Il brano è parte di un volume pubblicato nel 2008 dalle Edizioni Ubaldini con il titolo, in apparenza ben poco attraente, "Guida zen per non cercare la felicità".
"Un'antica storia racconta di un monaco che voleva sapere il significato della pratica. Questa storia ci insegna che non basta fare una buona domanda, bisogna anche saper riconoscere la risposta:
Un monaco chiese a Hsiang Lin: "Qual è il significato della venuta del Patriarca dall'occidente?". Hsiang Lin rispose: "Sedere a lungo diventa faticoso".
Tutti ci accostiamo alla pratica con alcune domande fondamentali alle quali cerchiamo di rispondere. Forse vogliamo sapere come dobbiamo vivere; forse stiamo cercando di capire come possiamo affrontare la sofferenza o il lutto o i problemi della nostra relazione. Oggi sarebbe strano se uno studente venisse a domandare: "Qual è il significato della venuta del Patriarca dall'occidente?". Con questa domanda il monaco sta però domandando al maestro di mostrargli ciò che tutti vogliamo sapere, di mostrargli una qualche verità fondamentale a cui potersi attenere. Qual è l'essenza stessa della nostra pratica? Sembra una domanda elevata che meriti una risposta elevata, ma Hsiang Lin risponde semplicemente: "Sedere a lungo diventa faticoso".
Come può una tale risposta soddisfare la richiesta del monaco? Tutti sanno che lo zazen è doloroso e stancante. Hsiang Lin non gli dice nulla che già non sappia. Ma il monaco sta ancora cercando la risposta al di là della sua semplice esperienza quotidiana di questo momento. Quando Dogen ritornò dalla Cina, dopo aver ricevuto dal suo maestro la trasmissione del Dharma, qualcuno gli domandò cosa avesse imparato. Rispose di aver imparato che i suoi occhi erano orizzontali e il naso verticale. Chi non lo sa? Ma quanti di noi riconoscono che questa è la risposta alle nostre domande più fondamentali?
"Un'antica storia racconta di un monaco che voleva sapere il significato della pratica. Questa storia ci insegna che non basta fare una buona domanda, bisogna anche saper riconoscere la risposta:
Un monaco chiese a Hsiang Lin: "Qual è il significato della venuta del Patriarca dall'occidente?". Hsiang Lin rispose: "Sedere a lungo diventa faticoso".
Tutti ci accostiamo alla pratica con alcune domande fondamentali alle quali cerchiamo di rispondere. Forse vogliamo sapere come dobbiamo vivere; forse stiamo cercando di capire come possiamo affrontare la sofferenza o il lutto o i problemi della nostra relazione. Oggi sarebbe strano se uno studente venisse a domandare: "Qual è il significato della venuta del Patriarca dall'occidente?". Con questa domanda il monaco sta però domandando al maestro di mostrargli ciò che tutti vogliamo sapere, di mostrargli una qualche verità fondamentale a cui potersi attenere. Qual è l'essenza stessa della nostra pratica? Sembra una domanda elevata che meriti una risposta elevata, ma Hsiang Lin risponde semplicemente: "Sedere a lungo diventa faticoso".
Come può una tale risposta soddisfare la richiesta del monaco? Tutti sanno che lo zazen è doloroso e stancante. Hsiang Lin non gli dice nulla che già non sappia. Ma il monaco sta ancora cercando la risposta al di là della sua semplice esperienza quotidiana di questo momento. Quando Dogen ritornò dalla Cina, dopo aver ricevuto dal suo maestro la trasmissione del Dharma, qualcuno gli domandò cosa avesse imparato. Rispose di aver imparato che i suoi occhi erano orizzontali e il naso verticale. Chi non lo sa? Ma quanti di noi riconoscono che questa è la risposta alle nostre domande più fondamentali?
Nella "Raccolta della roccia blu", che contiene questo koan, l'introduzione al caso specifico dichiara che dobbiamo essere capaci di tranciare il ferro e non temere di affrontare le frecce e le spade, se vogliamo essere maestri dello zen. Ma tutti questi sforzi eroici si riducono allo zazen e alla fatica. Anche se la nostra pratica può a volte condurci "al posto in cui nemmeno uno spillo può entrare" - un luogo di totale assorbimento o samadhi - dobbiamo pur sempre ritornare per guardare in faccia le vicissitudini della vita di ogni giorno. Per prendere in prestito un'altra frase dall'antica introduzione a questo koan: che cosa fate quando "le onde spumeggianti inondano il cielo"? Oppure potremmo chiedere: "Come vi comportate quando la verità viene a galla smerdando tutti?".
Nella nostra pratica quotidiana dobbiamo scoprire ed esprimere la verità fondamentale che questa mente, questo corpo, questo momento sono tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che c'è. Arriviamo alla pratica convinti che la mente così com'è, il corpo così com'è, siano il problema. Chi vorrebbe una mente che divaga o due ginocchia doloranti, per non parlare di un corpo che invecchia o che contrae una grave malattia? Ma la pratica non ci insegnerà mai a scambiare questa mente con un'altra o sostituire questo corpo con il corpo di qualcun altro. E nemmeno dobbiamo esercitare il corpo e la mente per trasformarli in versioni nuove e migliori di quelle che già abbiamo. Forse la mente si acquieterà o le gambe diventeranno più elastiche, ma il vostro naso potrà diventare più verticale? Date ascolto a Hsiang Lin: questo vecchio corpo stanco non è il problema; è la risposta.
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