Poesie e sumi-e di Sengai Gibon (1750-1837), monaco, poeta e pittore giapponese:
A cosa paragonare la nostra vita?
A un lampo o a una goccia di rugiada…
Così penso – ma già non è più.
Nell'eremo delle illusioni
i fiori dell’alba
sbocciano, appassiscono,
appassiscono e sbocciano.
Tutto questo è solo un sogno;
luce del mattino sui fiori
nel tempio delle illusioni.
fosse composta da ottantamila individui;
anche Confucio aveva tremila discepoli.
Io siedo solitario sulla pietra muschiata
fra i glicini,
e a tratti osservo le nubi che trascorrono.
sotto l’acqua, in balia delle onde – del
tutto estranea ai
propri movimenti. Se anche venissero a
prenderla il
Buddha o il Diavolo, Yao o Shun, Confucio o
Mozi,
Laozi o Zhuangzi, la zucca sfuggirebbe loro
di mano.
Sorprendente!
nel seno del grande vuoto,
come mi appare libera, e intrepida,
la luna nella notte autunnale!
Il mio pensiero costante,
la mente, il Buddha e tutti gli esseri,
nessuna differenza fra i tre.
Squartane uno, squartali tutti,
il gatto non è l'unica cosa al mondo.
C'è posto per tutti:
per i monaci a capo dei due dormitori
ed anche per Wo il vecchio maestro.
Le rape e i monaci zen
sono migliori se ben seduti.
Che tu parli o non parli
riceverai comunque
trenta colpi di bastone.
Le poesie vanno lette a chi possa comprenderle;
il sake va bevuto con chi ti conosce.
Perchè ridono?
Le nuvole, che non fanno giuramenti,
attraversano il ponte di montagna
di giorno e di sera
in assoluta libertà.
Quando vedo le ombre
nel seno del grande vuoto,
come mi appare libera, e intrepida,
la luna nella notte autunnale!
A cosa va paragonata
la nostra vita?
E' come un monaco
che cerca di allungare le braccia:
ma se un braccio è disteso,
l'altro sarà contratto.
Schiacciati gli occhi
e vedrai due lune d'autunno!
Oh granchio, granchio!
Pensi che il mondo sia
come le rive di Naniwa,
dove ti muovi libero
fra i canneti.
Il bene e il male
escono
dagli occhi, dalla bocca, dal naso?
Proprio perché stiamo
tra il bene e il male
ci delizia la fresca brezza della sera.
Vivere o morire.
Non è pazienza sopportare
ciò che è sopportabile;
pazienza è sopportare l'insopportabile.
Ci sono cose che un saggio non riesce a fare
mentre
uno stupido si. E scoprendo di aver
inaspettatamente
trovato la vita nella morte, egli ride di
cuore.
La compagnia delle donne
è meglio dei ciliegi in fiore,
persino a Yoshino!
Ad uno ad uno crescono
fitti i bambù;
le loro radici congiunte
sulle montagne e nei fiumi.
C'è più gusto sotto il naso
che sotto i fiori.
Ma noi contadini siamo il principio del
mondo.
La luce del giorno muore
come ignara goccia
di rugiada.
Rifiorirà la vita
con i convolvoli?
Purificatevi nella prima acqua del nuovo
anno
e giorno dopo giorno bagnatevi di nuovo,
nuovi ogni giorno.
Difficile distinguere un airone bianco sulla
neve;
ma come spiccano i corvi!
e di Hakuin Ekaku (1686-1769), anch'egli monaco zen:
Il maestro Zen Hakuin era decantato dai vicini
per la purezza della sua vita. Accanto a lui abitava una bella ragazza
giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari. Un giorno, come un
fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta. La cosa mandò i
genitori su tutte le furie. La ragazza non voleva confessare chi fosse l'uomo,
ma quando non ne potè più di tutte quelle insistenze, fini col dire che era
stato Hakuin. DI genitori furibondi andarono dal maestro, lo insultarono e gli
imposero di mantenere la ragazza e il bambino. "Ah si?" disse lui
come tutta risposta. Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai si
era preso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del
bambino e della giovane con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il
latte e tutto quello che occorreva al piccolo. Si mise inoltre a intrecciare un
maggior numero di stuoie per poter mantenere i due nuovi venuti. Dopo un anno
la giovane - annoiata di vivere con Hakuin - non resistette più, si pentì e
disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che
lavorava al mercato del pesce. La madre e il padre della ragazza, cosi come anche
i vicini, andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le
loro scuse e a riprendersi il bambino e la giovane. Hakuin non fece obiezioni. Nel
cedere il bambino, tutto quello che disse fu: "Ah si?".
Autoritratto di Hakuin Ekaku |
Orecchie
da sordo. Occhi da cieco.
Un
cielo vuoto che si perde a mezzanotte.
Persino
Shariputra non guardò attentamente:
II
persiano azzoppato traversò un altro guado.
C'è
un'anima sulla terra che appartenga a "questa sponda"?
Com'è
triste starsene lì, in errore, su una riva percorsa dai flutti!
Se
perseguìta senza recidere le radici della vita, la pratica
Per
lunga che sia, rimane un'inutile lotta.
Evidentemente,
è introvabile nei Tre Mondi.
Un
cielo vuoto: tutto è stato spazzato via.
Non
è rimasta neanche una particella.
Seduto
in zazen, nel cuore della notte, freddo come acciaio.
Raggio
di luna da una finestra, luce con ombre del prugno!
I testi delle poesie sono tratti da:
Hakuin, Veleno per il cuore, Ed. Astrolabio
P. Lagazzi, La saggezza dei maestri zen nell'opera di Sengai, Ed. Guanda
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