giovedì 17 marzo 2022

Jung, Crepet e le scimmie

 Dopo essersi recato in viaggio in Africa nel 1925, Carl Gustav Jung scrisse:

“Il sorgere del sole a queste latitudini era un fenomeno che ogni giorno mi rapiva. L'elemento drammatico stava, più che nello splendore del sole quando dardeggiava i suoi primi raggi al di sopra dell'orizzonte, ma ciò che veniva dopo. Presi l'abitudine di prendere la mia sediolina da campo e di sedermi sotto l'ombrello di un'acacia poco prima dell'alba. Innanzi a me, in fondo alla piccola vallata c'era una scura striscia di foresta vergine, di un verde quasi nero, su cui, proprio dalla parte opposta delle valle, si ergeva l'orlo dell'altopiano. Da principio dominavano crudi contrasti di chiaro e di scuro. Poi tutto emergeva plasticamente nella luce che invadeva la valle di una luminosità addirittura compatta. L'orizzonte, in alto, diveniva di un bianco radioso. Un po' alla volta la luce che aumentava sembrava quasi penetrare nell'intima struttura delle cose, che parevano Illuminate dall'interno, fino a divenire trasparenti e splendenti come vetri colorati. Tutto diventava cristallo sfavillante. Il grido dell’uccello campanaro cingeva di suoni l'orizzonte; In quei momenti mi sentivo come in un tempio: era l’ora più sacra del giorno. Contemplavo tanta magnificenza con un senso di godimento inesauribile, o piuttosto in un’estasi fuori del tempo. Accanto al mio posto di osservazione c’era un’alta roccia abitata da grandi babbuini. Ogni mattina sedevano quieti, quasi immobili, sull'orlo della roccia rivolti al sole, mentre tutto il giorno empivano la foresta di cicaleccio e di stridi. Al pari di me, sembravano venerare il sorgere del sole. Mi ricordavano i grandi babbuini del tempio di Abu Simbel in Egitto, che stanno in atteggiamento di adorazione. Essi narrano sempre la stessa storia: da tempi immemorabili gli uomini hanno adorato il grande dio che, sorgendo dalle tenebre come luce raggiante in cielo, riscatta il mondo. Allora capii che nell'anima, fin dalle sue prime origini, c’è stato un anelito alla luce e un impulso inestinguibile ad uscire dalla primitiva oscurità”.

(in: Ricordi, sogni, riflessioni, Ed. Rizzoli)

Invece, Paolo Crepet in Oltre la tempesta, Ed. Mondadori 2021, ha scritto:

“Bisognerebbe essere come quegli animali che ogni sera, quando cala il sole, piangono perché un altro giorno è finito e nessuno lo potrà mai ridare. L'ho visto fare, quando lavoravo in India, a un gruppo di scimmie che al tramonto correva verso una radura, per poi sedersi piangendo davanti al grande cerchio arancione che calava piano all'orizzonte. Mi chiesi allora, osservando quello spettacolo, chi tra l'uomo e l'animale fosse più dotato di sensibilità e del senso del tempo che scorre. Rispettare il tempo e i suoi ritmi eterni implica ritrovare il coraggio di aggiustare l'orologio del futuro”.

 

Sincronicità, coincidenze, what else?