Un breve articolo sulla pratica del Taijiquan,
comparso sul n. 13 di aprile 2018 della rivista Gulli, in distribuzione gratuita presso i Supermercati Gulliver.
L’articolo, a firma di Davide Grilli, si apre con un titolo veramente appropriato:
Meditazione in movimento
La
cultura e la filosofia orientale da sempre hanno affascinato (e influenzato)
l’occidente. In particolare la pratica delle arti marziali come il judo e il
karatè con le loro tecniche di combattimento intrise di contenuti ideologici e
filosofici. La curiosità e l’interesse per queste discipline si diffuse in
Occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale, perfettamente “esportate” sul grande
schermo da Bruce Lee che con i suoi epici film contribuì non poco alla
diffusione e alla pratica delle arti marziali nel mondo occidentale. Quello che
intrigava maggiormente era, al di là dei combattimenti, quella visione
integrata nella quale mente e corpo sono aspetti diversi di un’unica realtà. In
pratica rifletteva il concetto taoista di Ying-yang, la costante ricerca di
equilibrio e armonia degli opposti. Una delle arti marziali che si sta
diffondendo nell’ultimo decennio è il Tai Chi Chuan, anche chiamata più
semplicemente Tai Chi. Diversi studi scientifici ne hanno recentemente
dimostrato i benefici che la sua pratica costante assicura, non solo mentali ma
anche fisici. Questa millenaria arte marziale cinese, che letteralmente
significa Suprema Arte del Combattimento, nata come sistema di difesa si è
trasformata nei secoli in una raffinata forma di esercizio per la salute e il
benessere. Le sue origini risalgono addirittura al III secolo a.C. grazie a Hua
Tuo, un medico cinese che sosteneva l’interdipendenza dell’esercizio fisico e
di quello mentale per il conseguimento di un perfetto stato di salute. La buona
salute si poteva ottenere associando i movimenti del corpo ai moti dello
spirito traendo ispirazione dalla profonda armonia dei movimenti del mondo
circostante di animali e piante. Ecco perché diversi esercizi del Tai Chi
presentano attitudini e movenze in cui sono protagonisti cavalli, gru, scimmie,
leoni. Tra il XII e il XIII secolo il monaco taoista Zhang Sanfeng elaborò e
codificò questa disciplina con il prevalente scopo del combattimento. Una
leggenda narra che un giorno ebbe modo di assistere a un combattimento fra una
gru e un serpente e rimase molto colpito dalla straordinaria fluidità e
scioltezza del serpente, il quale riusciva ad evitare tutti gli attacchi della gru,
grazie ai movimenti sinuosi e scattanti abbinati al continuo alternarsi di
balzi in avanti e scatti all’indietro. Da lì ideò uno stile di lotta che
combinasse le caratteristiche di vari animali. Ricordandosi dei movimenti del
serpente, che offriva il vuoto all’attacco della gru e attaccava invece quando
questa si ritirava, formulò una regola basata sul principio Yin e Yang,
definendo che a un’azione Yin si deve rispondere con una azione Yang e a
un’azione Yang si deve rispondere con una azione Yin. La pratica del Tai Chi
Chuan consiste infatti nell’esecuzione di una serie di movimenti lenti e
circolari che ricordano una danza silenziosa, ma che in realtà mimano la lotta
con un opponente immaginario. I sei stili più popolari, che provengono da
altrettante famiglie, sono gli stili Chen, Yang, Wu, Sun, Wu-Hao e Fa. Lo stile
Yang è il più popolare per questioni di salute, mentre quello Chen è
maggiormente noto come arte di autodifesa. Tutti possono fare Tai Chi, a patto
che si scelgano le maniere più leggere per praticarlo. La ragione è che il Tai
Chi enfatizza la tecnica e non la forza, dando a ognuno la possibilità di
padroneggiare l’arte indipendentemente dalla forza o dall’età. L’allenamento è
a basso impatto ed è dunque ideale per la maggior parte delle persone. E il
bello è che, contrariamente al concetto tutto occidentale no
pain no gain nessun dolore nessun
beneficio, un’ora di Tai Chi consente di bruciare in realtà più calorie del
surf e quasi quanto si brucia dopo una sciata. Ma i benefici derivati da una
pratica costante sono davvero tanti. Un recente studio pubblicato sulla rivista
American Journal of Health Promotion e condotto da ricercatori dell’Arizona, ha
confermato come la pratica del Tai Chi sia benefica per la salute
dell’organismo e offra benefici psicologici migliorando la qualità della vita
in generale. Il Tai Chi con i suoi gesti lenti e circolari non solo rende il
corpo agile e armonioso, ma ha anche un effetto benefico sul sistema nervoso,
con una conseguente riduzione dello stress. Spesso viene consigliato a chi ha
problemi di insufficienza cardiaca, perché fa bene al cuore, e anche chi non li
ha li può prevenire. Insonnia e ansia possono sparire o almeno diminuire. È
molto efficace per abbassare la pressione e i livelli di colesterolo cattivo.
Consente di aumentare anche la propria capacità di concentrazione. I motivi per
cui anche gli over 60 dovrebbero dedicarsi a questa arte marziale cinese sono
molteplici, visti i benefici inerenti alla pressione arteriosa, alla resistenza
vascolare e alla pressione del polso. La ricerca scientifica ha inoltre
evidenziato un’influenza positiva del Tai Chi nelle persone affette da morbo di
Parkinson. Insomma, una ginnastica leggera, o meglio una meditazione in
movimento, che può davvero migliorare la qualità della vita.