venerdì 21 febbraio 2014

Il Buddha e/o le ciminiere



Ha scritto Peter Timmerman, studioso canadese di problematiche ambientali:

Essere buddhisti oggi costituisce un atto geopolitico, per l’evidente ragione che in questo momento ognuno dei nostri atti aggiunge o toglie qualcosa dal fardello dei problemi umani che gravano sulla terra. È un atto geopolitico anche perché, data la continua inclinazione al consumismo, una delle azioni più radicali che possiamo compiere nella nostra società è di consumare meno, di sedere silenziosamente meditando in una stanza oppure cercare di pensare con chiarezza a quello che cerchiamo di essere. E infine, essere buddhisti è un atto geopolitico perché ci fornisce uno spazio entro cui operare e resistere alla nostra cultura aggressiva, considerando le alternative.

Questo spazio operativo, con i suoi modi di considerare attentamente e di meditare su quello che facciamo, fa parte di quello che viene chiamato “pensiero non violento”. Probabilmente è una delle strategie che sole possono agire contro un sistema così aggressivo nelle sue pretese di razionalità e che provoca risposte irrazionali nelle persone soggette ai suoi potenti meccanismi...

Il buddhismo si presenta come una alternativa che sfida... le idee aggressive che per così lungo tempo hanno formato i nostri pensieri e le nostre azioni.



Con altre parole, il XIV Dalai Lama ribadisce lo stesso concetto di responsabilità individuale:

Dobbiamo sviluppare un senso di responsabilità universale, non solo in senso geografico, ma anche in rapporto alle diverse sfide che il nostro pianeta deve affrontare. La responsabilità non ricade solo sui capi dei nostri paesi o su coloro che sono stati eletti o nominati a ricoprire un particolare incarico. Essa ricade su ciascuno di noi individualmente.

È detto nell’Avatamsaka Sutra:

Tutti i paesi sono il mio corpo
e così sono i Buddha che vivono colà;
guarda i miei pori
e io ti mostrerò il regno del Buddha.
Proprio come la natura della terra è una sola
mentre ciascun essere vive separatamente,
e la terra non ha idee di unicità o differenza,
così è la verità del Buddha.



Così si esprime Ajahn Sumedho, monaco buddhista americano:

Quando si capisce quello che è in gioco, si sente veramente il bisogno di essere molto attenti a ciò che si fa e si dice. Non si può aver l’intenzione di vivere la propria vita a spese di altre creature. Non si percepisce più la propria vita dandole un’importanza tanto maggiore rispetto a quella di qualsiasi altro. Si comincia a sentire la libertà e la leggerezza nell’armonia con la natura piuttosto che nella pesantezza dello sfruttamento della natura a scopo di guadagno personale.


Le alternative sono possibili, e una ce la indica l'antica tradizione dello Zen:

Tokusan interrogò Ryutan intorno allo Zen fino a notte tarda. Alla fine Ryutan disse: “E’ notte fonda. Faresti meglio ad andartene”. Tokusan fece i suoi inchini, sollevò la tenda della porta e uscì. Trovandosi di fronte al buio della notte, tornò indietro da Ryutan e disse: “E’ buio fuori”. Ryutan accese perciò una candela e gliela porse. Tokusan stava per prenderla, quando Ryutan la spense con un soffio. In quel momento Tokusan fu improvvisamente illuminato.



Si veda:

Batchelor - Brown     Ecologia buddhista    ED. Neri Pozza

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