicità dell’impermanenza e della non-sostanzialità dei fenomeni.
Testi
Cornu Dizionario del Buddhismo Ed. Bruno Mondadori
Falà Salayatana, gli organi sensoriali in: Paramita n. 36
Falà Phassa, il contatto in: Paramita n. 37
Falà Vedana, la sensazione in: Paramita n. 38
Johansson La psicologia dinamica del buddhismo antico Ed. Ubaldini
Nessun commento:
Posta un commento