lunedì 26 ottobre 2015

Ancora il buddhismo psichedelico?

Riportiamo qui il testo di un colloquio, apparso sul quotidiano La Repubblica del 24 ottobre a cura di Anais Ginori, tra lo scrittore Emmanuel Carrère e Hervé Clerc, autore del volumetto Le cose come sono - Una iniziazione al buddhismo comune, appena pubblicato presso Adelphi, nel quale Clerc racconta di aver avuto “un fugace incontro con il nirvana da giovane”, durante il Maggio ’68. Nel colloquio Clerc afferma tra l'altro: “Mi sono avvicinato al nirvana non perché ho fatto degli sforzi o perché sono qualcuno di straordinario. Ero giovane, ho preso un allucinogeno. Le lenti dello spazio-tempo attraverso cui vediamo il mondo si sono tolte. Vedevo le cose come sono. Poi sono tornato nel samsara. Aspettando (senza ansia...) di leggere la sua opera, non si può però fare a meno di notare il legame da lui stesso asserito tra la sua esperienza del “nirvana” (qualunque cosa intenda con questo termine..) e l’assunzione di una sostanza psicotropa. Una affermazione che, al di là di ogni altro tipo di giudizio, è in totale contraddizione con gli insegnamenti del Buddha e con la pratica del Dharma, come chiunque può verificare da sé studiando e praticando una Via che non conosce scorciatoie. Inoltre, l’A. si è assunto una grande responsabilità karmica, nei suoi stessi confronti e soprattutto nei confronti di quanti potrebbero avere del Dharma una visione deformata, propria di un certo periodo della storia del buddhismo occidentale che pensavamo chiuso.


Nell'ultimo romanzo di Emmanuel Carrère, "Il Regno", è citato più volte, amico da una vita, compagno di lunghe camminate in montagna ma anche interlocutore privilegiato di riflessioni e confidenze. Hervé Clerc ha viaggiato il mondo per l'Agence France Presse ma, dice ora che ha lasciato l'agenzia, non si è mai sentito "giornalista dentro". La sua inesauribile curiosità e sete di conoscenza si è concentrata invece sul buddismo che analizza nel libro "Le cose come sono". Clerc narra di una fugace esperienza del nirvana, che ha sperimentato durante il Maggio Sessantotto, dal quale si dipana un viaggio erudito ma sempre di facile accesso dentro a quello che definisce il "buddismo comune". Sullo sfondo, "Il Regno" e "Le cose come sono" (Adelphi), le origini del cristianesimo e del buddismo, possono apparire come una conversazione a distanza tra Carrère e Clerc. Li abbiamo incontrati per capire il loro rapporto.

Hervé Clerc: La vera amicizia è provvidenziale. Come Emmanuel racconta nel Regno, abbiamo una madrina in comune, una donna molto cattolica che ha pregato a lungo per farci incontrare.
Carrère: Sono abbastanza d'accordo anche se non credo, come te, che tutto ciò che vale la pena di vivere accade senza il nostro contributo, indipendentemente da noi.
Clerc: Per me è ciò che Barthes chiama il "non voler cogliere" alla fine di Frammenti di un discorso amoroso. Tu sei più nietzscheano, hai fede nella forza della volontà, del controllo.
Carrère: La nostra amicizia funziona in modo misterioso. Non abbiamo quasi mai vissuto nella stessa città, ci vediamo solo per brevi periodi, una o due volte l'anno. Se dovessi riassumere direi che sono venticinque anni che giriamo intorno a una domanda: Che ci faccio io qui? È un quesito che ho incominciato a pormi frequentando Hervé.
Clerc: Emmanuel è fondamentalmente un agnostico. Sa di non sapere. A me non stupisce perché si può essere buddisti e non credenti. Dirò di più: vale lo stesso per il cristianesimo.
Carrère: Lo credo anche io. Anzi mi definisco come un non credente piuttosto cristiano. Esiste un nocciolo duro del cristianesimo al quale si può attingere senza avere la fede in Dio.
Clerc: Nel cristianesimo c'è una magnifico cammino dell'amore che purtroppo è stato sepolto da una visione dogmatica, in contraddizione con l'intelligenza. Da qui sono scaturiti la Riforma, il secolo dei Lumi e la volontà da parte dell'uomo occidentale di non credere a ciò che non appare credibile. Il fatto che l'approccio dogmatico abbia prevalso fa sì che ci sia un progressivo allontanamento dal cristianesimo. E di pari passo ci sia un interesse crescente per il buddismo.
Carrère: In un periodo della mia vita ho avuto un conversione al cristianesimo più dogmatico, come racconto nel Regno. Superata questa fase, ho sviluppato un interesse per il buddismo attraverso Hervé ma senza mai pensare di convertirmi. E d'altronde neanche Hervé si definisce buddista, giusto?
Clerc: No, penso che il buddismo sia una scuola di libertà. Mi ricordo di un pranzo con Emmanuel, vent'anni fa. All'epoca ero già interessato alle idee del buddismo, affascinato da una visione di vita mutevole, non solida. Emmanuel mi disse allora con una battuta: "Ma la Croce non è impalpabile. Auschwitz non è impalpabile". È vero: la sofferenza è reale, esiste, si può toccare.
Carrère: È la grandezza del cristianesimo: prendere sul serio la sofferenza, facendola diventare un tema centrale attraverso la crocifissione.
Clerc: Il buddismo non ignora la sofferenza ma la pone all'interno di un mondo che non basta a se stesso. È la formula di Rimbaud: "La vera vita è assente". Il buddismo non parla di paradiso ma indica un cammino per arrivare alla vita vera, il nirvana. Nel mio caso ho avuto un fugace incontro con il nirvana da giovane, come racconto nel libro.
Carrère: Ti sei avvicinato a qualcosa che io non ho mai conosciuto. Amo molto una sutra che parla del samsara, ovvero della vita per come la conosciamo, fatta di gioie e sofferenze, in un moto continuo. "Finché si riesce a fare una differenza tra il nirvana e il samsara - dice la sutra - significa che siamo ancora nel samsara. Quando non c'è più differenza, allora siamo nel nirvana".
Clerc: Mi sono avvicinato al nirvana non perché ho fatto degli sforzi o perché sono qualcuno di straordinario. Ero giovane, ho preso un allucinogeno. Le lenti dello spazio-tempo attraverso cui vediamo il mondo si sono tolte. Vedevo le cose come sono. Poi sono tornato nel samsara.
Carrère: Comunque la nozione di paradiso, come vita ultraterrena ed eterna, non è ciò che mi seduce nel cristianesimo. Credo molto più facilmente al fatto che esiste un inferno sulla Terra. Il Regno, per come lo intendo a partire dalle parole di Gesù, è un'aspirazione al presente. È qui e adesso, non qualcosa per dopo.
Clerc: Se spingiamo all'estremo buddismo e cristianesimo arriviamo alla stessa cosa. Ci sono mistici cristiani che hanno vissuto la stessa cosa dei saggi buddisti.
Carrère: Sono esperienze assolute che probabilmente si assomigliano. È un luogo comune dire che tutte le religioni portano a Dio.
Clerc: La parola saggezza in Occidente ha un connotato ambiguo. Non si tratta di comportarsi bene o di prendere la vita con distacco. La migliore definizione rimane quella di Socrate: "Nessuno capisce che la saggezza è separata dal resto". La filosofia è un tentativo di raggiungere questo stato. Seneca aggiungeva: "S'incontra un saggio ogni cinquecento anni".
Carrère: Il libro di Hervé è interessante perché parte da un'esperienza personale per proporre una spiegazione limpida e fruibile del buddismo, vissuto in una forma ordinaria, semplice, senza dover indossare tuniche arancioni. Esiste un valore universale, alla portata di tutti, del buddismo, come pure la meditazione che sta prendendo il posto della preghiera in Occidente, forse perché i benefici sono immediati.
Clerc: La meditazione non entra in contraddizione con lo spirito dei Lumi che impregna ancora tutta l'intellighenzia francese, ancor più che in Italia.
Carrère: La meditazione è più compatibile della preghiera con una società secolarizzata.
Clerc: Il buddismo è allo stesso tempo una filosofia e una religione. In fondo è più una questione semantica che di sostanza. Resta l'idea di un cammino impervio. Facendo sforzi disumani, si avanza solo di qualche millimetro.
Carrère: In montagna noi due preferiamo le tranquille camminate, all'alpinismo. È uguale per la conoscenza o la religione: preferisco una strada meno ripida, non massimalista.
Clerc: Ma un po' di strada comunque l'abbiamo fatta. Emmanuel oggi ha più coscienza degli altri. Forse non riscriverebbe più La vita come un romanzo russo sapendo che può ferire persone a lui vicine. Ha più coscienza del karma.
Carrère: Spero che tu abbia ragione. I libri che scriviamo sono anche mezzi per progredire. Anzi, nel mio caso servono principalmente a questo. È un lavoro di coscientizzazione. In un certo senso è una pratica buddista anche se rimangono tante domande senza risposta. Diversamente da Hervé non sono convinto che dietro ad ogni interrogativo ci sia sempre una frase affermativa.



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