A
tutti coloro che a vario titolo si sentono coinvolti nel dibattito politico che
anima e divide questo paese, proponiamo la lettura di un breve passo di
Confucio nel quale il pensatore cinese del VI-V secolo a.C. spiega le modalità
secondo le quali il potere temporale deve adempiere il “mandato celeste” in
maniera corretta, non separato quindi dal suo principio, l’autorità spirituale
alla quale il potere temporale deve essere subordinato. Da essa proviene
infatti la sua stessa legittimità. In assenza del riconoscimento di tale subordinazione
la conseguenza non può che essere il disordine e la rovina.
Il
testo è citato in una breve ma fondamentale opera di René Guénon, di cui non
possiamo che consigliare la lettura integrale per comprendere molti aspetti
della presente situazione, politica e non solo, ovvero Autorità spirituale e
potere temporale, del 1929.
Scrisse
Confucio:
“Per
far risplendere le virtù naturali nel cuore di tutti gli uomini, gli antichi
principi si adoperavano prima di tutto a ben governare ciascuno il proprio
principato. Per ben governare il principato essi prima di tutto stabilivano il
buon ordine nelle loro famiglie. Per stabilire il buon ordine nelle famiglie,
lavoravano prima di tutto a perfezionare se stessi. Per perfezionare se stessi,
disciplinavano prima di tutto i battiti del loro cuore. Per disciplinare i
battiti del cuore, rendevano perfetta prima di tutto la loro volontà. Per
rendere perfetta la volontà, sviluppavano il più possibile le loro conoscenze. Le
conoscenze si sviluppano penetrando la natura delle cose. Penetrata la natura
delle cose, le conoscenze raggiungono il grado più elevato. Quando le
conoscenze sono arrivate al grado più elevato, la volontà diventa perfetta.
Quando la volontà è perfetta, i battiti del cuore diventano regolari. Regolati
i battiti del cuore, l’uomo tutto è privo di difetti. Dopo aver corretto se
stessi, si stabilisce l’ordine nella famiglia. Quando l’ordine regna nella famiglia,
il principato è ben governato. Ben governato il principato, presto tutto l’impero
gode della pace”.
Naturalmente
le “conoscenze”, che sono indicate nel testo come condizione indispensabile per
mantenere l’ordine in ogni ambito, non sono le semplici conoscenze libresche a
cui subito corre il pensiero. La conoscenza autentica è quella che va al di là
della dicotomia soggetto-oggetto, è la Conoscenza metafisica che penetra
realmente nella natura delle cose.
Anche
per questo aspetto, si rimanda all’opera di Guénon, in particolare alla sua Introduzione
generale allo studio delle dottrine indù. Per una breve sintesi si veda la voce
“conoscenza” in J.M. Vivenza, Dizionario guénoniano, Ed. Arkeios, pag. 78.