mercoledì 20 marzo 2013

Versi dal Tetto del Mondo

Per Milarepa, grande Maestro dell’XI-XII secolo, la poesia non è vuoto esercizio estetico, ma nasce dalla pratica del Dharma e ad essa fa ritorno: 

Anche la pentola di terracotta, che una volta esisteva ed ora non esiste più, 
dimostra la natura di tutte le cose; 
ma essa simbolizza ancora di più la vita umana. 

Perciò io, Mila il devoto, 
sono risoluto a perseverare senza vacillare. 
La pentola di terracotta, che costituisce la mia ricchezza, 
rompendosi è ora diventata un grande Guru, 
perché predica per me un sermone sulla Precarietà. 

Milarepa

Assuefatto da lungo tempo a meditare sulle Elette Verità Sussurrate, 
ho dimenticato tutto ciò che è detto nei libri scritti e stampati. 

Assuefatto da lungo tempo ad applicare ogni nuova esperienza alla mia crescita spirituale, 
ho dimenticato tutti i credi e i dogmi. 

Assuefatto da lungo tempo a conoscere il significato dell’ineffabile, 
ho dimenticato come si fa a risalire alla radice dei verbi e alle fonti delle parole e delle frasi. 

Assuefatto da lungo tempo a considerare il mio corpo carnale come un eremo, 
ho dimenticato l’agiatezza e le comodità dei ritiri dei monasteri. 


Nello stesso periodo visse Nangsa Obum, “donna di saggezza” che percorse la Via del Tantra: 


Come sarebbe bello

Se i coralli e l’ambra che ornano il mio collo fossero protettori del Dharma! 

Come sarebbe bello 
Se il bracciale di conchiglia che io porto al polso destro 
Fosse la conchiglia che raduna i monaci del monastero! 

Come sarebbe bello 
Se il bracciale di diamanti che porto al polso sinistro 
Fosse una mala per recitare mantra! 

Come sarebbe bello 
Se tutti gli anelli che porto fossero saggezza e metodo! 

Come sarebbe bello 
Se il cucchiaio d’oro che pende al mio fianco 
Fosse campana e piatti! 

Come sarebbe bello 
Se lo specchio d’argento che porto al fianco destro 
Fosse il mandala dei Campi di Buddha! 

Come sarebbe bello 
Se il mio scialle fosse quello di una monaca! 
…. 
Ma per come stanno andando le cose 
Mi sento così triste! 
Me ne andrò a praticare il Dharma al più presto possibile! 



Uno dei maggiori poeti tibetani fu il Sesto Dalai Lama, Tsanyan Gyatso (XVII sec.), i cui versi possono essere letti come canti d’amor profano o come veri e propri insegnamenti di Dharma:

A oriente, dalla cima dei monti,

Bianca la splendente luna si levava. 
Di una madre da cui non nacqui il volto 
In mente mi tornava e ritornava. 


Quella persona di cui mi sono innamorato,

Se mia compagna di sempre divenisse, 
Sarebbe come cogliere 
Dal profondo dell’oceano una gemma. 


I miei pensier verso lei vanno e rivanno.

Se verso la santa religione andati fossero, 
In questa sola vita e con un corpo solo 
Del Buddha la condizione raggiunto avrei. 

Il Sesto Dalai Lama

A occidente, dalla cima dei monti, 
Nubi bianche in cielo si levano e si levano. 
Di sacro incenso un’offerta è certo 
Per me, dalla rubacuori potente! 


Richiamato, del mio maestro il volto

Nella mia mente non affiorerà. 
Non richiamato, dell’amor mio il volto 
Nella mia mente distintamente affiora. 


Infine, alcuni versi del suo successore, Kelsang Gyatso, Settimo Dalai Lama (XVIII sec.):

L’immagine di un sole che troneggia nei cieli,

E irradia un migliaio di raggi di luce: 
Se ciascuno inondasse con raggi di luminoso amore tutti gli esseri, 
Che cosa eccellente. 

L’immagine di un’aquila reale che plana, alta nello spazio: 
Se la propria mente si librasse, senza attaccamento, 
Nello spazio della verità stessa chiaro e vuoto, 
Che cosa eccellente. 

L’immagine di un vento grigio che soffia con forza attraverso il cielo:

Se ciascuno creasse un flusso di energia, sempre di beneficio agli altri, 
La migliore pratica spirituale, mai artificiosa, 
Che cosa eccellente. 

L’immagine di fresche, bianche nubi,
Brillanti, pure e che scorrono liberamente: 
Se ognuno potesse meditare in modo chiaro, infuso di beatitudine, nel perfetto mandala mistico, 
Che cosa eccellente. 

L’immagine di un vasto cielo, ovunque libero da ostacoli:

Possa questo poema sulla vacuità, meditazione e azione, 
Beneficiare senza impedimenti il mondo, 
Che cosa eccellente.

Il Settimo Dalai Lama


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